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Concordato in appello: prescrizione e ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che, anche in caso di ‘concordato in appello’, è possibile ricorrere se il reato si è prescritto prima della sentenza di secondo grado. Nel caso di specie, la Corte ha annullato parzialmente la condanna per un reato estinto per prescrizione, ricalcolando la pena, ma ha dichiarato inammissibile il ricorso per un altro reato non ancora prescritto, confermando un importante principio a tutela dell’imputato.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello e Prescrizione: La Cassazione Annulla la Sentenza

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo in secondo grado attraverso un accordo tra le parti. Ma cosa succede se, nonostante l’accordo, un reato si è prescritto prima della pronuncia della Corte d’Appello? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale, stabilendo un importante principio a garanzia dei diritti dell’imputato.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo con la Procura Generale in secondo grado, vedeva la propria pena rideterminata dalla Corte d’Appello. Nonostante l’accordo, la difesa decideva di presentare ricorso in Cassazione. I motivi erano chiari: si lamentava che la Corte d’Appello non avesse dichiarato l’estinzione di due dei reati contestati per intervenuta prescrizione, un evento che, secondo la difesa, si era verificato prima ancora che la sentenza d’appello venisse emessa.

La Decisione della Cassazione sul Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso, richiamando un principio consolidato delle sue Sezioni Unite (sentenza n. 19415/2022): il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ammissibile se denuncia l’omessa dichiarazione di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione, maturata prima della pronuncia impugnata. Questo principio rappresenta un’eccezione alla regola generale, che limita fortemente l’impugnabilità di tali sentenze.

La Corte ha quindi proceduto a un’analisi dettagliata dei tempi di prescrizione per i due reati contestati:

1. Reato sub b): Commesso il 31 dicembre 2012. Tenuto conto del termine di prescrizione base, degli aumenti per gli atti interruttivi e dei periodi di sospensione, la Corte ha calcolato che la prescrizione era maturata il 5 luglio 2023. Poiché la sentenza d’appello era del 5 ottobre 2023, il reato era già estinto. Di conseguenza, su questo punto il ricorso è stato accolto.

2. Reato sub d): Commesso il 31 dicembre 2014. Con lo stesso calcolo, la Corte ha stabilito che la prescrizione sarebbe maturata solo il 5 luglio 2025. Pertanto, al momento della sentenza d’appello, il reato non era ancora estinto e il relativo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Sulla base di questa distinzione, la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza limitatamente al reato prescritto, eliminando la relativa porzione di pena e ricalcolando la sanzione complessiva.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un bilanciamento tra l’efficienza processuale, promossa dal concordato in appello, e la tutela dei diritti fondamentali dell’imputato. L’accordo tra le parti non può prevalere su una causa di non punibilità, come la prescrizione, che opera di diritto. Il giudice ha sempre il dovere, sancito dall’articolo 129 del codice di procedura penale, di dichiarare immediatamente le cause di estinzione del reato, anche se vi è un accordo processuale.

La sentenza delle Sezioni Unite citata dalla Corte ha tracciato un confine netto: sono inammissibili le doglianze su motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, ma è sempre ammissibile contestare l’omessa rilevazione di una causa estintiva già maturata. Ignorare la prescrizione equivarrebbe a condannare un soggetto per un reato che, per lo Stato, non è più perseguibile.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cardine del nostro ordinamento: l’accordo processuale non può sanare una situazione di illegalità sostanziale. La prescrizione, una volta maturata, deve essere dichiarata in ogni stato e grado del procedimento. La decisione della Cassazione conferma che, anche nell’ambito di istituti deflattivi come il concordato in appello, la vigilanza sul rispetto delle garanzie fondamentali rimane un dovere ineludibile per il giudice e un diritto per l’imputato. Pertanto, la difesa deve sempre verificare attentamente i termini di prescrizione, poiché la loro maturazione prima della sentenza di secondo grado apre la via al ricorso in Cassazione, anche in presenza di un accordo sulla pena.

Dopo un ‘concordato in appello’, è ancora possibile ricorrere in Cassazione?
Sì, ma solo per motivi specifici. La regola generale è l’inammissibilità del ricorso per i motivi oggetto di rinuncia. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, è sempre possibile ricorrere se si lamenta l’omessa dichiarazione di una causa di estinzione del reato (come la prescrizione) che sia maturata prima della sentenza d’appello.

Perché la Corte ha annullato la condanna per un reato ma non per l’altro?
La decisione si basa esclusivamente sul calcolo dei termini di prescrizione. Per il primo reato, la Corte ha accertato che il termine massimo era scaduto alcuni mesi prima della data della sentenza di appello; pertanto, il reato era estinto e la condanna andava annullata. Per il secondo reato, invece, il termine di prescrizione non era ancora maturato, quindi non vi era motivo per annullare la condanna.

Cosa succede alla pena quando una parte della condanna viene annullata per prescrizione?
La Corte di Cassazione, dopo aver annullato la condanna per il reato prescritto, elimina la parte di pena che era stata inflitta per quel reato specifico. In questo caso, ha eliminato l’aumento di pena di 1 mese di reclusione disposto a titolo di continuazione, ricalcolando la pena complessiva finale in 1 anno e 4 mesi di reclusione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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