Concordato in Appello: Quando l’Accordo Chiude le Porte al Ricorso in Cassazione
Il processo penale offre diversi strumenti per accelerare i tempi e definire la posizione dell’imputato. Uno di questi è il concordato in appello, un meccanismo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili di questo istituto, specificando che una volta raggiunto l’accordo, non è più possibile contestare la qualificazione giuridica del reato.
I Fatti del Caso
Nel caso in esame, la Corte di Appello di Napoli, in accoglimento di un accordo tra le parti, aveva ridotto la pena inflitta a un imputato per il reato di rapina aggravata. La condanna era stata rideterminata in tre anni e otto mesi di reclusione e 1.200 euro di multa, grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche in regime di equivalenza con le aggravanti contestate. Questa decisione era il frutto di una rinuncia dell’imputato agli altri motivi di appello, concentrando l’accordo esclusivamente sulla rideterminazione della pena.
Il Ricorso in Cassazione: La Contestazione sulla Qualificazione del Reato
Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava un presunto errore di diritto: secondo il ricorrente, i fatti non avrebbero dovuto essere qualificati come rapina aggravata, bensì come il meno grave reato di furto con strappo. L’obiettivo era ottenere una ridefinizione del reato che avrebbe comportato una pena significativamente più mite.
La Decisione della Cassazione e il Principio del “Concordato in Appello”
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno richiamato un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità: aderire a un concordato in appello (previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale) comporta una rinuncia implicita a contestare in un secondo momento i punti oggetto dell’accordo. L’accordo tra accusa e difesa, una volta ratificato dal giudice, cristallizza la situazione processuale su quei punti, impedendo successive impugnazioni.
Le Motivazioni della Corte
La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla natura stessa dell’istituto del concordato. Si tratta di uno strumento deflattivo del contenzioso, volto a garantire una rapida definizione del processo in grado di appello. Permettere all’imputato di rimettere in discussione elementi centrali come la qualificazione giuridica del fatto, dopo aver beneficiato di una riduzione di pena grazie all’accordo, vanificherebbe la finalità e la logica dell’istituto.
La Corte ha specificato che l’accordo implica una rinuncia a far valere qualsiasi altra doglianza sui punti concordati, anche se relativa a questioni rilevabili d’ufficio dal giudice. L’unica eccezione a questa regola ferrea, come precisato in precedenti sentenze, riguarda l’ipotesi in cui venga applicata una pena “illegale”, cioè una sanzione non prevista dalla legge per quel tipo di reato o in una misura non consentita. Poiché nel caso di specie la contestazione non riguardava l’illegalità della pena, ma la qualificazione del fatto, il ricorso non poteva che essere respinto.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce con forza il valore quasi tombale del concordato in appello. Per la difesa, rappresenta una scelta strategica ponderata: accettare una pena certa e più mite in cambio della rinuncia a ulteriori gradi di giudizio sui motivi concordati. La decisione della Cassazione serve da monito: non si può beneficiare dei vantaggi di un accordo processuale e, al contempo, mantenere aperta la possibilità di contestarne i presupposti. La stipula del concordato chiude definitivamente la discussione sulla qualificazione del reato, salvo il caso eccezionale di una pena palesemente illegale.
È possibile ricorrere in Cassazione per contestare la qualificazione giuridica di un reato dopo aver stipulato un concordato in appello?
No, secondo la Corte di Cassazione, il ricorso è inammissibile. L’accordo tra le parti sui motivi di appello, come la determinazione della pena, implica la rinuncia a sollevare successive doglianze, inclusa quella sulla qualificazione giuridica del fatto.
Qual è l’unica eccezione per cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
L’unica eccezione prevista dalla giurisprudenza consolidata è l’irrogazione di una pena illegale, ovvero una pena non conforme alla legge per specie o quantità, e non semplicemente una pena ritenuta eccessiva.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, a titolo sanzionatorio per aver proposto un ricorso non consentito dalla legge.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 493 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 2 Num. 493 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da COGNOME COGNOME nato a Napoli il 14/04/1972 rappresentato ed assistito dall’avv. NOME COGNOME di fiducia avverso la sentenza in data 30/06/2023 della Corte di appello di Napoli, sesta sezione penale; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; preso atto che il procedimento viene trattato nelle forme del rito de plano ex art. 610, comma 5 -bis cod. proc. pen.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con sentenza ex art. 599-bis cod. proc. pen. in data 30/06/2023, la Corte di appello di Napoli, preso atto del concordato intervenuto tra le parti con rinuncia agli altri motivi di appello, riduceva la pena nei confronti di NOME COGNOME nella misura di anni tre, mesi otto di reclusione ed euro 1.200 di multa in relazione al reato di rapina aggravata, previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche in regime di equivalenza con la contestata circostanza aggravante.
Avverso la predetta sentenza, nell’interesse di NOME COGNOME è stato proposto ricorso per cassazione per lamentare violazione di legge in ordine alla
qualificazione giuridica del fatto, da intendersi quale furto con strappo e non rapina aggravata.
Secondo la consolidata giurisprudenza di legittimità, è da ritenersi inammissibile il ricorso per cassazione, avverso la sentenza resa all’esito del concordato sui motivi di appello ex art. 599-bis cod. proc. pen., volto a censurare la qualificazione giuridica del fatto, in quanto l’accordo delle parti in ordine ai pun concordati implica la rinuncia a dedurre nel successivo giudizio di legittimità ogni diversa doglianza, anche se relativa a questione rilevabile di ufficio, con l’unica eccezione dell’irrogazione di una pena illegale (Sez. 6, n. 41254 del 04/07/2019, Leone, Rv. 277196, nella quale la Corte ha precisato che detto principio, elaborato con riferimento all’art. 599, comma 4, cod. proc. pen., resta applicabile all’attuale concordato ex art. 599-bis cod. proc. pen., che costituisce la sostanziale riproposizione del precedente strumento deflattivo).
Alla pronuncia consegue, per il disposto dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila, così determinata in relazione ai profili di colpa contenuti in ricorso, in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma il 12/12/2023.