LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di quattro persone condannate per spaccio. Per tre di loro, la sentenza era basata su un concordato in appello (art. 599 bis c.p.p.), e la Corte ribadisce che in tali casi non si può contestare nel merito la responsabilità. Il ricorso del quarto imputato, padre di due coimputati, è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La decisione chiarisce i ristretti limiti di impugnazione delle sentenze frutto di accordo tra le parti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso è inammissibile

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo in secondo grado attraverso un accordo sulla pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i limiti dell’impugnazione successiva a tale accordo, stabilendo principi procedurali di fondamentale importanza. Il caso in esame riguarda un gruppo familiare dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, i cui ricorsi sono stati dichiarati inammissibili proprio a causa della natura della sentenza impugnata.

I Fatti del Caso: Un’Operazione Familiare di Spaccio

Quattro individui, tra cui un padre e due figli, vengono condannati dalla Corte d’Appello per plurime violazioni della legge sugli stupefacenti (art. 73, D.P.R. 309/1990). La sentenza per tre di loro viene emessa a seguito di un concordato in appello, ovvero un accordo con la Procura Generale sulla rideterminazione della pena.

Nonostante l’accordo, tutti e quattro decidono di ricorrere per Cassazione, sollevando diverse censure:
* I due figli e un altro coimputato lamentano una violazione di legge sull’affermazione della loro responsabilità, sostenendo che non fossero stati sentiti i presunti acquirenti della droga.
* Il padre, invece, contesta la sua responsabilità a titolo di concorso, definendo la sua condotta una mera connivenza non punibile, lamenta un trattamento sanzionatorio troppo severo e il mancato riconoscimento dell’attenuante del contributo di minima importanza.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione dichiara tutti i ricorsi inammissibili, ma per ragioni diverse e ben precise che meritano un’analisi approfondita.

Per quanto riguarda i tre imputati che avevano patteggiato la pena in appello, la Corte ribadisce un principio consolidato: la sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. può essere impugnata in Cassazione solo per motivi molto specifici. Non è possibile contestare il merito della decisione, come l’affermazione della responsabilità penale, perché sono questioni a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo stesso.

Anche il ricorso del padre viene respinto. Le sue doglianze vengono considerate un tentativo di ottenere dalla Suprema Corte una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte si limita a verificare la logicità e la correttezza giuridica della motivazione della sentenza d’appello.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e si fondano su due pilastri procedurali.

1. Sui ricorsi post-concordato: La Cassazione spiega che l’accesso al concordato in appello preclude la possibilità di sollevare doglianze relative a motivi rinunciati o alla valutazione delle prove. L’impugnazione è ammissibile solo se riguarda vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, il consenso del Procuratore, o un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito. Contestare la colpevolezza dopo aver concordato la pena è una contraddizione logica e giuridica.

2. Sul ricorso del padre: La Corte territoriale aveva adeguatamente motivato la sua condanna. Il suo ruolo non era di mera connivenza passiva, ma di contributo materiale attivo: accompagnava regolarmente i figli e il complice alle consegne, utilizzando un’auto dotata di nascondigli appositamente predisposti. Questo comportamento, secondo i giudici di merito, costituiva un contributo essenziale all’attività di spaccio, escludendo sia la non punibilità sia l’attenuante della minima importanza. La pena, seppur non al minimo edittale, era stata giustificata in base alla prognosi di futura pericolosità, data l’attività illecita strutturata e capillare del gruppo familiare. La motivazione è stata ritenuta congrua e priva di vizi logici, e quindi non censurabile in Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria dei limiti procedurali del ricorso per Cassazione, specialmente dopo aver scelto una via deflattiva come il concordato in appello. La decisione di accordarsi sulla pena implica una rinuncia a contestare il merito della propria responsabilità. Le uniche porte che restano aperte per un ricorso sono quelle strettamente legate a vizi formali dell’accordo o della sentenza che lo recepisce. Questa pronuncia rafforza la natura dispositiva dell’istituto, sottolineando che la scelta di patteggiare in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive sull’impugnabilità della sentenza.

È possibile ricorrere in Cassazione per contestare la propria colpevolezza dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello)?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che i ricorsi avverso sentenze emesse ai sensi dell’art. 599 bis c.p.p. sono inammissibili se riguardano motivi rinunciati, come l’affermazione della responsabilità penale. Con l’accordo si accetta la condanna, rinunciando a contestarla nel merito.

Quali sono gli unici motivi validi per impugnare una sentenza basata su un “concordato in appello”?
I motivi ammissibili sono esclusivamente quelli relativi a vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al consenso del Procuratore Generale sulla richiesta, o a un contenuto della sentenza del giudice che sia difforme rispetto a quanto pattuito tra le parti.

Il contributo di chi accompagna in auto gli spacciatori per le consegne può essere considerato di minima importanza?
No. Nel caso di specie, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali hanno ritenuto che l’accompagnare costantemente i complici, utilizzando un’auto con nascondigli appositamente predisposti per occultare la droga, costituisca un contributo materiale rilevante e non trascurabile, tale da escludere l’applicazione dell’attenuante della minima importanza (art. 114 c.p.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati