LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza basata su un concordato in appello. L’accordo sulla pena, secondo la Corte, implica la rinuncia a far valere motivi precedentemente proposti, inclusa la richiesta di proscioglimento. Il ricorso avverso tale sentenza è consentito solo per vizi specifici dell’accordo e non per questioni di merito rinunciate.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo sulla Pena Preclude il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dalla riforma Orlando (legge n. 103/2017), rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sull’esito del giudizio di secondo grado. Tuttavia, quali sono le conseguenze di tale accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili per chi, dopo aver raggiunto un’intesa sulla pena, intende comunque impugnare la decisione. La pronuncia in esame stabilisce che l’accordo implica una rinuncia ai motivi di appello non inclusi nell’intesa, rendendo inammissibile un successivo ricorso basato su tali punti.

I Fatti del Caso

Nel caso specifico, un imputato, condannato in primo grado per gravi reati legati agli stupefacenti (artt. 73 e 74 d.P.R. 309/1990), aveva presentato appello. In sede di giudizio di secondo grado, la difesa e l’accusa raggiungevano un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. La Corte d’Appello, prendendo atto del concordato in appello, accoglieva la richiesta e rideterminava la pena in 13 anni di reclusione.
Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale e, soprattutto, la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., che impone al giudice di dichiarare immediatamente la presenza di cause di proscioglimento.

La Disciplina del Concordato in Appello e l’Inammissibilità del Ricorso

Il cuore della questione risiede nella natura stessa del concordato in appello. Questo istituto processuale si fonda su un accordo dispositivo delle parti: l’imputato accetta una determinata pena in cambio della rinuncia a portare avanti tutti i motivi di appello originariamente proposti, concentrandosi solo su quelli concordati.
La Corte di Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato (ius receptum): la scelta di aderire al concordato limita la cognizione del giudice d’appello ai soli punti oggetto dell’accordo e produce un effetto preclusivo sull’intero svolgimento processuale successivo, compreso il giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché basato su motivi non consentiti. L’accordo ex art. 599-bis c.p.p. comporta un’implicita rinuncia a far valere questioni, anche rilevabili d’ufficio come le cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., che non sono state oggetto dell’accordo stesso. In pratica, l’imputato, accettando di concordare la pena, rinuncia alla possibilità di contestare la propria colpevolezza e di ottenere una sentenza di assoluzione.
La giurisprudenza citata nell’ordinanza è unanime nel sostenere che il ricorso per cassazione contro una sentenza di concordato in appello è ammissibile solo per vizi che attengono alla formazione della volontà delle parti (ad esempio, un consenso viziato), al dissenso del procuratore generale o a un contenuto della decisione del giudice difforme da quanto pattuito. Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza, specialmente se relativa a motivi rinunciati, è inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la natura dispositiva e definitoria del concordato in appello. Chi sceglie questa via processuale deve essere consapevole che sta compiendo una scelta strategica che preclude, di norma, un’ulteriore impugnazione. L’accordo sulla pena rappresenta una transazione processuale in cui si baratta la certezza di una pena ridotta con la rinuncia a contestare nel merito la decisione di condanna. Pertanto, non è possibile beneficiare dei vantaggi del concordato e, contemporaneamente, mantenere aperta la possibilità di contestare la sentenza su punti ai quali si è implicitamente rinunciato.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici, come quelli relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al consenso del Procuratore generale o al caso in cui la decisione del giudice sia differente da quanto pattuito. Non è possibile impugnarla per motivi di merito ai quali si è rinunciato con l’accordo.

Con il ‘concordato in appello’ si rinuncia alla possibilità di essere prosciolti per una causa di non punibilità?
Sì. Secondo la Corte, l’accordo sulla pena comporta la rinuncia a far valere i motivi di appello non inclusi nell’intesa, comprese le questioni relative a possibili cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.). La cognizione del giudice viene limitata ai soli punti concordati.

Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di ‘concordato in appello’ viene dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati