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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato, dopo aver definito la pena tramite un “concordato in appello”, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la qualificazione giuridica del reato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’accordo sulla pena implica una rinuncia a far valere qualsiasi altro motivo di impugnazione, ad eccezione del caso di applicazione di una pena illegale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 26705/2024) torna a fare chiarezza sui limiti che tale accordo impone alla possibilità di presentare un successivo ricorso per cassazione, confermando un orientamento ormai consolidato.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Napoli che, accogliendo la richiesta congiunta delle parti, aveva rideterminato la pena per un imputato per il reato di cui all’art. 291-bis d.p.r. 43/1973. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando un errore nella qualificazione giuridica del fatto, ovvero nel modo in cui il fatto storico era stato inquadrato in una specifica norma di reato.

La decisione della Corte di Cassazione e l’effetto del concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della questione sollevata. La decisione si fonda su un principio cardine che regola gli effetti del concordato in appello: l’adesione a tale accordo processuale comporta una rinuncia implicita a far valere ogni altro motivo di doglianza.

Le motivazioni: la rinuncia implicita nel concordato

Nelle motivazioni, i giudici di legittimità spiegano che l’accordo tra le parti sui punti concordati, che tipicamente riguardano la misura della pena, il bilanciamento delle circostanze o la concessione delle attenuanti, implica la rinuncia a contestare tutti gli altri aspetti della sentenza. Questa rinuncia ha una portata molto ampia e si estende anche a questioni che, in assenza di accordo, potrebbero essere rilevate d’ufficio dal giudice, come appunto l’errata qualificazione giuridica del fatto.

La Corte richiama la propria giurisprudenza consolidata (tra cui le sentenze Leone n. 41254/2019 e Abbattista n. 3398/2024), sottolineando che l’unica eccezione a questa regola generale riguarda l’ipotesi in cui venga irrogata una pena illegale, ovvero una sanzione non prevista dall’ordinamento per quel tipo di reato o applicata in misura non conforme ai limiti edittali. Poiché nel caso di specie la pena concordata era pienamente legale, il ricorso non poteva che essere respinto.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

L’ordinanza in esame ribadisce un’importante lezione per la pratica forense. La scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica che deve essere attentamente ponderata. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, dall’altro chiude quasi ogni porta a un successivo giudizio di legittimità. L’imputato e il suo difensore devono essere consapevoli che, accettando l’accordo, cristallizzano la sentenza di appello in quasi tutti i suoi aspetti, rinunciando a contestare questioni di diritto anche fondate. La declaratoria di inammissibilità, inoltre, comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende (in questo caso fissata in 3.000 euro), rendendo un ricorso avventato anche economicamente svantaggioso.

È possibile fare ricorso in Cassazione per contestare la qualificazione giuridica di un reato dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato)?
No, secondo l’ordinanza, l’accordo sui motivi di appello implica la rinuncia a sollevare ogni altra doglianza nel successivo giudizio di legittimità, inclusa quella sulla qualificazione giuridica del fatto.

Qual è l’unica eccezione che permette di ricorrere in Cassazione dopo un concordato in appello?
L’unica eccezione citata dalla Corte per la quale è possibile presentare ricorso è l’irrogazione di una pena illegale, cioè una pena non conforme alla legge per specie o per quantità.

Cosa comporta la presentazione di un ricorso inammissibile dopo un concordato in appello?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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