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Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di cinque imputati condannati per rissa aggravata e altri reati. La sentenza chiarisce che l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia a contestare i motivi dell’accordo. Per gli altri imputati, i ricorsi sono stati respinti per genericità e per la pretesa di una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Cassazione chiarisce i limiti del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: chi sceglie la via del concordato in appello non può successivamente impugnare la sentenza per motivi a cui ha implicitamente rinunciato. Questa decisione offre spunti importanti sui limiti dell’acquiescenza e sulla natura del ricorso in sede di legittimità. Il caso analizzato riguarda una complessa vicenda di rissa aggravata, porto d’armi e tentato omicidio, ma il cuore della pronuncia si concentra su aspetti procedurali di grande rilevanza pratica.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Catania in un processo con rito abbreviato. Diversi imputati erano stati condannati per reati gravi, tra cui rissa aggravata, porto abusivo di armi da sparo e tentato omicidio. Avverso tale sentenza, le difese avevano proposto appello.

Giunta dinanzi alla Corte d’appello, la situazione si è diversificata: tre degli imputati hanno optato per la strada del concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.), ottenendo una rideterminazione della pena. Per gli altri due, la Corte ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado per uno, concedendo la sospensione condizionale della pena, e ha rigettato integralmente l’appello per l’altro. Nonostante l’esito differente in appello, tutti e cinque gli imputati hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione.

La strategia del concordato in appello e i suoi effetti

Tre degli imputati avevano concordato la pena in appello. I loro ricorsi in Cassazione, tuttavia, sollevavano questioni relative al vizio di motivazione sulla responsabilità penale, sulla quantificazione degli aumenti di pena per la continuazione e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche. In sostanza, contestavano aspetti che avrebbero dovuto essere oggetto della loro rinuncia ai motivi di appello, implicita nell’accordo sulla pena.

Gli altri due imputati, che non avevano aderito al concordato, hanno basato i loro ricorsi su presunti vizi di motivazione legati alla valutazione delle prove, all’errata identificazione di uno di essi e alla qualificazione giuridica dei fatti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, sebbene per ragioni diverse, fornendo chiarimenti cruciali sulla portata del concordato in appello e sui requisiti di ammissibilità del ricorso in sede di legittimità.

L’inammissibilità dei ricorsi post-concordato

Per i tre imputati che avevano concordato la pena, la Corte ha applicato un principio consolidato: l’accordo sulla pena in appello comporta la rinuncia a tutti i motivi che non siano strettamente legati a vizi nella formazione della volontà di accedere all’accordo stesso o a un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito. La Cassazione ha specificato che “nel caso in cui il giudice di appello abbia raccolto le richieste concordemente formulate dalle parti, queste ultime non possono dedurre in sede di legittimità difetto di motivazione o altra questione relativa ai motivi rinunciati”. Pertanto, lamentare un vizio di motivazione su punti come la responsabilità o la dosimetria della pena, oggetto dell’accordo, è una contraddizione logica e giuridica che rende il ricorso inammissibile.

L’inammissibilità degli altri ricorsi

Anche i ricorsi degli altri due imputati sono stati giudicati inammissibili.

Per un imputato, i motivi sono stati ritenuti una mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti dalla Corte d’appello, senza un reale confronto con la motivazione della sentenza impugnata. Inoltre, le sue doglianze miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove (come le dichiarazioni dei testimoni e le immagini di videosorveglianza), attività preclusa in sede di legittimità, dove la Corte valuta solo la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non il merito dei fatti.

Per l’ultimo imputato, la Corte ha respinto le censure relative all’identificazione personale, chiarendo che la scelta del rito abbreviato implica la rinuncia al diritto alla prova, come una perizia antropometrica. La richiesta di una prova non ammessa in primo grado non può diventare motivo di ricorso per cassazione. Anche la contestazione sulla qualificazione giuridica del fatto (favoreggiamento anziché concorso in rissa) è stata respinta per genericità, poiché non si confrontava con il percorso logico seguito dai giudici di merito, i quali avevano evidenziato la sua costante presenza a fianco del gruppo criminale.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza due pilastri del sistema processuale penale. In primo luogo, il concordato in appello è uno strumento che si fonda su un patto tra accusa e difesa, la cui validità preclude successive contestazioni sui punti concordati. Scegliere questa via significa accettare la sentenza nei suoi termini, salvo vizi genetici dell’accordo. In secondo luogo, il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non si può chiedere alla Suprema Corte di rivalutare testimonianze o prove, ma solo di controllare la corretta applicazione delle norme e la coerenza logica della motivazione. Questa pronuncia serve da monito: le strategie processuali, una volta adottate, producono conseguenze non reversibili nelle fasi successive del giudizio.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un “concordato in appello”?
No, non è possibile se il ricorso riguarda i motivi a cui si è rinunciato con l’accordo. Il ricorso è ammissibile solo se contesta la formazione della volontà di accedere al concordato, il consenso del Procuratore Generale o un contenuto della sentenza difforme dall’accordo raggiunto.

Perché il ricorso di uno degli imputati è stato ritenuto inammissibile per aver riproposto motivi già respinti in appello?
Perché il ricorso in Cassazione deve confrontarsi specificamente con le ragioni della sentenza impugnata. Limitarsi a riproporre gli stessi argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’appello, senza criticare la logica di quella decisione, rende il motivo di ricorso generico e quindi inammissibile.

In un giudizio con rito abbreviato, si può contestare in Cassazione la mancata ammissione di una perizia?
No. La scelta del rito abbreviato implica una rinuncia al diritto alla prova. Di conseguenza, la mancata assunzione di una prova decisiva, come una perizia, non può essere dedotta come motivo di ricorso per cassazione, poiché l’imputato ha volontariamente rinunciato al suo esercizio scegliendo il rito alternativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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