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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per spaccio di stupefacenti. Il ricorso verteva sul rigetto della richiesta di concordato in appello, ma la Corte ha ritenuto il motivo infondato, sia perché la proposta di pena era illegale (mancava la pena pecuniaria), sia perché la motivazione della Corte d’Appello sulla quantificazione della pena era logica e adeguata, basandosi sull’organizzazione e la non occasionalità del reato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: la Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 22289/2025) offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità di un ricorso avverso il rigetto di una richiesta di concordato in appello. La vicenda, che riguarda un caso di spaccio di sostanze stupefacenti, evidenzia come la correttezza formale della richiesta di pena e la logicità della motivazione del giudice di merito siano elementi cruciali che possono determinare l’esito di un’impugnazione. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Spaccio Organizzato

La vicenda giudiziaria ha origine dal controllo di due individui a bordo di un’autovettura a noleggio. Durante la perquisizione, le forze dell’ordine hanno rinvenuto 76 involucri contenenti cocaina, con un principio attivo sufficiente a confezionare 130 dosi. Lo stupefacente era già suddiviso per peso e qualità, pronto per essere ceduto.

Ulteriori elementi hanno aggravato la posizione degli imputati: ciascuno possedeva due telefoni cellulari, dei quali si erano rifiutati di fornire i codici di sblocco. Alla vista degli agenti, avevano inoltre tentato di disfarsi delle prove: uno aveva gettato le boccette di plastica contenenti la droga, mentre l’altro le aveva ingerite. Questi elementi hanno delineato un quadro di attività non occasionale e ben organizzata.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Il Tribunale di primo grado aveva emesso una sentenza di condanna. In sede di appello, la Corte territoriale ha parzialmente riformato la decisione, qualificando il reato come ipotesi di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, e riducendo la pena a due anni e sei mesi di reclusione e 4.000 euro di multa per ciascun imputato.

Gli imputati hanno presentato ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. Omessa motivazione sul rigetto del concordato in appello: Sostenevano che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente spiegato perché avesse respinto la loro richiesta di patteggiamento in secondo grado.
2. Violazione di legge sulla confisca: Un secondo motivo, meno centrale nella decisione, riguardava presunti errori nella disposizione della confisca.

La questione del concordato in appello e la sua illegalità

Il punto focale del ricorso riguardava il concordato in appello. I ricorrenti evidenziavano una presunta contraddizione nel fatto che la Corte d’Appello, pur rigettando la loro proposta, avesse poi inflitto una pena detentiva identica a quella da loro richiesta. Tuttavia, la Cassazione ha smontato questa argomentazione, definendola generica e manifestamente infondata.

In primo luogo, il ricorso reiterava una richiesta già respinta in primo grado perché la proposta di pena era illegale: mancava infatti la previsione della pena pecuniaria, componente obbligatoria per il tipo di reato contestato. Una richiesta di pena non conforme alla legge non può essere accolta.

Le Motivazioni della Cassazione: Rigore Formale e Logicità

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza. La motivazione della Cassazione si è concentrata su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato la genericità del motivo di ricorso. La semplice reiterazione di una richiesta già respinta perché illegale non costituisce un valido motivo di impugnazione. Inoltre, la presunta contraddizione tra il rigetto della proposta e l’applicazione di una pena simile è stata ritenuta irrilevante, in quanto mancava un reale interesse ad agire, avendo di fatto ottenuto una pena detentiva pari a quella sperata.

In secondo luogo, la Cassazione ha validato la logicità della motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva giustificato la pena inflitta non basandosi semplicemente sul dato quantitativo della droga, ma valutando il contesto complessivo. Gli elementi considerati, come l’uso di un’auto a noleggio, il possesso di quattro telefoni cellulari e la scelta deliberata di delinquere, indicavano un’organizzazione e una capacità criminale che giustificavano una pena superiore al minimo edittale, seppur nell’ambito dell’ipotesi lieve. Tale motivazione è stata giudicata né illogica né contraddittoria, e quindi immune da censure in sede di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza ribadisce principi importanti sia in materia di stupefacenti sia di procedura penale. Insegna che una richiesta di concordato in appello deve essere formulata nel pieno rispetto della legge, includendo tutte le componenti sanzionatorie previste per il reato (come la pena pecuniaria). In secondo luogo, conferma che il giudice di merito, nel determinare la pena, ha un potere discrezionale che, se esercitato con una motivazione logica, completa e non contraddittoria, non è sindacabile in Cassazione. Per gli operatori del diritto, è un monito a formulare istanze processuali in modo impeccabile e a costruire ricorsi basati su vizi concreti e non su generiche lamentele.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché la richiesta di concordato in appello era basata su una proposta di pena illegale (priva della pena pecuniaria obbligatoria) e perché la motivazione della Corte d’Appello sulla quantificazione della pena era completa e logica.

Quali elementi sono stati decisivi per la Corte d’Appello nel determinare l’entità della pena?
La Corte d’Appello ha considerato l’organizzazione dimostrata dagli imputati (uso di un’auto a noleggio e possesso di quattro telefoni cellulari), la natura non occasionale del reato e la loro deliberata scelta criminale, nonostante avessero la capacità di produrre redditi leciti.

È possibile proporre un concordato in appello omettendo la pena pecuniaria?
No. La sentenza chiarisce che una proposta di pena, per essere ammissibile, deve includere tutte le sanzioni previste dalla legge per quel reato. L’omissione della pena pecuniaria, quando obbligatoria, rende la proposta illegale e ne causa il rigetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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