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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32834/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva ratificato un accordo sulla pena, noto come concordato in appello. L’imputato, condannato per uso indebito di carta bancomat, aveva contestato la valutazione sulla sua colpevolezza. La Suprema Corte ha chiarito che, accettando il concordato, l’imputato rinuncia ai motivi di appello relativi alla responsabilità, potendo ricorrere in Cassazione solo per vizi specifici e non per questioni di merito.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena in secondo grado. Tuttavia, tale accordo comporta importanti conseguenze sulla possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica tale patto processuale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Savona per il reato di indebito utilizzo di una carta bancomat. In secondo grado, la Corte d’appello di Genova, accogliendo l’accordo tra le parti, riformava parzialmente la sentenza, riducendo la pena a un anno di reclusione e 400 euro di multa.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il proprio difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello. Il ricorso era affidato a un unico motivo, con cui si lamentava la violazione di legge e il vizio di motivazione. In sostanza, si contestava alla Corte d’appello di aver ratificato l’accordo senza una valutazione autonoma e approfondita circa la sussistenza di eventuali cause di proscioglimento, limitandosi a un rinvio generico alle risultanze processuali.

La Decisione sul Concordato in Appello e il Ricorso

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, rafforzato dalle Sezioni Unite, che definisce in modo stringente i confini del ricorso per cassazione avverso le sentenze emesse ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p.

La Corte ha ribadito che, aderendo al concordato in appello, l’imputato accetta una ridefinizione della pena in cambio della rinuncia ai motivi di appello che non riguardano il trattamento sanzionatorio. Di conseguenza, le doglianze relative all’affermazione della sua responsabilità penale esulano dai motivi ammessi per il successivo ricorso in Cassazione.

I Motivi Ammissibili di Ricorso

La giurisprudenza ha circoscritto le ragioni per cui è possibile impugnare una sentenza di “patteggiamento in appello”. Queste includono:
1. Vizi nella formazione della volontà: Se il consenso dell’imputato o del pubblico ministero è stato viziato.
2. Contenuto difforme: Se la pronuncia del giudice si discosta dall’accordo raggiunto tra le parti.
3. Cause di proscioglimento evidenti: Ma solo in casi eccezionali e immediatamente percepibili, come la prescrizione del reato maturata prima della sentenza d’appello.
4. Illegalità della pena: Se la sanzione applicata è illegale perché non prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali.

Il motivo sollevato dal ricorrente, che atteneva alla presunta carenza di motivazione sulla sua colpevolezza, non rientrava in nessuna di queste categorie.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che il ricorrente lamentava vizi di violazione di legge e motivazionali con riguardo all’affermazione della sua responsabilità. Tuttavia, questi erano proprio i motivi ai quali aveva implicitamente rinunciato aderendo all’accordo. Accettare il concordato in appello significa, infatti, “prendere atto della rinuncia ai motivi afferenti la responsabilità dell’imputato”.

Di conseguenza, tentare di riproporre in sede di legittimità questioni relative al merito della colpevolezza si traduce in un’impugnazione per motivi non consentiti dalla legge. Il giudice d’appello, nel ratificare l’accordo, non è tenuto a redigere una motivazione complessa come quella di una sentenza ordinaria, ma deve verificare l’assenza di cause di proscioglimento evidenti (ex art. 129 c.p.p.) e la correttezza della qualificazione giuridica del fatto e della pena concordata. La censura del ricorrente, che lamentava una motivazione troppo sintetica, si è scontrata con la natura stessa dell’istituto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in commento consolida un orientamento fondamentale per la difesa tecnica: la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica con effetti preclusivi significativi. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che tale scelta comporta la quasi totale rinuncia a contestare l’affermazione di responsabilità in Cassazione. Il ricorso successivo sarà possibile solo per vizi procedurali specifici o per palese illegalità della pena, ma non per rimettere in discussione il cuore dell’accusa. Questa pronuncia serve da monito: il concordato è un patto che, una volta sigillato, chiude la porta a gran parte delle contestazioni di merito, rendendo la sentenza d’appello sostanzialmente definitiva sulla colpevolezza.

Quando è possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza che applica un concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, quali vizi nella formazione della volontà delle parti, un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, l’estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza d’appello, o l’illegalità della pena applicata.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la valutazione sulla responsabilità penale dell’imputato. Aderendo al concordato in appello, l’imputato aveva implicitamente rinunciato a tali motivi, che quindi non potevano più essere fatti valere in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di inammissibilità del ricorso?
In caso di declaratoria di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, qualora la Corte ravvisi una colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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