Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 45635 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 2 Num. 45635 Anno 2024
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 30/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto nell’interesse di COGNOME nato a NAPOLI il 08/08/2003
avverso la sentenza del 02/05/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME a seguito di procedura de plano
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
La Corte di appello di Roma, con la decisione impugnata, su concorde richiesta delle parti, parzialmente riformando la sentenza pronunciata dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma in data 27 settembre 2023 nei confronti di NOME COGNOME COGNOME ha ridotto la pena irrogata in primo grado e confermato la condanna in relazione ai reati di cui agli artt. 81, 110, 494 e 629 cod. pen.
Il suddetto imputato ha proposto ricorso per cassazione, con cui lamenta la mancata valutazione ex art. 129 cod. proc. pen. da parte dei giudici di appello.
Il ricorso è inammissibile, perché proposto con motivi non consentiti.
In tema di concordato in appello, è ammissibile il ricorso in cassazione avverso la sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis cod. proc. pen. solo qualora deduca
motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato in appello, al consenso del Procuratore generale sulla richiesta ed al contenuto difforme della pronuncia del giudice, mentre sono inammissibili le doglianze relative a motivi rinunciati e alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen. (Sez. 2, n. 30990 del 01/06/2018, Gueli, Rv. 272969-01).
Invero, in conseguenza dell’effetto devolutivo proprio dell’impugnazione, una volta che l’imputato abbia rinunciato ai motivi di appello, la cognizione del giudice è limitata ai motivi non oggetto di rinuncia (Sez. 5, n. 46850 del 11/11/2022, COGNOME, Rv. 283878).
Il procedimento deve pertanto essere definito senza formalità di procedura, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen.
Ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., il ricorrente deve essere condannato al pagamento delle spese processuali e, a titolo di sanzione pecuniaria, di una somma in favore della Cassa delle ammende, da liquidarsi equitativamente, valutati i profili di colpa emergenti dall’impugnazione (Corte cost., 13 giugno 2000, n. 186), nella misura indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 30 ottobre 2024
Il Consigliere estensore
La Presidente