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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione

Un imputato, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un accordo in appello (cd. concordato in appello) per rapina aggravata, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’accordo processuale preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative ai motivi di appello a cui si è rinunciato, inclusi quelli sul trattamento sanzionatorio, a meno che la pena non sia illegale.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo Chiude le Porte alla Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che permette a imputato e pubblico ministero di accordarsi sulla pena nel secondo grado di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del successivo ricorso, specialmente quando si è rinunciato a specifici motivi di impugnazione. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa scelta processuale.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine con la condanna in primo grado di un individuo per il reato di rapina aggravata. Il GIP del Tribunale di Napoli Nord, a seguito di un rito abbreviato, aveva inflitto una pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a una multa di 2.500 euro.

In sede di appello, la difesa dell’imputato e il Procuratore Generale hanno raggiunto un accordo. L’imputato ha rinunciato a tutti i motivi di impugnazione, ad eccezione di quelli relativi al trattamento sanzionatorio. La Corte di appello di Napoli, prendendo atto del concordato in appello, ha rideterminato la pena, riducendola a 4 anni e 8 mesi di reclusione e 1.800 euro di multa, ritenendola congrua.

Il Ricorso alla Corte Suprema

Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. Il motivo principale del ricorso era un presunto vizio di motivazione e violazione di legge. Secondo la difesa, la Corte di appello non avrebbe adeguatamente considerato la possibilità di concedere le circostanze attenuanti generiche in misura equivalente alle aggravanti contestate. Tale riconoscimento, secondo il ricorrente, gli avrebbe permesso di accedere a benefici in fase esecutiva della pena, altrimenti preclusi. La motivazione della Corte territoriale veniva definita ‘di mero stile’ e quindi apparente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sui limiti imposti dal concordato in appello. I giudici hanno sottolineato che il ricorso per Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi specifici:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di aderire all’accordo.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto della sentenza difforme dall’accordo stipulato.

La Corte ha chiarito che non è possibile sollevare doglianze relative a motivi a cui si è espressamente rinunciato. La rinuncia ai motivi di appello sulla responsabilità penale si estende implicitamente anche a tutte le circostanze, aggravanti o attenuanti, che condizionano la determinazione della pena. Poiché l’imputato aveva concordato la pena finale, rinunciando agli altri motivi, la sua successiva lamentela sulla mancata concessione delle attenuanti generiche è risultata proceduralmente inaccettabile.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’accordo sulla pena limita la cognizione del giudice d’appello ai soli punti non coperti dalla rinuncia e ha un effetto preclusivo sull’intero svolgimento processuale successivo, compreso il giudizio di legittimità. L’unico limite è quello della pena ‘illegale’, ovvero una sanzione non prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura vincolante e quasi tombale del concordato in appello. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, dall’altro comporta una rinuncia significativa al diritto di impugnazione. Gli avvocati e i loro assistiti devono ponderare con estrema attenzione questa scelta, consapevoli che, una volta raggiunto l’accordo e rinunciato ai motivi di appello, lo spazio per un successivo ricorso in Cassazione si riduce drasticamente, limitandosi a vizi procedurali dell’accordo stesso e non più al merito della decisione.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza d’appello basata su un accordo (concordato in appello)?
Sì, ma solo per motivi molto specifici: se vi è stato un vizio nella formazione della volontà di accordarsi, se manca il consenso del pubblico ministero o se la sentenza è difforme dall’accordo. Non è possibile contestare il merito dei motivi a cui si è rinunciato.

Se si accetta un concordato in appello sulla pena, si rinuncia anche a contestare la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Sì. Secondo la Corte, la rinuncia ai motivi di appello sulla responsabilità, mantenendo solo quello sulla pena, è comprensiva anche delle questioni relative al bilanciamento delle circostanze, come la concessione delle attenuanti generiche. L’accordo sulla pena finale preclude ulteriori doglianze su questo punto.

Cosa succede se un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile dopo un concordato in appello?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di appello diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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