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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46018/2024, dichiara inammissibili i ricorsi di tre imputati condannati per usura ed estorsione. La decisione si sofferma sugli effetti del concordato in appello, che implica la rinuncia ai motivi di ricorso, e chiarisce che il rigetto di una proposta di accordo non vizia la sentenza se la difesa ha comunque presentato conclusioni nel merito. La Corte ribadisce inoltre i limiti del giudizio di legittimità, che non può riesaminare i fatti, e l’inammissibilità del ricorso contro il diniego di accesso alla giustizia riparativa.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: limiti e conseguenze sul ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 46018 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: gli effetti del concordato in appello sulla possibilità di ricorrere per cassazione. La decisione offre importanti chiarimenti sia per il caso in cui l’accordo venga accolto, sia per l’ipotesi in cui venga respinto dal giudice, delineando con precisione i confini dell’impugnazione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di Appello che, riformando parzialmente una decisione di primo grado, si era pronunciata sulla posizione di tre imputati accusati di usura ed estorsione.
Per uno degli imputati, la Corte aveva applicato la pena concordata tra le parti ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Per gli altri due, invece, aveva confermato la condanna, rideterminando la pena a seguito del riconoscimento delle attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti contestate.

Contro questa decisione, tutti e tre gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione tramite un unico atto, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato la loro impugnazione su diversi motivi, tra cui:

1. Violazione del diritto di difesa: Sostenevano che la Corte d’Appello avesse rigettato una proposta di accordo sulla pena per due di loro senza consentire alla difesa di presentare le proprie conclusioni nel merito.
2. Difetto di motivazione: Lamentavano la mancata motivazione in merito alla reiezione di una richiesta di accesso a un programma di giustizia riparativa.
3. Vizio di motivazione e violazione di legge: Contestavano la configurazione dei reati di usura ed estorsione, ritenendo inattendibili le dichiarazioni delle vittime e proponendo una diversa qualificazione giuridica dei fatti.
4. Carenza di prova: In particolare, uno degli imputati sosteneva l’assenza di prove a suo carico per il reato di estorsione.
5. Errata determinazione della pena: Contestavano il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione dettagliata per ciascuna delle questioni sollevate e tracciando principi di diritto fondamentali.

La posizione dopo il concordato in appello

Per l’imputato che aveva beneficiato del concordato in appello, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’accordo sulla pena comporta la rinuncia a tutti gli altri motivi di appello. Il ricorso in cassazione, in questi casi, è ammissibile solo per contestare vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero o a un’eventuale illegalità della pena applicata. Poiché nessuno di questi vizi era stato dedotto, il ricorso è stato ritenuto inammissibile.

La gestione del rigetto di una proposta di accordo

Per gli altri due imputati, la Corte ha respinto la doglianza sulla presunta violazione del diritto di difesa. Dall’analisi degli atti processuali è emerso che i difensori, dopo aver proposto l’accordo, avevano presentato conclusioni subordinate per il caso di rigetto, riportandosi ai motivi d’appello. Questo comportamento, secondo la Corte, equivale a una rinuncia implicita a formulare un nuovo accordo e consente al giudice di decidere immediatamente nel merito senza ledere le prerogative difensive. Non vi è, quindi, alcuna nullità della sentenza.

La richiesta di giustizia riparativa

La Corte ha inoltre chiarito che il provvedimento con cui un giudice nega l’accesso ai programmi di giustizia riparativa non ha natura giurisdizionale e, pertanto, non è impugnabile con ricorso per cassazione. La richiesta, in questo caso, riguardava reati non procedibili a querela, per i quali l’eventuale accoglimento della richiesta non avrebbe comunque comportato la sospensione del processo.

I limiti del giudizio di legittimità sui fatti

Infine, per quanto riguarda le censure sulla valutazione delle prove e sulla responsabilità penale, la Cassazione le ha giudicate manifestamente infondate. I ricorsi tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità. I giudici di merito avevano fondato la loro decisione su motivazioni logiche e coerenti, basate non solo sulle dichiarazioni delle vittime, ma anche su riscontri esterni come le intercettazioni e le testimonianze degli operatori di polizia giudiziaria.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza alcuni punti fermi della procedura penale. In primo luogo, il concordato in appello si conferma come uno strumento che, una volta accettato, chiude la porta a quasi ogni ulteriore contestazione, cristallizzando la responsabilità e la pena. In secondo luogo, viene sottolineata l’importanza della strategia processuale: la presentazione di conclusioni subordinate in caso di rigetto di un accordo sulla pena sana ogni potenziale vizio procedurale, consentendo al giudice di procedere speditamente alla decisione. Infine, la Corte ribadisce la propria funzione di giudice della legge e non del fatto, dichiarando inammissibili i ricorsi che, mascherati da vizi di legittimità, mirano in realtà a un riesame del merito della vicenda.

Dopo un concordato in appello si può ricorrere in Cassazione?
Sì, ma solo per motivi molto specifici: vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, nel consenso del Pubblico Ministero, o se la pena applicata è illegale (ad esempio, diversa da quella prevista dalla legge). Non è possibile contestare la valutazione dei fatti o la responsabilità, poiché l’accordo implica la rinuncia a tali motivi.

Cosa succede se il giudice d’appello rigetta la proposta di concordato?
Se la difesa, oltre a proporre l’accordo, presenta anche delle conclusioni nel merito per l’ipotesi di rigetto (ad esempio, chiedendo l’assoluzione o riportandosi ai motivi d’appello), il giudice può procedere a decidere la causa immediatamente. Questa prassi non viola il diritto di difesa, in quanto la parte ha implicitamente rinunciato a formulare una nuova proposta.

È possibile impugnare in Cassazione il diniego di accesso alla giustizia riparativa?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il provvedimento con cui il giudice nega l’accesso ai programmi di giustizia riparativa non è impugnabile, in quanto non ha natura giurisdizionale. Pertanto, un motivo di ricorso basato su tale diniego è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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