LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di condanna per reati di droga, emessa a seguito di un concordato in appello. L’ordinanza chiarisce che tale sentenza può essere impugnata solo per vizi specifici relativi alla formazione dell’accordo e non per motivi di merito, come la mancata concessione di circostanze attenuanti, ai quali si è rinunciato aderendo al patto processuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado, rinunciando ai motivi di appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi confini entro cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di tale accordo, chiarendo quali motivi di ricorso sono ammessi e quali, invece, sono destinati a essere dichiarati inammissibili.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Basato su Motivi Non Consentiti

Nel caso specifico, un imputato, condannato per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 1, d.P.R. 309/1990), aveva proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che recepiva un concordato in appello. La doglianza principale del ricorrente riguardava la presunta violazione di legge per la mancata concessione delle circostanze attenuanti, basate sul suo stato di incensuratezza e sulla sua giovane età. L’imputato sosteneva, in sostanza, che il giudice d’appello non avesse adeguatamente valutato questi elementi nel determinare la pena concordata.

I Limiti del Ricorso contro il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per riaffermare un principio consolidato in materia. I giudici hanno spiegato che il ricorso avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per motivi tassativamente indicati. Questi non riguardano il merito della decisione, ma piuttosto la legittimità e la correttezza della procedura che ha portato all’accordo.

Nello specifico, è possibile ricorrere in Cassazione solo per contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Difetti nel consenso del Procuratore Generale alla richiesta.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo stipulato tra le parti.

Sono invece inammissibili tutte le doglianze relative a motivi ai quali l’imputato ha implicitamente o esplicitamente rinunciato aderendo all’accordo, come la valutazione delle circostanze del reato o delle condizioni per un proscioglimento.

La Posizione della Giurisprudenza

La Corte ha richiamato precedenti pronunce (come la n. 30990/2018 e la n. 22002/2019) per sottolineare che l’accordo sulla pena esclude la possibilità di rimettere in discussione elementi di merito. L’unico ulteriore spazio di ammissibilità riguarda eventuali vizi che attengono alla determinazione della pena, ma solo qualora questi si traducano in una vera e propria illegalità della sanzione inflitta, e non in una mera valutazione di congruità.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della decisione si fonda sulla natura stessa del concordato in appello. Si tratta di un patto processuale attraverso il quale l’imputato, in cambio di una pena certa e potenzialmente più favorevole, rinuncia a far valere tutti i motivi di appello che non siano stati esclusi dall’accordo. La lamentela sulla mancata considerazione della giovane età e dello stato di incensuratezza rientra pienamente tra i motivi rinunciati. Accettando la pena finale proposta, l’imputato ha di fatto accettato la valutazione complessiva compiuta, che include anche il bilanciamento delle circostanze.

Pertanto, presentare un ricorso basato su tali argomenti equivale a tentare di rinegoziare i termini di un accordo già perfezionato, un’azione non consentita dalla legge. La Corte ha quindi dichiarato l’inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura strategica e definitiva del concordato in appello. La scelta di aderire a tale istituto deve essere ponderata attentamente con il proprio difensore, poiché preclude quasi ogni possibilità di successiva impugnazione di merito. La sentenza di secondo grado che ne deriva cristallizza l’accordo tra le parti, e solo gravi vizi procedurali legati alla formazione di tale accordo possono aprire la strada a un riesame da parte della Corte di Cassazione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’assistenza legale in questa fase deve essere particolarmente accurata, illustrando al cliente tutte le conseguenze e le rinunce che la scelta del concordato comporta.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. L’impugnazione è ammessa se riguarda vizi nella formazione della volontà delle parti di accordarsi, nel consenso del Procuratore Generale, o se la decisione del giudice è difforme dall’accordo raggiunto.

Si può ricorrere in Cassazione lamentando che il giudice d’appello, nel ‘concordato’, non ha concesso delle circostanze attenuanti?
No. Secondo la Corte, tali doglianze sono inammissibili perché si riferiscono a motivi a cui si è rinunciato accettando il concordato. L’accordo sulla pena implica l’accettazione del calcolo finale, comprese le circostanze valutate.

Quali sono le conseguenze se si presenta un ricorso inammissibile contro un ‘concordato in appello’?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati