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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Due imputati ricorrono in Cassazione contro una sentenza di tentato furto pluriaggravato, lamentando errori nel calcolo della pena. La sentenza era frutto di un concordato in appello. La Cassazione dichiara i ricorsi inammissibili, poiché l’accordo sulla pena preclude la possibilità di sollevare questioni che si intendono rinunciate, come quelle sul calcolo della pena stessa.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena in secondo grado. Tuttavia, tale accordo comporta importanti conseguenze sulla possibilità di ricorrere successivamente in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i confini di questa procedura, stabilendo che l’adesione al concordato implica una rinuncia a far valere determinate doglianze, rendendo il successivo ricorso inammissibile.

Il Caso in Esame: Dal Tentato Furto all’Accordo sulla Pena

Nel caso di specie, due imputati erano stati condannati per tentato furto pluriaggravato. In sede di appello, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena, che la Corte d’Appello aveva ratificato rideterminando la condanna in due anni di reclusione e 400 euro di multa per ciascuno. Nonostante l’accordo, gli imputati hanno presentato ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge nel calcolo degli aumenti di pena per le circostanze aggravanti, in violazione del principio moderato previsto dall’art. 63, comma 4, del codice penale.

I Limiti del Concordato in Appello secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, basando la sua decisione sulla natura stessa del concordato in appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: l’accordo sulla pena in appello non è solo una semplice richiesta di ricalcolo, ma un atto dispositivo che limita la cognizione del giudice di secondo grado e ha effetti preclusivi sull’intero processo, compreso il giudizio di legittimità.

L’adesione a tale accordo implica una rinuncia implicita a tutte le questioni, anche quelle rilevabili d’ufficio, che non sono compatibili con la volontà di accettare una determinata pena. Di conseguenza, il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per vizi specifici, quali:

1. Difetti nella formazione della volontà della parte di aderire all’accordo.
2. Mancanza o vizio del consenso del Procuratore Generale.
3. Una decisione del giudice che si discosta dall’accordo raggiunto tra le parti.

La Decisione sul Ricorso e il Principio della Rinuncia

Nel caso specifico, le lamentele degli imputati riguardavano il calcolo della pena, un aspetto che rientra pienamente nell’oggetto dell’accordo. Accettando il concordato in appello, i ricorrenti hanno implicitamente rinunciato a contestare le modalità di quantificazione della sanzione finale. Pertanto, le loro doglianze sono state ritenute inammissibili, in quanto relative a motivi rinunciati. La Corte ha sottolineato che il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599-bis c.p.p. produce effetti analoghi a quelli della rinuncia all’impugnazione, precludendo la possibilità di sollevare in Cassazione questioni che sono state superate dall’accordo.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità richiamando la giurisprudenza precedente, la quale afferma che il ricorso avverso una sentenza di ‘patteggiamento in appello’ è inammissibile se riguarda questioni rinunciate in funzione dell’accordo. Questo principio si estende anche a questioni rilevabili d’ufficio, come la valutazione di cause di non punibilità ex art. 129 c.p.p., poiché l’accordo sulla pena preclude l’intero svolgimento processuale successivo su tali punti. La pena applicata, inoltre, rientrava nella ‘forchetta edittale’ prevista dalla legge ed era stata concordata tra le parti, rendendo infondata ogni successiva contestazione sul merito del calcolo.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura vincolante del concordato in appello e le sue significative implicazioni processuali. Per gli operatori del diritto e per gli imputati, emerge chiaramente che la scelta di aderire a un accordo sulla pena deve essere ponderata attentamente, poiché preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso in Cassazione. L’impugnazione rimane una via percorribile solo per vizi genetici dell’accordo stesso, ma non per rimettere in discussione il merito della pena concordata. La decisione si conclude, come previsto dall’art. 616 c.p.p., con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 4.000 euro ciascuno, a causa dell’inammissibilità del ricorso.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ per motivi relativi al calcolo della pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo sulla pena in appello implica la rinuncia a sollevare questioni relative al calcolo della pena stessa, rendendo il ricorso su tali punti inammissibile.

Quali sono gli unici motivi per cui si può ricorrere in Cassazione contro una sentenza basata su un ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi che riguardano la formazione della volontà della parte di aderire all’accordo, il consenso del Procuratore Generale o un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di ‘concordato in appello’ viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di quattromila euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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