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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’. La Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, i motivi di ricorso diventano estremamente limitati, escludendo doglianze generiche sulla motivazione o sulla determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma quali sono le conseguenze di tale accordo sulla possibilità di ricorrere ulteriormente in Cassazione? Con l’ordinanza n. 1368/2024, la Suprema Corte ha fornito chiarimenti decisivi, dichiarando inammissibile un ricorso che lamentava l’omessa motivazione sulla pena dopo che le parti avevano raggiunto un accordo in appello.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato condannato per un reato legato agli stupefacenti. In secondo grado, la Corte di Appello di Catania aveva rideterminato la pena in applicazione dell’art. 599-bis c.p.p., accogliendo la richiesta congiunta delle parti. Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione da parte della Corte territoriale riguardo al trattamento sanzionatorio applicato.

Il Ricorso e la Disciplina del Concordato in Appello

L’imputato sosteneva che il giudice d’appello avesse omesso di spiegare le ragioni alla base della quantificazione della pena, anche se questa era frutto di un accordo. La questione centrale, quindi, riguarda i limiti e la natura dell’accordo processuale e quali doglianze esso preclude in un successivo grado di giudizio.

La normativa sul concordato in appello (introdotta dalla Legge n. 103/2017, la c.d. “Riforma Orlando”) prevede che l’imputato, accordandosi con il Pubblico Ministero sulla pena, rinunci agli altri motivi di appello. Questo atto di rinuncia ha un effetto devolutivo limitato: la cognizione del giudice è circoscritta esclusivamente ai punti che non sono stati oggetto di rinuncia. Di conseguenza, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p., né sulla sussistenza di aggravanti o sulla validità delle prove, poiché tali questioni sono implicitamente superate dall’accordo stesso.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha seguito il suo consolidato orientamento. Ha chiarito che l’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è possibile solo per motivi molto specifici. Questi includono:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero.
3. Una pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
4. L’applicazione di una pena illegale, ovvero una sanzione che non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge o che è di specie diversa da quella stabilita.

Qualsiasi altra doglianza, come quella relativa alla mancata valutazione di circostanze o alla generica inadeguatezza della pena (purché legale), è considerata inammissibile. La ragione è che l’accordo stesso assorbe e supera tali questioni. L’imputato, scegliendo la via del concordato, accetta la pena proposta in cambio della rinuncia ad ulteriori contestazioni nel merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale: il concordato in appello è un patto processuale che, una volta siglato, preclude la possibilità di contestare la decisione su aspetti coperti dall’accordo. Il ricorso per Cassazione resta un rimedio eccezionale, esperibile solo per vizi procedurali gravi o per l’applicazione di una pena palesemente illegale. La decisione della Suprema Corte serve da monito: la scelta del concordato è una strategia processuale che deve essere ponderata attentamente, poiché limita significativamente le successive vie di impugnazione.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ per lamentare una motivazione insufficiente sulla pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tali motivi sono inammissibili. L’accettazione del concordato comporta la rinuncia a doglianze di questo tipo, poiché la determinazione della pena è l’oggetto stesso dell’accordo.

Quali sono gli unici motivi per cui si può ricorrere in Cassazione dopo un ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammissibile solo se si denunciano vizi relativi alla formazione della volontà della parte, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, o se la pena inflitta è illegale (cioè non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo contesto?
Quando il ricorso contro una sentenza di ‘concordato in appello’ viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, quattromila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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