Concordato in Appello: La Parola Fine sul Processo?
Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette all’imputato e al pubblico ministero di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Ma quali sono le conseguenze di tale accordo sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sugli effetti preclusivi di questo istituto, stabilendo un principio chiaro: chi sceglie il concordato, rinuncia implicitamente a portare il caso davanti al giudice di legittimità.
Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro una Sentenza Concordata
La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Tale sentenza era stata emessa proprio a seguito di un accordo sulla pena, raggiunto tra l’imputato e la procura generale. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la decisione. La Suprema Corte, tuttavia, ha stroncato sul nascere questa iniziativa, dichiarando il ricorso inammissibile con una procedura snella, cosiddetta de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza formale.
L’Effetto del Concordato in Appello sulle Impugnazioni
Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella natura stessa del concordato in appello. Secondo i giudici, la scelta di definire il procedimento con un accordo sulla pena non si limita a influenzare il giudizio di secondo grado, ma produce “effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale”. Ciò significa che l’imputato, accettando il concordato, rinuncia a contestare qualsiasi questione, anche quelle che, in teoria, il giudice potrebbe rilevare di propria iniziativa.
L’analogia con la Rinuncia all’Impugnazione
Per rafforzare il proprio ragionamento, la Corte richiama un precedente giurisprudenziale (sentenza n. 29243/2018) che paragona gli effetti del concordato a quelli della rinuncia esplicita all’impugnazione. In entrambi i casi, la volontà dell’imputato di chiudere la partita processuale in una determinata fase impedisce di riaprirla in un momento successivo. L’accordo sulla pena, dunque, non è una semplice transazione sul quantum della sanzione, ma un atto che definisce irrevocabilmente il procedimento a quel livello.
Le motivazioni
La motivazione della Corte è netta: il ricorso è stato proposto per motivi non consentiti dalla legge. L’adesione al concordato in appello implica una rinuncia a far valere qualsiasi doglianza successiva. Questo patto processuale limita la cognizione del giudice di secondo grado e, di conseguenza, esaurisce la possibilità di accedere al giudizio di legittimità. La definizione del processo tramite accordo manifesta la volontà dell’interessato di accettare la decisione, rendendo incoerente e giuridicamente infondato un successivo tentativo di rimetterla in discussione.
Le conclusioni
L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale per chi si approccia al concordato in appello: si tratta di una scelta strategica con conseguenze definitive. Optare per l’accordo sulla pena significa accettare la conclusione del percorso giudiziario a quel punto, precludendosi la via del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, a conferma della totale infondatezza della sua iniziativa. Questa decisione serve da monito sulla ponderazione necessaria prima di accedere a istituti che, pur offrendo vantaggi, comportano una rinuncia a ulteriori gradi di giudizio.
È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver concordato la pena in appello?
No, l’ordinanza stabilisce che l’accordo sulla pena in appello (concordato) ha effetti preclusivi che impediscono un successivo ricorso per cassazione, rendendolo inammissibile.
Qual è l’effetto del concordato in appello sul processo?
Il concordato in appello limita la cognizione del giudice di secondo grado e ha effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale successivo, compreso il giudizio di legittimità davanti alla Cassazione.
Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proposto per motivi non consentiti dalla legge, dato che l’aver accettato il concordato in appello equivale a una rinuncia a contestare ulteriormente la sentenza.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 27961 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 27961 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 14/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ROMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 14/11/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
L
N. NUMERO_DOCUMENTO NOME
OSSERVA
Ritenuto che il ricorso relativo alla sentenza ex art. 599-bis cod. proc. pen. per il reato di cui all’art. 385 cod. pen. deve essere dichiarato inammissibile procedura de plano, perché proposto per motivi non consentiti dalla legge; invero, analogamente a quanto avviene nella rinuncia all’impugnazione (Sez. 5, n. 29243 del 04/06/2018, Casero, Rv. 273194), la definizione del procedimento con il concordato in appello, relativo a questioni, anche rilevabi d’ufficio, alle quali l’interessato abbia rinunciato in funzione dell’accordo pena limita non solo la cognizione del giudice di secondo grado, ma ha effett preclusivi sull’intero svolgimento processuale, ivi compreso il giudizio legittimità;
Ritenuto che il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 14/06/2024