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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato, condannato per rapina e resistenza, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado tramite un concordato in appello, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando l’eccessività della sanzione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia a contestare la determinazione della pena, a meno che questa non sia palesemente illegale. La decisione chiarisce i ristretti limiti di impugnabilità per questo tipo di sentenze.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena in secondo grado. Tuttavia, quali sono le conseguenze di tale accordo sulla possibilità di impugnare la successiva sentenza in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa chiarezza, delineando i confini invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica un’intesa sulla pena.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato per i reati di concorso in rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale. In sede di appello, la difesa e la procura generale raggiungevano un accordo ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. La Corte di appello, accogliendo il concordato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado, procedendo unicamente a una nuova determinazione del trattamento sanzionatorio, come pattuito tra le parti.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione alla quantificazione della pena. A suo dire, i giudici di merito non avevano adeguatamente considerato la sua condotta collaborativa e la tenuità dei fatti, elementi che avrebbero dovuto portare a una sanzione più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, che distingue nettamente tra l’astratta ricorribilità di una sentenza e l’ammissibilità dei motivi specifici dedotti.

La Corte premette che, secondo le Sezioni Unite, le sentenze emesse a seguito di concordato in appello non sono soggette al regime di ricorribilità speciale e limitato previsto per il patteggiamento in primo grado (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.). Tuttavia, ciò non significa che ogni motivo di ricorso sia ammissibile.

I Limiti dell’Impugnazione

Il cuore della pronuncia risiede nella definizione dei motivi che possono legittimamente essere portati all’attenzione della Cassazione. Il ricorso è ammissibile solo se riguarda:
1. La formazione della volontà della parte di aderire al concordato (ad es. per vizi del consenso).
2. Il consenso prestato dal pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è preclusa. In particolare, sono inammissibili i ricorsi basati su motivi a cui le parti hanno implicitamente rinunciato con l’accordo, come quelli relativi alla determinazione della pena.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha spiegato che, aderendo al concordato in appello, l’imputato accetta la pena proposta e rinuncia a contestarne la congruità. La sua doglianza circa la mancata valutazione di circostanze attenuanti o della tenuità del fatto rientra proprio tra i “motivi rinunciati”.

L’unico caso in cui sarebbe possibile contestare il trattamento sanzionatorio è quello della “pena illegale”, ovvero una pena che eccede i limiti edittali previsti dalla legge per quel reato o che è di specie diversa da quella consentita. Nel caso in esame, l’imputato non ha lamentato un’illegalità della pena, ma solo una sua presunta eccessiva severità, un giudizio di merito che l’accordo processuale ha definitivamente chiuso.

Di conseguenza, il ricorso, vertendo su un punto non più controvertibile, è stato dichiarato inammissibile con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per la difesa tecnica: il concordato in appello è una scelta strategica con effetti preclusivi significativi. Se da un lato offre la certezza di una pena concordata, dall’altro cristallizza il trattamento sanzionatorio, impedendo future contestazioni sulla sua adeguatezza. La possibilità di ricorrere in Cassazione rimane aperta, ma solo per vizi genetici dell’accordo o per macroscopiche illegalità della pena inflitta, non per rimettere in discussione il merito di una valutazione che le parti hanno scelto di sottrarre al giudizio della Corte.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, la sentenza è in linea di principio ricorribile, ma solo per un novero molto ristretto di motivi, non per qualsiasi doglianza.

Quali motivi di ricorso sono ammessi contro una sentenza di concordato in appello?
Sono ammessi solo i motivi relativi a vizi nella formazione della volontà delle parti di aderire all’accordo, al consenso del pubblico ministero o a una decisione del giudice non conforme a quanto pattuito.

Si può contestare la misura della pena concordata in appello con un ricorso in Cassazione?
No, non è possibile contestare la congruità o l’equità della pena concordata. L’accordo implica la rinuncia a tali motivi. L’unica eccezione riguarda l’ipotesi in cui la pena applicata sia “illegale”, ovvero determinata al di fuori dei limiti previsti dalla legge o di un genere non consentito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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