LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato ha impugnato in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello, sostenendo l’illegalità della pena pecuniaria. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che un errore nel calcolo del quantum della pena, se non supera i limiti massimi previsti dalla legge, non costituisce una ‘pena illegale’. Pertanto, tale motivo non è valido per contestare una sentenza basata su un accordo tra le parti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: i limiti del ricorso per Cassazione

Il concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo nel secondo grado di giudizio attraverso un accordo sulla pena. Tuttavia, la scelta di questa via processuale comporta significative limitazioni al diritto di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di ammissibilità del ricorso contro una sentenza che ratifica tale accordo, specialmente quando l’oggetto della doglianza è la quantificazione della pena.

Il Fatto

Nel caso di specie, un imputato, dopo aver raggiunto un accordo con la pubblica accusa e ottenuto una rideterminazione della pena dalla Corte d’Appello, proponeva ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso si basava sulla presunta ‘illegalità’ della pena pecuniaria irrogata. Secondo la difesa, il giudice d’appello avrebbe commesso un errore nel calcolare la diminuzione della pena per il tentativo, applicando una riduzione che avrebbe portato a un risultato sanzionatorio illegittimo.

I limiti al ricorso in caso di concordato in appello

La Corte di Cassazione ha preliminarmente ribadito un principio consolidato: la sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ricorribile solo per motivi molto specifici. Sono ammessi, ad esempio, i ricorsi che denunciano un vizio nella formazione della volontà di accedere all’accordo, un dissenso ingiustificato del pubblico ministero o una pronuncia del giudice difforme rispetto a quanto concordato.

Al contrario, sono inammissibili le doglianze relative a motivi cui l’imputato ha implicitamente rinunciato con l’accordo, come la mancata valutazione delle condizioni per un proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.). Allo stesso modo, non sono ammessi vizi relativi alla determinazione della pena, a meno che non si traducano in una vera e propria ‘illegalità’ della sanzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che il motivo sollevato non riguardasse un’ipotesi di pena illegale, ma unicamente il quantum della stessa. La Corte ha spiegato che si ha ‘pena illegale’ solo quando la sanzione applicata è estranea al sistema legale per specie o perché eccede il limite massimo edittale.

Nel caso in esame, l’imputato partiva dall’erroneo presupposto che il giudice avesse applicato la massima riduzione possibile per il tentativo (pari a due terzi). I giudici hanno chiarito che la legge prevede una forbice di riduzione per il tentativo (da un terzo a due terzi). Pertanto, anche l’applicazione di una diminuzione inferiore a quella massima rientra pienamente nella discrezionalità del giudice e non rende la pena illegale, purché il risultato finale resti entro i confini previsti dalla norma. Di conseguenza, la doglianza dell’imputato era diretta a contestare la misura della pena, un aspetto coperto dall’accordo e non più sindacabile in Cassazione.

Le Conclusioni

La decisione riafferma la natura dispositiva del concordato in appello: le parti, accordandosi, accettano la pena finale e rinunciano a contestarne la congruità. Il controllo della Cassazione è limitato alla legalità della pena in senso stretto e non può estendersi a una rivalutazione del merito della sua quantificazione. Chi sceglie la via del concordato deve essere consapevole che le possibilità di impugnazione si riducono drasticamente. La presentazione di un ricorso inammissibile comporta, inoltre, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
No, non sempre. Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici, come vizi della volontà delle parti, dissenso ingiustificato del PM, o se la decisione del giudice è difforme dall’accordo. Non è possibile contestare aspetti a cui si è rinunciato con l’accordo, come la quantificazione della pena.

Quando una pena pecuniaria è considerata ‘illegale’ ai fini del ricorso?
Una pena è considerata ‘illegale’ se per sua natura o per la sua entità non è prevista dall’ordinamento giuridico, ad esempio perché supera i limiti massimi fissati dalla legge. Un semplice errore di calcolo che produce una pena comunque all’interno della cornice edittale non la rende ‘illegale’.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso di questo tipo?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato a pagare le spese del procedimento e a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver intrapreso un’impugnazione non consentita dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati