LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre soggetti per spaccio di droga. Due ricorrenti avevano siglato un concordato in appello, precludendosi la possibilità di contestare la responsabilità. Per il terzo, viene esclusa la lieve entità del fatto a causa del suo ruolo centrale nell’organizzazione criminale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i limiti che tale accordo impone alla possibilità di ricorrere ulteriormente per la revisione della condanna. Analizziamo insieme i contorni di questa importante decisione.

Il Caso: Appello e Ricorso per Spaccio di Sostanze Stupefacenti

Tre individui, condannati in primo grado per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, avevano impugnato la sentenza dinanzi alla Corte d’Appello. Quest’ultima, in parziale riforma, aveva rideterminato la pena per due di loro, confermando invece la condanna per il terzo.

Contro la decisione di secondo grado, tutti e tre hanno proposto ricorso per Cassazione:

1. I primi due imputati hanno lamentato un vizio di motivazione e una violazione di legge riguardo all’affermazione della loro responsabilità penale e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
2. Il terzo imputato ha invece contestato la mancata riqualificazione del reato nella fattispecie meno grave del fatto di lieve entità, prevista dal comma 5 dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorsi Inammissibili

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati, sebbene per ragioni differenti, offrendo spunti cruciali sia sul piano procedurale che su quello sostanziale.

La Posizione sul Concordato in Appello

Per i primi due ricorrenti, la decisione si è fondata su un punto procedurale decisivo: essi avevano raggiunto un accordo sulla pena con la Procura Generale in sede di appello. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia ai motivi di impugnazione relativi alla responsabilità penale. Di conseguenza, non è possibile presentare ricorso in Cassazione per contestare aspetti che sono stati oggetto di tale rinuncia. Le uniche eccezioni, non riscontrate nel caso di specie, riguardano vizi nella formazione della volontà di accedere all’accordo, il dissenso del pubblico ministero o l’illegalità della pena concordata.

La Valutazione del Fatto di Lieve Entità

Anche il ricorso del terzo imputato è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente escluso la configurabilità del fatto di lieve entità. La valutazione non può basarsi su un’analisi astratta, ma deve considerare la complessità del caso concreto. Dalle indagini era emerso che l’imputato non era uno spacciatore occasionale, ma un punto di riferimento di un’articolata e stabile organizzazione dedita allo spaccio sul territorio. Questo ruolo, provato dal numero di episodi contestati e dal contenuto delle intercettazioni, è stato ritenuto incompatibile con la ‘minima offensività’ richiesta per l’applicazione dell’attenuante.

Le Motivazioni della Corte: L’Effetto Preclusivo del Concordato in Appello

Le motivazioni dell’ordinanza sono estremamente chiare. Per quanto riguarda il concordato in appello, la Corte sottolinea che l’accordo sulla pena costituisce un atto dispositivo che preclude la possibilità di rimettere in discussione il merito della responsabilità. Accettando il concordato, l’imputato accetta implicitamente la condanna e rinuncia a contestarla, concentrando l’accordo unicamente sulla quantificazione della pena. Permettere un successivo ricorso sulla colpevolezza svuoterebbe di significato l’istituto stesso, concepito per accelerare la definizione dei processi. Per quanto attiene alla qualificazione del fatto, la Corte ribadisce che la valutazione della ‘lieve entità’ deve essere globale, tenendo conto di tutti gli indici previsti dalla norma e del contesto complessivo in cui si inserisce la condotta. La partecipazione a una rete organizzata è un elemento di particolare gravità che, di per sé, può escludere la minore offensività del fatto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, la scelta di aderire a un concordato in appello deve essere attentamente ponderata dalla difesa, poiché essa preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso in Cassazione sul merito della vicenda. È una porta che, una volta chiusa, difficilmente si riapre. In secondo luogo, la speranza di ottenere la qualificazione di un reato di spaccio come ‘fatto di lieve entità’ si affievolisce notevolmente quando le prove dimostrano un inserimento stabile e non occasionale dell’imputato in un contesto criminale organizzato. La decisione conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza nel valutare la reale portata offensiva delle condotte legate al traffico di stupefacenti.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello)?
No, di regola non è possibile contestare la responsabilità penale. Il ricorso in Cassazione, dopo un concordato, è ammesso solo se si lamentano vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o se la pena applicata risulta illegale.

Cosa impedisce di qualificare un fatto di spaccio come di “lieve entità” secondo la Corte?
La qualifica di “lieve entità” viene esclusa quando l’imputato ha un ruolo di riferimento all’interno di un’organizzazione di spaccio strutturata e stabile sul territorio. L’inserimento in un contesto criminale organizzato è considerato incompatibile con la minima offensività richiesta dalla norma.

Qual è la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna definitiva dei ricorrenti, che sono tenuti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro ciascuno) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati