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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso proposto contro una sentenza di concordato in appello. La Corte ribadisce che, una volta accettato l’accordo sulla pena, non è più possibile contestare la responsabilità penale nel merito, ma solo eccepire vizi specifici legati alla formazione della volontà o al contenuto dell’accordo stesso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è precluso

L’istituto del concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale strategico che consente di definire il giudizio di secondo grado con maggiore celerità. Tuttavia, la scelta di aderire a tale accordo comporta precise conseguenze, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di impugnare la successiva sentenza. Con la recente ordinanza n. 23037/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi confini entro cui è possibile ricorrere contro una decisione basata su un accordo tra le parti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti (artt. 73 e 74 del D.P.R. 309/1990). La Corte d’Appello di Cagliari aveva emesso una sentenza sulla base di un concordato in appello raggiunto tra l’imputato e la Procura Generale, secondo le modalità previste dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sollevando un unico motivo: una violazione di legge relativa all’affermazione della sua responsabilità penale. In sostanza, pur avendo concordato la pena, contestava nel merito la sua colpevolezza.

Il Ricorso in Cassazione e i limiti del concordato in appello

L’articolo 599-bis c.p.p., introdotto dalla riforma del 2017, stabilisce che le parti possono chiedere alla Corte d’Appello di accordarsi sull’accoglimento, anche parziale, dei motivi di impugnazione, rinunciando agli altri. Se l’accordo comporta una nuova determinazione della pena, le parti la indicano al giudice. La Cassazione, nell’analizzare il caso, ha sottolineato come questa scelta processuale limiti intrinsecamente le successive possibilità di impugnazione. L’accordo si fonda su una rinuncia ai motivi non accolti, cristallizzando il giudizio su specifici punti. Pertanto, tentare di rimettere in discussione la responsabilità penale, un punto implicitamente accettato con l’accordo sulla pena, costituisce un’azione non consentita dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo chiaro le ragioni di tale decisione. L’adesione al concordato in appello implica la rinuncia a contestare i punti non inclusi nell’accordo. Il ricorso per Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis è ammesso solo per motivi molto specifici, quali:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo (ad esempio, se il consenso è stato estorto o dato per errore).
2. Mancanza del consenso del Procuratore Generale sulla richiesta.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme da quanto concordato tra le parti.

Sono invece inammissibili, come nel caso di specie, le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato o che contestano la mancata valutazione delle condizioni per un proscioglimento nel merito (ex art. 129 c.p.p.). La Corte ha concluso che le lamentele del ricorrente erano precluse, poiché miravano a riaprire una discussione sulla colpevolezza che l’accordo aveva definitivamente chiuso.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio fondamentale: il concordato in appello è una scelta consapevole che baratta la possibilità di un esito più favorevole in un giudizio ordinario con la certezza di una pena concordata. Una volta intrapresa questa strada, non è possibile tornare indietro e contestare il fondamento stesso della responsabilità penale. La conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso è stata la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p. per i ricorsi proposti senza colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di valutare attentamente tutte le implicazioni prima di optare per un accordo processuale.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello per contestare la propria colpevolezza?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso è inammissibile se contesta la responsabilità penale. Una volta accettato il concordato, si rinuncia implicitamente ai motivi relativi all’affermazione della colpevolezza.

Quali sono gli unici motivi per cui è ammesso un ricorso contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p.?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi che riguardano la formazione della volontà della parte di accedere al concordato, il consenso del Procuratore generale o un contenuto della sentenza difforme dall’accordo raggiunto.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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