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Concordato in appello: rigetto e motivazione implicita

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato una condanna per evasione. L’imputato lamentava la mancata valutazione di una proposta di concordato in appello finalizzata all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Suprema Corte ha stabilito che, sebbene la proposta non fosse stata menzionata esplicitamente, la Corte d’Appello aveva di fatto rigettato la richiesta motivando puntualmente le ragioni per cui l’art. 131-bis non era applicabile nel caso di specie, a causa della gravità della condotta e dei precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Rigetto nel Merito Assorbe la Proposta

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 22927/2024 offre un’importante chiave di lettura sull’istituto del concordato in appello e sulla sua interazione con le valutazioni di merito del giudice. Il caso analizzato riguarda la lamentela di un imputato per la mancata considerazione, da parte della Corte d’Appello, di una proposta di accordo processuale. La Suprema Corte ha chiarito che, in determinate circostanze, una motivazione puntuale sul rigetto delle richieste di merito può di fatto ‘assorbire’ e rendere superflua una pronuncia esplicita sulla proposta di concordato.

I Fatti del Processo: Evasione e Richiesta di Particolare Tenuità del Fatto

Un soggetto, condannato in primo grado dal Tribunale per il reato di evasione, vedeva la sua condanna confermata dalla Corte di Appello. Quest’ultima escludeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Avverso tale decisione, l’imputato presentava ricorso in Cassazione. Il fulcro della sua difesa si basava su un aspetto procedurale: prima della decisione d’appello, aveva depositato, con il parere favorevole del Procuratore Generale, una proposta di concordato in appello. L’obiettivo di tale accordo era proprio quello di ottenere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. L’imputato lamentava che la Corte territoriale non avesse né menzionato tale proposta né fissato un’udienza di discussione orale, come previsto dall’art. 599-bis c.p.p.

La Valutazione sul Concordato in Appello e il Principio del Rigetto Implicito

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si articola su due livelli di analisi: uno strettamente procedurale e l’altro sostanziale, legato alla tutela del diritto di difesa.

L’Inapplicabilità della Nuova Disciplina Processuale

In primo luogo, i Giudici di legittimità hanno osservato che la versione dell’art. 599-bis, comma 3, c.p.p., che avrebbe imposto il rinvio del processo per la discussione orale in caso di mancato accoglimento del concordato, non era ancora in vigore al momento dei fatti. Una disciplina transitoria (art. 94, comma 2, d.lgs. 150/2022) aveva infatti posticipato l’applicazione delle nuove norme per le impugnazioni proposte fino al 30 giugno 2024. Di conseguenza, la Corte d’Appello non era proceduralmente obbligata a fissare un’udienza apposita.

La Sufficienza della Motivazione di Merito

Al di là dell’aspetto procedurale, la Cassazione ha ritenuto che non vi fosse stata alcuna violazione dell’interesse dell’imputato o del suo diritto di difesa. Sebbene la sentenza d’appello non menzionasse esplicitamente la proposta di concordato in appello, essa aveva affrontato e rigettato con argomentazioni puntuali proprio il suo contenuto, cioè la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p.

I giudici di merito avevano negato tale beneficio in ragione di due elementi specifici:
1. Il grado di offensività della condotta.
2. La personalità dell’imputato, caratterizzata da numerosi e gravi precedenti penali, anche per reati contro la persona.

Questa motivazione, secondo la Suprema Corte, ha di fatto esaminato e respinto la sostanza della richiesta avanzata con il concordato, rendendo irrilevante la mancata menzione formale della proposta stessa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sul principio di prevalenza della sostanza sulla forma. La Corte ha stabilito che, se il giudice d’appello fornisce una motivazione completa e logica che spiega perché una determinata richiesta (in questo caso, l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.) non può essere accolta, tale motivazione vale anche come rigetto implicito di una proposta di concordato che verta sullo stesso punto. L’interesse dell’imputato a vedere esaminata la sua istanza è stato pienamente soddisfatto, poiché la Corte ha valutato nel merito le ragioni che avrebbero dovuto sostenere l’applicazione della causa di non punibilità, concludendo per la loro infondatezza.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza 22927/2024 riafferma un importante principio di economia processuale e di logica giuridica. Non è la menzione formale di un atto a garantire il diritto di difesa, ma l’effettiva valutazione delle istanze difensive. Quando una sentenza di merito, con argomenti solidi, smonta le basi di una richiesta contenuta in una proposta di concordato, la mancata menzione di quest’ultima non costituisce un vizio della sentenza, a condizione che il diritto dell’imputato a una valutazione nel merito sia stato pienamente garantito. La decisione sottolinea che il giudice non è vincolato dalle proposte delle parti e che la sua valutazione deve basarsi su tutti gli elementi del caso, come la gravità del reato e la personalità dell’imputato.

È obbligatorio per la Corte d’Appello discutere oralmente un concordato in appello se non intende accoglierlo?
No. Secondo la disciplina applicabile al caso di specie (precedente alla piena entrata in vigore della Riforma Cartabia), la Corte d’Appello non era tenuta a fissare un’udienza di discussione orale in caso di mancato accoglimento della proposta di concordato.

Se la Corte d’Appello non menziona esplicitamente una proposta di concordato, la sentenza è invalida?
Non necessariamente. Come chiarito dalla Cassazione in questa sentenza, se la motivazione della decisione di merito affronta e rigetta in modo puntuale e argomentato il contenuto della proposta (ad esempio, le ragioni per cui non si applica una causa di non punibilità), non vi è violazione del diritto di difesa e la sentenza è valida. Il rigetto è considerato implicito.

Perché la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta in questo caso?
La richiesta è stata respinta dai giudici di merito a causa del grado di offensività della condotta e, soprattutto, della personalità dell’imputato, desunta dai suoi numerosi e gravi precedenti penali, che includevano anche reati contro la persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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