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Concordato in appello: limiti ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di un ‘concordato in appello’. L’imputato si lamentava della motivazione e del mancato riconoscimento delle attenuanti. La Corte ha ribadito che, dopo un accordo di questo tipo, il ricorso è possibile solo per vizi specifici come l’illegalità della pena, e non per motivi che si considerano rinunciati con l’accordo stesso.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando è Possibile Ricorrere in Cassazione?

Il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, è uno strumento che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado, rinunciando ai motivi di appello. Ma quali sono le conseguenze di questa scelta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i ristretti limiti entro cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di tale accordo.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, la Corte di Appello, su accordo delle parti, aveva parzialmente riformato una sentenza di primo grado, rideterminando la pena per un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. La pena era stata fissata in due anni e otto mesi di reclusione e 7.200,00 euro di multa.

Nonostante l’accordo, l’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando due vizi: la carenza di motivazione della sentenza e la violazione di legge per il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche come prevalenti rispetto alle aggravanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la sentenza emessa a seguito di concordato in appello può essere impugnata solo per motivi molto specifici, che non includevano quelli sollevati dal ricorrente.

I Limiti al Ricorso dopo un Concordato in Appello

La Corte ha spiegato che la logica del concordato in appello è diversa da quella del patteggiamento in primo grado (art. 444 c.p.p.). Mentre nel patteggiamento l’accordo verte sull’accusa stessa, nel concordato l’accordo si innesta sulla rinuncia ai motivi di impugnazione. Questo comporta l’impossibilità di contestare successivamente la responsabilità penale o la qualificazione giuridica del fatto.

Il ricorso in Cassazione avverso una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. è ammesso solo per motivi che riguardano:

1. La formazione della volontà dell’imputato di accedere all’accordo.
2. Il consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto.
4. L’illegalità della sanzione inflitta (ad esempio, una pena fuori dai limiti edittali previsti dalla legge o di un genere diverso da quello stabilito).

Le Motivazioni della Cassazione

La Cassazione ha stabilito che le doglianze dell’imputato non rientravano in nessuna delle categorie ammissibili. Lamentare la carenza di motivazione o il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in termini di prevalenza sono questioni di merito che, con l’adesione al concordato, si considerano rinunciate. L’accordo implica l’accettazione della valutazione complessiva operata dal giudice d’appello, inclusa la determinazione della pena e il bilanciamento delle circostanze.

Di conseguenza, poiché i motivi del ricorso non attenevano a un’effettiva illegalità della pena né a un vizio nella formazione dell’accordo, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararne l’inammissibilità.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un punto fondamentale per la difesa tecnica: la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Sebbene offra il vantaggio di una potenziale riduzione della pena e di una rapida definizione del processo, preclude quasi ogni possibilità di un ulteriore controllo di legittimità da parte della Cassazione. Salvo casi eccezionali di palese illegalità della pena o di vizi genetici dell’accordo, la sentenza diventa sostanzialmente definitiva. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che, accettando il concordato, si rinuncia implicitamente a contestare il merito della decisione di secondo grado.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza decisa con ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per un numero molto limitato di motivi. Il ricorso è ammissibile solo se riguarda vizi nella formazione della volontà di accordarsi, il consenso del PM, una decisione del giudice non conforme all’accordo, o l’illegalità della pena inflitta.

Perché il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche non è un motivo valido per ricorrere dopo un concordato in appello?
Perché, secondo la Corte di Cassazione, l’accordo con cui si rinuncia ai motivi di appello implica l’accettazione della pena così come rideterminata, includendo anche il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti. Tali questioni sono considerate rinunciate.

Qual è la differenza principale tra ‘concordato in appello’ (art. 599-bis) e ‘patteggiamento’ (art. 444)?
La differenza principale risiede nell’oggetto dell’accordo. Nel patteggiamento, l’accordo copre l’intera accusa, consentendo un ricorso per cassazione anche sulla qualificazione giuridica del fatto. Nel concordato in appello, l’accordo si basa sulla rinuncia ai motivi di impugnazione, limitando fortemente le successive possibilità di ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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