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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9970/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado (concordato in appello), contestava la mancata valutazione di cause di proscioglimento. La Corte ha ribadito che il patteggiamento in appello implica la rinuncia a tali doglianze, limitando la possibilità di ricorrere in Cassazione a specifici vizi procedurali o all’illegalità della pena.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta una scelta strategica per l’imputato che può portare a una riduzione della pena in cambio della rinuncia ai motivi di appello. Tuttavia, questa scelta processuale ha conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Con la recente ordinanza n. 9970 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi limiti del ricorso contro una sentenza emessa a seguito di tale accordo, chiarendo quali doglianze non possono più essere sollevate.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte di Appello di Lecce. In secondo grado, l’imputato aveva richiesto e ottenuto, ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., una rideterminazione della pena per il delitto di riciclaggio (art. 648-bis c.p.), che era stata fissata in otto mesi di reclusione e 8.000,00 euro di multa. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e il concordato in appello

L’imputato, tramite il suo difensore, sollevava due principali motivi di ricorso. In primo luogo, lamentava la violazione di legge per omessa motivazione riguardo alla possibile applicazione di una delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 del codice di procedura penale. In sostanza, sosteneva che il giudice d’appello, prima di ratificare l’accordo sulla pena, avrebbe dovuto verificare l’assenza di palesi cause di non punibilità. In secondo luogo, denunciava un vizio di motivazione generale, sostenendo che la sentenza fosse mancante di un’adeguata giustificazione, anche in presenza di un concordato in appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno richiamato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’accesso al concordato in appello comporta una rinuncia implicita a far valere determinate censure. In particolare, non sono ammissibili ricorsi che contestano:

1. Motivi rinunciati: L’accordo sulla pena presuppone la rinuncia ai motivi di appello, inclusi quelli relativi alla valutazione del merito della vicenda.
2. Mancata valutazione delle cause di proscioglimento: Le doglianze relative alla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. sono inammissibili, poiché la scelta del rito speciale implica l’accettazione di una sentenza di condanna a una pena concordata.
3. Determinazione della pena: Non si possono sollevare vizi relativi alla quantificazione della pena, a meno che essa non sia illegale (ad esempio, fuori dai limiti edittali) o diversa da quella concordata tra le parti.

La Cassazione ha chiarito che il ricorso è consentito solo per questioni che non sono state oggetto di rinuncia, come vizi nella formazione della volontà dell’imputato di accedere al concordato, nel consenso del pubblico ministero, o nel caso in cui la pronuncia del giudice sia difforme dall’accordo. Nel caso di specie, le lamentele del ricorrente rientravano pienamente nell’alveo delle questioni rinunciate con l’accordo, rendendo il ricorso un tentativo inammissibile di rimettere in discussione il merito della causa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con fermezza la natura del concordato in appello come istituto che definisce il giudizio sulla base di un accordo processuale. Chi sceglie questa via deve essere consapevole che sta limitando drasticamente le proprie facoltà di impugnazione. La possibilità di ricorrere in Cassazione è ridotta a un controllo sulla legalità dell’accordo e della pena irrogata, non su una nuova valutazione dei fatti o sulla potenziale innocenza dell’imputato. Questa pronuncia serve da monito: la scelta di un rito premiale come il concordato deve essere ponderata attentamente, poiché chiude la porta alla maggior parte delle contestazioni che si sarebbero potute sollevare in un giudizio ordinario.

Dopo un concordato in appello, è possibile ricorrere in Cassazione sostenendo che il giudice avrebbe dovuto assolvermi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. sono inammissibili, in quanto si considerano rinunciate con l’accettazione del concordato.

Quali sono i motivi validi per impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici che non implicano una rinuncia, quali vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero, al contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo, o all’applicazione di una sanzione illegale.

La motivazione della sentenza può essere contestata dopo un accordo sulla pena in appello?
Sì, ma solo entro certi limiti. Il ricorrente può contestare una motivazione mancante o palesemente illogica. Tuttavia, nel caso specifico, la Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello congrua e articolata, e quindi non soggetta a censure di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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