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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

Un soggetto, condannato per reati legati agli stupefacenti a seguito di un ‘concordato in appello’, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo il proscioglimento e la rideterminazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’impugnazione contro una sentenza patteggiata in appello è consentita solo per vizi procedurali specifici e non per riesaminare questioni di merito, considerate rinunciate con l’accordo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, la scelta di aderire a tale accordo comporta significative limitazioni al diritto di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza i confini entro cui è possibile ricorrere contro una sentenza di questo tipo, dichiarando inammissibile un ricorso che contestava il merito della decisione.

Il Caso in Esame: Dal Patteggiamento in Appello al Tentativo di Ricorso

Nel caso di specie, un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Lecce per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, commi 1 e 7, D.P.R. 309/1990) a seguito di un concordato in appello, ha deciso di presentare ricorso per Cassazione.

I motivi del ricorso erano due:
1. La richiesta di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., sostenendo la sussistenza di cause di non punibilità che il giudice avrebbe dovuto rilevare d’ufficio.
2. La contestazione del calcolo della pena, in particolare per quanto riguarda l’aumento applicato per la continuazione del reato.

In sostanza, nonostante l’accordo raggiunto, il ricorrente cercava di ottenere dalla Suprema Corte una revisione completa della decisione di merito.

I Limiti del Ricorso contro il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo sulla pena in appello implica una rinuncia alla maggior parte dei motivi di impugnazione. Il controllo della Cassazione su una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma una verifica della legittimità dell’accordo stesso.

Secondo la giurisprudenza citata nell’ordinanza (in particolare Sez. 2, n. 30990/2018), i motivi di ricorso ammissibili sono tassativamente limitati a:
* Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
* Vizi relativi al consenso del Procuratore Generale alla richiesta.
* Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo pattuito tra le parti.

Qualsiasi doglianza che esuli da questo perimetro, come quelle relative a motivi rinunciati o alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento, è destinata all’inammissibilità.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’adesione al concordato in appello costituisce un atto dispositivo con cui l’imputato accetta una determinata pena in cambio della rinuncia a contestare la propria colpevolezza e altri aspetti della sentenza di primo grado. Pertanto, non è possibile, in un secondo momento, tentare di rimettere in discussione quegli stessi punti attraverso il ricorso in Cassazione. La richiesta di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. rientra proprio tra le questioni di merito a cui si è implicitamente rinunciato. Allo stesso modo, le critiche sul calcolo della pena sono ammissibili solo se la sanzione finale risulta illegale (ad esempio, perché supera i limiti massimi previsti dalla legge), ma non se si tratta di una mera contestazione della valutazione discrezionale del giudice, già oggetto dell’accordo. Poiché i motivi del ricorrente non rientravano in nessuna delle eccezioni consentite, il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette per il ricorrente, in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. In primo luogo, è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento. In secondo luogo, è stato condannato a versare la somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria viene irrogata quando si ritiene che la parte abbia proposto il ricorso ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’, ovvero quando l’impugnazione è basata su motivi palesemente infondati o non consentiti dalla legge, come nel caso di specie. La decisione, quindi, non solo conferma la stabilità delle sentenze emesse a seguito di concordato, ma funge anche da monito contro la proposizione di ricorsi dilatori o pretestuosi.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
No, il ricorso è ammesso solo per motivi specifici e tassativi, quali vizi nella formazione della volontà di accordo, nel consenso del Procuratore Generale, o se la sentenza del giudice è difforme dall’accordo raggiunto.

Se si accetta un concordato in appello, si può ancora chiedere l’assoluzione per una causa di non punibilità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, aderendo al concordato si rinuncia implicitamente a far valere motivi che avrebbero potuto portare a un proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., in quanto tali questioni attengono al merito della causa, oggetto della rinuncia.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, inoltre, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver proposto un’impugnazione basata su motivi non consentiti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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