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Concordato in appello: l’inammissibilità del ricorso

Un soggetto, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un concordato in appello per il reato di furto aggravato, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando vizi di motivazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché l’adesione al concordato in appello implica l’accettazione della condanna e la rinuncia a contestarne il merito, rendendo preclusa ogni successiva doglianza sulla motivazione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dalla Legge n. 103/2017 (la cosiddetta Riforma Orlando), rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare nel secondo grado di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale legato a questo istituto: l’accordo sulla pena preclude la possibilità di presentare un successivo ricorso per cassazione per contestare il merito della condanna. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello. In primo grado, l’imputato era stato condannato per il reato di furto aggravato, in particolare per aver commesso il fatto con il volto travisato e per aver causato alla vittima un danno patrimoniale di rilevante entità.

In sede di appello, la difesa dell’imputato aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Grazie a questo concordato in appello, la pena era stata ridotta a due anni di reclusione e 800 euro di multa, con la rinuncia da parte dell’imputato ai restanti motivi di appello.

Il Ricorso e i Motivi di Doglianza

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione. I motivi addotti riguardavano un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello, in particolare sulla carenza di argomentazioni relative al riconoscimento della sua responsabilità e sulla sussistenza delle aggravanti contestate.

In sostanza, il ricorrente tentava di rimettere in discussione il fondamento stesso della condanna, ovvero la sua colpevolezza e la qualificazione giuridica del reato, proprio gli aspetti che l’accordo sulla pena mirava a definire.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile. Il ragionamento dei giudici supremi si fonda sulla natura stessa del concordato in appello. Questo istituto processuale, infatti, si basa su un accordo tra le parti che ha come oggetto l’applicazione di una pena specifica.

Accettando tale accordo, la difesa e l’imputato ammettono implicitamente gli addebiti e accettano la declaratoria di responsabilità, rinunciando a contestarla ulteriormente. Di conseguenza, come sottolineato dalla Corte, proporre un ricorso successivo per lamentare una carenza di motivazione sulla responsabilità penale è una mossa processualmente illogica e inammissibile.

La Suprema Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 4157 del 2018), secondo cui l’accordo sulla pena, formalizzato ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., presuppone l’accettazione della sentenza di condanna e la rinuncia ai motivi di ricorso che non siano strettamente legati all’applicazione della pena concordata. Pertanto, la declaratoria di inammissibilità è stata pronunciata “senza formalità”, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Le conclusioni

La decisione in commento conferma un principio consolidato: il concordato in appello è una scelta strategica che chiude definitivamente la discussione sul merito della vicenda processuale. Chi vi aderisce ottiene una riduzione della pena ma, come contropartita, perde la facoltà di contestare la propria colpevolezza davanti alla Corte di Cassazione.

In conseguenza dell’inammissibilità, il ricorrente è stato condannato, come previsto dall’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di ponderare attentamente le conseguenze di un accordo sulla pena, che rappresenta una chiusura tombale del processo sul piano della responsabilità.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver accettato un concordato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso è inammissibile se contesta il merito della condanna. L’accordo sulla pena implica la rinuncia a sollevare tali questioni.

Cosa comporta l’accettazione del concordato in appello previsto dall’art. 599-bis c.p.p.?
Comporta l’accettazione della sentenza di condanna e la rinuncia ai motivi di appello residui. La difesa, accettando la pena concordata, di fatto ammette gli addebiti, rendendo preclusa ogni successiva contestazione sulla responsabilità.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro a titolo di sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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