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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9582/2025, ha stabilito che l’adesione al concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.) implica una rinuncia a contestare la congruità della pena. Un imprenditore condannato per bancarotta ha proposto ricorso lamentando vizi nella determinazione della pena, ma la Corte lo ha dichiarato inammissibile. La scelta del rito alternativo ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo sulla Pena Blocca il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dalla legge n. 103 del 2017, rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sull’accoglimento di alcuni motivi di appello, con una conseguente rideterminazione della pena. Questa scelta, tuttavia, comporta conseguenze significative sulle successive possibilità di impugnazione. Con la recente ordinanza n. 9582 del 2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’accordo sulla pena in appello preclude la possibilità di contestarne successivamente la correttezza in sede di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda un imprenditore condannato in primo grado per i reati di bancarotta fraudolenta, sia documentale che distrattiva, ai danni della propria società. L’imputato aveva presentato appello avverso la sentenza di condanna. Nel corso del giudizio di secondo grado, la difesa ha raggiunto un accordo con la Procura Generale per una rideterminazione della pena, accedendo così alla procedura del concordato in appello prevista dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, ha emesso la relativa sentenza. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imprenditore ha deciso di proporre ricorso per cassazione, lamentando con un unico motivo l’omessa motivazione da parte della Corte d’Appello circa la corretta determinazione della sanzione penale.

La Decisione della Corte e il Valore del Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito della questione. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della natura e degli effetti del concordato in appello. Secondo gli Ermellini, questo istituto si basa su un potere dispositivo delle parti: l’imputato, in cambio di una pena concordata e potenzialmente più favorevole, rinuncia a portare avanti tutti i motivi di appello che non sono stati oggetto dell’accordo. Questa rinuncia non è un atto formale vuoto, ma una scelta strategica che produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo, compreso l’eventuale giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è netta e si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il potere dispositivo riconosciuto all’imputato dall’art. 599-bis c.p.p. non solo limita la cognizione del giudice di secondo grado ai soli punti concordati, ma preclude anche la possibilità di sollevare in Cassazione questioni che sono state implicitamente abbandonate con l’accordo. In pratica, se l’imputato accetta una determinata pena, non può poi dolersi della sua congruità o del percorso logico-giuridico che ha portato alla sua quantificazione. Tale doglianza è inammissibile perché relativa a un punto del processo al quale l’interessato ha volontariamente rinunciato. L’unica eccezione a questa regola, non ravvisata nel caso di specie, riguarda l’ipotesi di applicazione di una pena illegale, cioè una sanzione non prevista dall’ordinamento per quel tipo di reato o quantificata al di fuori dei limiti edittali.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito per la difesa tecnica: la scelta di accedere al concordato in appello deve essere attentamente ponderata. Se da un lato può rappresentare un’efficace strategia per ottenere una riduzione della pena e una definizione più rapida del processo, dall’altro comporta la cristallizzazione della posizione processuale su tutti gli aspetti coperti dall’accordo. La rinuncia ai motivi di appello è totale e definitiva e preclude la possibilità di un successivo ‘ripensamento’ davanti alla Corte di Cassazione. Di conseguenza, l’imputato che sceglie questa via deve essere pienamente consapevole che sta barattando il diritto a un’ulteriore impugnazione nel merito con la certezza di una pena concordata.

È possibile impugnare in Cassazione la determinazione della pena dopo aver concluso un concordato in appello?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta del concordato in appello implica la rinuncia a contestare le questioni oggetto dell’accordo, inclusa la determinazione della pena, rendendo un eventuale ricorso su questo punto inammissibile.

Qual è l’unica eccezione al principio di inammissibilità del ricorso dopo un concordato in appello?
L’unica eccezione prevista dalla giurisprudenza è il caso in cui la pena concordata e applicata sia illegale, ovvero una sanzione non prevista dalla legge o determinata al di fuori dei limiti minimi e massimi stabiliti dalla norma incriminatrice.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso inammissibile in questi casi?
In caso di ricorso dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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