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Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver accettato un concordato in appello per tentata estorsione, ha tentato di rimettere in discussione la sua colpevolezza. La Corte ribadisce che il ricorso è limitato a vizi specifici dell’accordo e non può vertere su questioni di fatto già rinunciate.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Cassazione Fissa i Paletti per il Ricorso

L’istituto del concordato in appello, noto anche come “patteggiamento in appello”, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso penale, ma quali sono i confini per impugnare la sentenza che ne deriva? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi limiti del ricorso, chiarendo che l’accordo preclude la possibilità di rimettere in discussione la sostanza dei fatti.

I Fatti del Caso: Dal Concordato in Appello al Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, accogliendo la proposta di concordato formulata dalle parti, aveva rideterminato la pena per un imputato accusato del reato di tentata estorsione aggravata. La pena era stata fissata in quattro anni e otto mesi di reclusione, oltre a una multa.

Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo: la violazione di legge in relazione alla ritenuta sussistenza di elementi sufficienti a dimostrare la sua partecipazione, a titolo di concorso, all’episodio criminoso.

Il Ricorso e i limiti del concordato in appello

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte riguardava l’ammissibilità di un ricorso che, di fatto, mirava a una rivalutazione del merito della vicenda processuale, ovvero la colpevolezza dell’imputato. La difesa lamentava un’errata applicazione della legge penale sostanziale, sostenendo l’insussistenza di prove a carico del proprio assistito. Tuttavia, questa linea difensiva si scontra frontalmente con la natura stessa del concordato in appello.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sui limiti dell’impugnazione avverso le sentenze emesse ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. I giudici hanno richiamato un principio consolidato, secondo cui il ricorso contro una sentenza di “patteggiamento in appello” è consentito solo per motivi specifici e circoscritti.

Questi motivi includono:
1. Vizi della volontà: se il consenso dell’imputato all’accordo era viziato.
2. Mancato consenso del P.M.: se mancava l’accordo del pubblico ministero.
3. Contenuto difforme: se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.
4. Pena illegale: se la sanzione applicata non è prevista dalla legge o è al di fuori dei limiti edittali.
5. Mancata valutazione dell’art. 129 c.p.p.: se il giudice non ha rilevato evidenti cause di proscioglimento.

Nel caso di specie, il motivo di ricorso non rientrava in nessuna di queste categorie. L’imputato, infatti, non contestava un vizio procedurale o un’illegalità della pena, ma tentava di riaprire una discussione sul merito della sua responsabilità penale. La Corte ha sottolineato che, aderendo al concordato, l’imputato rinuncia implicitamente a far valere tali doglianze. Proporre un motivo di ricorso che attiene a questioni di fatto, già precluse dall’accordo, rende l’impugnazione inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria per operatori del diritto e imputati. La scelta di accedere al concordato in appello è strategica e comporta conseguenze processuali irreversibili. Una volta raggiunto l’accordo sulla pena, lo spazio per contestare la decisione si riduce drasticamente. Non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione come un “terzo grado di merito” per tentare di ottenere un’assoluzione che non si è cercata nel giudizio di appello. La decisione di patteggiare implica l’accettazione del quadro probatorio e la rinuncia a contestarlo. Di conseguenza, il ricorso sarà dichiarato inammissibile, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di “patteggiamento in appello”?
No, non sempre. Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici e tassativi, come vizi nella formazione della volontà di patteggiare, una pena illegale, una sentenza con contenuto diverso da quello concordato, o la mancata valutazione di evidenti cause di proscioglimento.

Dopo aver accettato un concordato in appello, si può ancora contestare la propria colpevolezza nel merito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le doglianze relative alla valutazione dei fatti e alla colpevolezza sono considerate rinunciate con l’adesione all’accordo. Il ricorso non può essere utilizzato per rimettere in discussione la responsabilità penale.

Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Come nel caso esaminato, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, poiché il ricorso non rispettava i presupposti di legge per la sua presentazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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