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Concordato in appello: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 36664/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’. La Corte ha stabilito che l’accordo sulla pena, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., implica la rinuncia ai motivi di appello oggetto dell’accordo stesso. Di conseguenza, non è possibile presentare ricorso in Cassazione per contestare aspetti della pena che sono stati precedentemente concordati tra le parti, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: la scelta che chiude le porte alla Cassazione

Il concordato in appello, comunemente noto come ‘patteggiamento in appello’, è uno strumento processuale che offre una via per ridefinire la pena, ma con conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: aderire a un accordo sulla pena preclude la possibilità di contestare in seguito proprio gli aspetti che sono stati oggetto di quell’intesa. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I fatti del caso

La vicenda processuale riguarda un imputato condannato per reati gravi, tra cui associazione a delinquere e detenzione di sostanze esplosive. Dopo una prima sentenza d’appello, la Corte di Cassazione aveva annullato parzialmente la decisione, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per la sola rideterminazione del trattamento sanzionatorio.

In questa nuova sede, la difesa dell’imputato e la Procura Generale hanno raggiunto un accordo ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., il cosiddetto concordato in appello. La Corte d’Appello, prendendo atto dell’accordo, ha rideterminato la pena come concordato tra le parti. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato ha deciso di presentare un ulteriore ricorso in Cassazione, contestando proprio i criteri utilizzati per il calcolo della pena base e dell’aumento per i reati satellite, ovvero gli stessi punti oggetto del concordato.

La decisione della Corte sul concordato in appello

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della natura e degli effetti del concordato in appello. I giudici hanno chiarito che, nel momento in cui le parti raggiungono un accordo sulla pena, si verifica una rinuncia implicita a contestare i motivi di appello che sono coperti da tale accordo.

Questo significa che la cognizione del giudice d’appello viene limitata esclusivamente ai punti concordati. Di conseguenza, le parti del provvedimento originale non toccate dall’accordo passano in giudicato, cioè diventano definitive. Pertanto, presentare un ricorso in Cassazione per sollevare censure relative ai motivi d’appello a cui si è rinunciato è un’azione proceduralmente non consentita.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che il concordato in appello ha un effetto preclusivo che si estende all’intero svolgimento processuale, compreso il giudizio di legittimità. L’accordo sulla pena, una volta accettato dal giudice, cristallizza la decisione su quei punti. Qualsiasi tentativo successivo di rimetterli in discussione è destinato a fallire.

Nel caso specifico, l’imputato contestava proprio la determinazione della pena, ovvero il cuore dell’accordo che egli stesso aveva sottoscritto. La Cassazione ha sottolineato come tali doglianze non siano ammesse, poiché l’accordo definitorio prescelto implica l’accettazione della modalità di calcolo della pena. Inoltre, la Corte ha rilevato la genericità dei motivi di ricorso, sia riguardo alla pena principale sia riguardo alle pene accessorie, mancando della specificità richiesta dalla legge per poter essere esaminati nel merito.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze irrevocabili. Se da un lato può portare a una riduzione della pena, dall’altro comporta la rinuncia a contestare i punti oggetto dell’accordo in successive sedi. Chi opta per questa via deve essere consapevole che sta definendo in modo quasi tombale la propria posizione processuale su quegli aspetti, perdendo la possibilità di un ulteriore vaglio da parte della Corte di Cassazione. La decisione sottolinea l’importanza di una valutazione attenta e consapevole prima di aderire a un accordo, poiché le porte per un’ulteriore impugnazione, su quei punti, si chiudono definitivamente.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza d’appello basata su un accordo sulla pena (concordato in appello)?
No, non è possibile impugnare gli aspetti della sentenza che sono stati oggetto dell’accordo. L’adesione al concordato implica una rinuncia ai relativi motivi di appello, e tale rinuncia ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di Cassazione.

Cosa succede ai motivi di appello quando si sceglie il concordato in appello?
Quando le parti si accordano sulla pena, i motivi di appello oggetto dell’intesa si intendono rinunciati. La cognizione del giudice viene limitata ai soli punti concordati e le parti della sentenza non oggetto di accordo passano in giudicato, diventando definitive.

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputato contestava i criteri di determinazione della pena, ovvero proprio gli elementi che erano stati definiti tramite il concordato da lui stesso accettato. Tali motivi non sono più proponibili dopo l’accordo. Inoltre, la Corte ha rilevato la genericità e la mancanza di specificità dei motivi presentati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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