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Concordato in appello: nullità se manca discussione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’appello che, dopo aver rigettato una richiesta di concordato in appello, aveva deciso la causa senza consentire alle parti di discutere il merito. La Suprema Corte ha stabilito che questa procedura viola il diritto di difesa e comporta la nullità della sentenza, poiché le parti devono sempre avere la possibilità di formulare le proprie conclusioni dopo il rigetto dell’accordo.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Niente Sentenza Senza Discussione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27044/2025) ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: se il giudice rigetta la richiesta di concordato in appello, non può procedere immediatamente alla decisione, ma deve garantire alle parti la possibilità di discutere il merito della causa. Vediamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato per il reato di ricettazione in primo grado. L’imputato proponeva appello e, in quella sede, raggiungeva un accordo con il Pubblico Ministero per un concordato in appello (noto anche come patteggiamento in appello). Tale accordo prevedeva una rideterminazione della pena in otto mesi di reclusione e 180 euro di multa.

Tuttavia, la Corte di appello di Venezia, durante un’udienza tenutasi con la modalità della trattazione cartolare (cioè scritta, senza la presenza delle parti), rigettava la richiesta di concordato. Subito dopo il rigetto, la stessa Corte emetteva la sentenza, confermando di fatto la condanna di primo grado e revocando alcuni benefici precedentemente concessi.

Il Ricorso in Cassazione e il Problema Procedurale

La difesa dell’imputato ha immediatamente proposto ricorso per Cassazione, lamentando una grave violazione procedurale. Il motivo principale del ricorso era chiaro: la Corte d’appello, dopo aver respinto il concordato, aveva privato le parti del loro diritto di procedere alla discussione del merito dell’appello. In pratica, né la difesa né l’accusa avevano avuto modo di esporre le proprie argomentazioni e conclusioni sui motivi di appello, vedendosi imposta una decisione “a sorpresa”.

La difesa sosteneva che tale modo di procedere determinasse una nullità della sentenza per violazione del diritto di difesa, un principio cardine del giusto processo.

Le Motivazioni della Cassazione: il Diritto alla Discussione sul Concordato in Appello

La Suprema Corte ha accolto pienamente le ragioni del ricorrente, dichiarando la nullità della sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno chiarito che, sia secondo la giurisprudenza consolidata sia alla luce delle recenti riforme normative (in particolare l’art. 599-bis del codice di procedura penale), quando un giudice respinge una richiesta di concordato in appello, il processo non può concludersi lì.

Il rigetto dell’accordo fa “rivivere” il processo ordinario, e il giudice deve disporre la prosecuzione del giudizio. Questo significa dare la parola alle parti per la discussione, consentendo loro di presentare le proprie conclusioni nel merito. La ratio di questa regola è quella di incentivare gli accordi processuali, garantendo al contempo che, in caso di fallimento della negoziazione, non venga compromesso il pieno esercizio del diritto di difesa.

La Corte ha specificato che questo principio vale anche nel caso di trattazione cartolare, prevista dalla normativa emergenziale. Il rigetto del concordato avrebbe dovuto comportare un rinvio dell’udienza per consentire la discussione o, quantomeno, la concessione di un termine per depositare conclusioni scritte sul merito. Decidendo immediatamente, la Corte d’appello ha commesso un errore procedurale che ha causato una nullità definita “a regime intermedio”, tempestivamente eccepita dalla difesa.

Conclusioni

La sentenza in commento rafforza una garanzia processuale cruciale. La possibilità di definire il processo con un concordato in appello è uno strumento utile per l’efficienza della giustizia, ma non può mai andare a scapito del diritto fondamentale dell’imputato a essere sentito e a difendersi compiutamente. La decisione della Cassazione è inequivocabile: se l’accordo salta, il processo deve riprendere il suo corso ordinario, assicurando alle parti il diritto irrinunciabile alla discussione prima della sentenza.

Cosa succede se un giudice d’appello rigetta una richiesta di concordato sulla pena?
Il giudice non può emettere immediatamente la sentenza. Deve disporre la prosecuzione del giudizio, dando alle parti la possibilità di discutere nel merito i motivi di appello e di formulare le proprie conclusioni.

È valida una sentenza emessa subito dopo il rigetto del concordato, senza discussione, anche se il processo si svolge con trattazione scritta (cartolare)?
No, la sentenza è affetta da nullità a regime intermedio. Anche nella trattazione cartolare, il rigetto del concordato impone al giudice di rinviare la causa per consentire la discussione, garantendo così il contraddittorio e il diritto di difesa.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di appello. Ha quindi disposto la trasmissione degli atti alla stessa Corte di appello, in diversa composizione, affinché celebri un nuovo giudizio rispettando le corrette regole procedurali, a partire dalla discussione successiva al rigetto del concordato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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