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Concordato in appello: quando il ricorso è valido

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13157/2025, ha affrontato il tema del rigetto del concordato in appello. Pur stabilendo che la decisione di rigetto è teoricamente impugnabile in sede di legittimità, ha dichiarato inammissibile il ricorso specifico perché i motivi erano generici e non criticavano adeguatamente le ragioni della Corte d’Appello, basate sulla gravità del reato di spaccio e sulla personalità dell’imputato. La sentenza sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Ammissibile il Ricorso ma solo con Motivi Specifici

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13157/2025) offre un’importante lezione sulla disciplina del concordato in appello, un istituto processuale che permette di definire il giudizio di secondo grado con un accordo sulla pena. La Corte, pur confermando l’impugnabilità del provvedimento di rigetto, ha chiarito che il ricorso deve essere fondato su motivi specifici e non generici. Analizziamo insieme questa decisione fondamentale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La pena inflitta in primo grado era di un anno, un mese e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa.

In sede di appello, la difesa aveva proposto un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, ottenendo anche il parere favorevole del Procuratore Generale. Tuttavia, la Corte d’Appello di Roma aveva rigettato la proposta e confermato integralmente la sentenza di primo grado. Contro questa decisione, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un difetto di motivazione nel rigetto dell’accordo.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte territoriale aveva motivato il proprio diniego evidenziando diversi elementi ostativi all’accordo. In primo luogo, il reato non presentava i requisiti minimi di offensività, dato che il quantitativo di sostanza stupefacente era idoneo al confezionamento di quasi 3100 dosi singole. In secondo luogo, la valutazione della personalità dell’imputato era negativa, considerata l’elevata pericolosità sociale dimostrata dal fatto che il reato era stato commesso mentre si trovava già sottoposto a una misura cautelare. Infine, non sussistevano i presupposti per la concessione delle circostanze attenuanti generiche.

L’Impugnazione e il Principio sul Concordato in Appello

La questione centrale portata all’attenzione della Cassazione era se fosse ammissibile un ricorso avverso il provvedimento con cui il giudice d’appello rigetta la proposta di concordato in appello. La Suprema Corte ha aderito all’orientamento giurisprudenziale più garantista, affermando che tale provvedimento è sindacabile in sede di legittimità.

Il rigetto dell’accordo, infatti, non è una decisione meramente processuale, ma determina l’emissione di una sentenza di secondo grado ordinaria, che decide nel merito. Impedire il ricorso contro tale decisione creerebbe un’ingiustificata lesione del diritto di difesa e dell’interesse dell’imputato ad accedere a un trattamento sanzionatorio più favorevole. Negare il controllo di legittimità, secondo la Corte, solleverebbe fondati dubbi di costituzionalità.

Le Motivazioni: l’Aspecificità come Causa di Inammissibilità

Nonostante l’affermazione di questo importante principio, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso specifico. Il motivo risiede nella cosiddetta “aspecificità” dei motivi di impugnazione. La difesa si era limitata a lamentare in modo generico il mancato accoglimento della proposta, senza confrontarsi puntualmente con le concrete ragioni addotte dalla Corte d’Appello.

I giudici di secondo grado avevano fondato il loro giudizio di incongruità della pena concordata su tre pilastri ben definiti:

1. La non trascurabile offensività del fatto.
2. Il riconoscimento della recidiva contestata.
3. L’assenza dei presupposti per le attenuanti generiche.

Il ricorso, omettendo di criticare in modo specifico e argomentato queste valutazioni, si è rivelato inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità. La Cassazione ha ribadito che non basta lamentare il rigetto, ma è necessario smontare, pezzo per pezzo, le argomentazioni della corte territoriale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in commento offre due insegnamenti fondamentali. Da un lato, conferma un principio di garanzia: il rigetto di un accordo in appello non è una decisione insindacabile, ma può essere sottoposta al controllo della Corte di Cassazione. Dall’altro, traccia una linea netta sulla modalità con cui tale controllo deve essere attivato: il ricorso deve essere analitico e specifico. Non è sufficiente una doglianza generica, ma occorre una critica mirata e puntuale delle motivazioni che hanno portato il giudice a ritenere incongrua la pena concordata. Questa sentenza, quindi, rappresenta un monito per i difensori sull’importanza di redigere atti di impugnazione dettagliati e capaci di dialogare criticamente con la decisione impugnata.

È possibile impugnare in Cassazione il rigetto di una proposta di “concordato in appello”?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il provvedimento di rigetto di una proposta di concordato è impugnabile con ricorso per cassazione, in quanto determina l’adozione di una sentenza di secondo grado che decide nel merito ed è quindi soggetta ai principi generali di impugnabilità.

Perché, in questo caso specifico, il ricorso è stato dichiarato inammissibile pur essendo teoricamente possibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per “aspecificità”. L’imputato, infatti, si è limitato a lamentare genericamente il mancato accoglimento della proposta senza contestare in modo puntuale e critico le concrete ragioni indicate dalla Corte d’Appello per giustificare il rigetto (notevole offensività del fatto, recidiva, assenza di attenuanti).

Quali erano le ragioni della Corte d’Appello per rigettare la proposta di concordato?
La Corte d’Appello ha ritenuto la pena concordata incongrua perché il reato era di notevole gravità (un quantitativo di droga per quasi 3100 dosi), l’imputato aveva una personalità con elevata pericolosità (avendo commesso il fatto mentre era sotto misura cautelare) e non vi erano elementi per concedere le circostanze attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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