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Concordato in appello: limiti al ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che contestava la congruità della pena definita tramite concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.). La Corte ribadisce che, accettando l’accordo, si rinuncia a contestare l’entità della pena, salvo che questa sia illegale. Il ricorso è stato giudicato inammissibile anche per genericità, con condanna del ricorrente alle spese e a un’ammenda.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando la Pena Diventa Intoccabile

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per accelerare la definizione dei processi. Tuttavia, la scelta di aderirvi comporta conseguenze precise sui successivi gradi di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica tale accordo, specialmente quando si contesta l’entità della pena.

I Fatti del Processo

Il caso nasce da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima, accogliendo la richiesta concorde delle parti, aveva parzialmente riformato una precedente condanna. In particolare, aveva riconosciuto il vincolo della continuazione tra il reato in esame (un furto aggravato dalla violenza sulle cose, per essersi impossessato di un computer, buoni pasto e denaro dopo aver forzato la porta di un negozio) e una precedente condanna.

La Corte d’Appello aveva quindi rideterminato la sanzione, applicando alla pena base un aumento per il nuovo reato, come pattuito nel concordato in appello. Insoddisfatto, l’imputato si è rivolto alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo alla presunta ‘incongruità’ della pena applicata.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza nemmeno procedere con la discussione in udienza, applicando la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5 bis, c.p.p. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: l’accordo sulla pena in appello implica una rinuncia a contestarne l’adeguatezza.

Le Motivazioni: I Limiti dell’Impugnazione nel Concordato in Appello

La Cassazione ha chiarito che il ricorso contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per ragioni ben definite. È possibile contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà: se il consenso dell’imputato o del pubblico ministero all’accordo è stato viziato.
2. Difformità della pronuncia: se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.
3. Illegalità della pena: se la sanzione inflitta è illegale, ovvero diversa per specie da quella prevista dalla legge o applicata al di fuori dei limiti edittali.

Al di fuori di questi casi, le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, come la valutazione sulla congruità della pena, sono inammissibili. Accettare il concordato in appello significa accettare la pena come ‘giusta’ per il caso specifico, perdendo il diritto di lamentarsene in un momento successivo. Inoltre, la Corte ha sottolineato come il motivo di ricorso fosse anche del tutto generico, non avendo l’imputato specificato le ragioni concrete per cui la pena sarebbe stata incongrua.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma la natura del concordato in appello come un patto processuale che offre un beneficio (la certezza e la rapidità della definizione del processo) in cambio di una rinuncia. Chi sceglie questa strada deve essere consapevole che sta barattando la possibilità di un’ampia contestazione nel merito con una soluzione concordata e definitiva. La contestazione sull’entità della pena, salvo i casi di palese illegalità, è una porta che si chiude nel momento in cui si firma l’accordo. La decisione della Cassazione funge da monito: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità, e i patti processuali, una volta stretti, vanno rispettati.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello lamentando che la pena è troppo alta?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è ammissibile un ricorso che contesta la congruità (cioè l’adeguatezza) della pena concordata tra le parti. Accettando il concordato, l’imputato rinuncia a questo tipo di motivo di ricorso.

In quali casi si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza basata su un “patteggiamento in appello”?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, nel consenso del pubblico ministero, o se la sentenza del giudice è difforme dall’accordo raggiunto. È anche possibile ricorrere se la pena applicata è illegale, ad esempio di tipo diverso da quella prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali.

Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Come stabilito nel caso di specie, all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, poiché si presume che abbia agito in colpa proponendo un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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