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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la sua condanna per porto di un taglierino. La decisione si fonda sul fatto che l’imputato aveva precedentemente stipulato un “concordato in appello”, rinunciando a tutti i motivi di impugnazione. La Suprema Corte ha ribadito che, una volta accettato un accordo sulla pena in appello, non è più possibile sollevare in Cassazione questioni a cui si era rinunciato.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando Diventa Impossibile Ricorrere in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, questa scelta strategica comporta conseguenze significative, prima fra tutte la rinuncia ai motivi di appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 1324/2024) ha ribadito con fermezza i limiti del successivo ricorso per cassazione, dichiarandolo inammissibile se fondato su motivi a cui si è già rinunciato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Roma. Quest’ultima, in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva rideterminato la pena a seguito di un accordo tra le parti. L’imputato, tuttavia, decideva di rivolgersi alla Suprema Corte, contestando la propria responsabilità per uno dei reati ascritti, ovvero il porto di un “taglierino” al di fuori della propria abitazione, in violazione della legge sulle armi (L. 110/75). La tesi difensiva sosteneva che l’oggetto fosse uno strumento di lavoro, essendo l’imputato un pittore di strada, e che quindi sussistesse un giustificato motivo che escludeva l’illiceità della condotta.

Il Concordato in Appello e la Rinuncia ai Motivi

Il punto cruciale della vicenda, tuttavia, non risiede nel merito della qualificazione del taglierino, ma in una precisa scelta processuale avvenuta dinanzi alla Corte d’Appello. Come emerge dal verbale di udienza, la difesa e la pubblica accusa avevano raggiunto un concordato in appello sulla misura della pena. In tale sede, le parti avevano esplicitamente dichiarato di “rinunciare ai motivi di appello”. Questo atto di rinuncia, formalizzato e accettato dal giudice, ha determinato il perimetro della successiva decisione, che si è limitata a recepire l’accordo sulla pena, applicando un aumento complessivo per la continuazione tra i vari reati contestati, incluso quello relativo al porto del taglierino.

Le conseguenze della rinuncia

La rinuncia ai motivi di impugnazione è un atto dispositivo con effetti preclusivi. Significa che la parte accetta la statuizione sulla responsabilità penale così come definita nel grado precedente e concentra la negoziazione esclusivamente sull’entità della sanzione. Pertanto, una volta formalizzata la rinuncia, non è più possibile “ripensarci” e sollevare le medesime questioni in un grado di giudizio successivo.

Le motivazioni della Cassazione: perché un ricorso dopo il concordato in appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la propria decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno chiarito che, a seguito di un concordato in appello, il ricorso per cassazione è consentito solo per un novero ristretto di motivi. Essi includono:

1. Vizi della volontà: qualora il consenso all’accordo sia stato espresso per errore, violenza o dolo.
2. Mancato consenso del pubblico ministero: se l’accordo non ha ricevuto il necessario assenso dell’accusa.
3. Contenuto difforme: se la sentenza del giudice si discosta da quanto pattuito nell’accordo.
4. Illegalità della pena: se la sanzione applicata è illegale, ad esempio perché diversa per specie da quella prevista dalla legge o determinata fuori dai limiti edittali.

Nel caso di specie, il ricorrente non ha dedotto alcuna di queste circostanze, ma ha tentato di riproporre una questione di merito – la sussistenza del giustificato motivo – a cui aveva inequivocabilmente rinunciato in appello. La Corte ha sottolineato come la rinuncia ai motivi di appello sia stata totale e abbia riguardato anche il punto relativo alla responsabilità per il reato di cui al capo d). Di conseguenza, sollevare nuovamente la questione davanti alla Cassazione costituisce un motivo non consentito dalla legge, che determina l’inammissibilità del ricorso.

Le conclusioni: l’importanza della scelta processuale

L’ordinanza in esame offre un importante monito sulla natura e sulle conseguenze del concordato in appello. Questa procedura, se da un lato può portare a un beneficio in termini di riduzione della pena, dall’altro implica una rinuncia definitiva alla contestazione dei motivi di impugnazione. La scelta di aderire a un accordo deve essere attentamente ponderata dalla difesa, poiché cristallizza l’affermazione di responsabilità e preclude quasi ogni possibilità di un successivo sindacato di legittimità. La decisione della Cassazione riafferma il principio secondo cui gli strumenti processuali devono essere utilizzati con coerenza, e non è possibile beneficiare dei vantaggi di un accordo per poi sconfessarne i presupposti nel successivo grado di giudizio.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena (concordato) in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici, come vizi nella formazione della volontà di accordarsi, dissenso del pubblico ministero, una pronuncia del giudice non conforme all’accordo o l’illegalità della pena applicata. Non è possibile ricorrere per motivi ai quali si è esplicitamente rinunciato.

Se si rinuncia ai motivi di appello con un concordato, si può poi contestare la responsabilità per uno dei reati?
No. L’ordinanza chiarisce che la rinuncia ai motivi di appello, formalizzata in un concordato, preclude la possibilità di contestare successivamente la responsabilità per i reati oggetto dell’accordo, in quanto tali questioni sono state definitivamente abbandonate con la rinuncia.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione su motivi rinunciati in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Ciò comporta non solo la conferma della decisione impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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