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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili tre ricorsi. Due di questi sono respinti poiché gli imputati avevano stipulato un concordato in appello, rinunciando così ai motivi di impugnazione poi riproposti. Il terzo ricorso è stato giudicato inammissibile per genericità, in quanto non affrontava specificamente le motivazioni della sentenza di condanna. La decisione sottolinea i limiti del ricorso per cassazione a seguito di un accordo sulla pena e l’importanza della specificità dei motivi.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: le Conseguenze sul Diritto di Ricorrere in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8353 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione, in particolare quando si è fatto ricorso allo strumento del concordato in appello. Questa decisione evidenzia come le scelte processuali compiute in secondo grado possano precludere in modo definitivo la possibilità di contestare la propria responsabilità davanti alla Suprema Corte. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Tre Posizioni Processuali Distinte

La vicenda processuale riguarda tre imputati condannati dalla Corte d’Appello di Milano per reati legati agli stupefacenti, ma partendo da posizioni diverse.

Un primo imputato era stato assolto in primo grado. La Corte d’Appello, riformando la decisione, lo aveva invece condannato, ritenendo provata la sua responsabilità sulla base di intercettazioni telefoniche.

Gli altri due imputati, invece, avevano scelto la via del concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.). In sostanza, avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale rinunciando a tutti i motivi di appello, ad eccezione di quelli relativi alla rideterminazione della pena. La Corte d’Appello aveva recepito l’accordo, dichiarando inammissibili i motivi rinunciati e rideterminando le loro condanne.

Tutti e tre, sebbene per ragioni diverse, decidevano di presentare ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità per Tutti i Ricorrenti

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti e tre i ricorsi, sebbene con motivazioni differenti che meritano di essere analizzate separatamente, in quanto illustrano due distinti principi procedurali di fondamentale importanza.

Le Motivazioni sul Concordato in Appello e l’Effetto Preclusivo

Per i due imputati che avevano scelto il concordato in appello, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la rinuncia ai motivi di appello in funzione dell’accordo sulla pena limita la cognizione del giudice di secondo grado solo ai punti non rinunciati e produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale successivo, compreso il giudizio di legittimità.

In altre parole, accedendo al concordato, gli imputati avevano volontariamente rinunciato a contestare la loro responsabilità penale. Di conseguenza, non potevano riproporre tali questioni in Cassazione. Il ricorso sarebbe stato ammissibile solo se avesse contestato vizi nella formazione della volontà di accedere all’accordo (ad esempio, coercizione) o un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito. Poiché tali vizi non sono stati adeguatamente dedotti, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.

L’Importanza della Specificità dei Motivi di Ricorso

Per il primo imputato, quello condannato in appello in riforma di un’assoluzione, il motivo di inammissibilità è stato diverso: la mancanza del requisito della specificità estrinseca del ricorso. La Corte ha osservato che il suo ricorso si limitava a una generica contestazione della motivazione della Corte d’Appello, senza però analizzare e criticare puntualmente le argomentazioni sviluppate dai giudici di secondo grado nelle pagine della sentenza.

La Cassazione ricorda che l’impugnazione non può essere una mera riproposizione di tesi difensive, ma deve consistere in una critica argomentata e specifica del provvedimento impugnato, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici. In assenza di questo confronto puntuale, il ricorso è considerato generico e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre due lezioni cruciali:

1. La scelta del concordato in appello è strategica e definitiva: Se da un lato può portare a un beneficio sulla pena, dall’altro comporta la rinuncia a contestare nel merito la propria colpevolezza. Questa rinuncia ha un effetto preclusivo che si estende fino al giudizio in Cassazione. È una decisione che va ponderata attentamente con il proprio difensore.
2. La tecnica di redazione del ricorso è fondamentale: Per superare il vaglio di ammissibilità della Cassazione, un ricorso deve essere specifico, dettagliato e deve dialogare criticamente con la sentenza che si intende impugnare. Le contestazioni generiche o astratte sono destinate all’inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e alla definitività della condanna.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello)?
No, se il ricorso riguarda i motivi a cui si è rinunciato. La Cassazione chiarisce che la rinuncia ai motivi di appello per accedere al concordato preclude la possibilità di riproporli in sede di legittimità. Si possono contestare solo vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo o al suo contenuto.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è inammissibile per genericità quando non si confronta specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. Non basta una contestazione generica, ma è necessario indicare puntualmente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che dimostrano l’errore del giudice precedente, analizzando i passaggi della motivazione.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma, determinata equitativamente dalla Corte, in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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