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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. L’imputato non può contestare la mancata assoluzione (ex art. 129 c.p.p.) dopo aver volontariamente accettato l’accordo sulla pena, rinunciando di fatto a tali motivi.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale che consente di definire il giudizio di secondo grado attraverso un accordo tra le parti sulla pena. Tuttavia, la scelta di percorrere questa via comporta delle conseguenze significative sui successivi gradi di giudizio. Con la recente ordinanza n. 4025/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi limiti all’ammissibilità del ricorso avverso una sentenza emessa a seguito di tale accordo, chiarendo che non è possibile rimettere in discussione questioni a cui si è implicitamente rinunciato.

I Fatti del Caso: Dall’Appello al Ricorso per Cassazione

Il caso in esame ha origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari, pronunciata ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’imputato, dopo aver concordato la pena in appello, si rivolgeva alla Suprema Corte lamentando la violazione di legge, in particolare la mancata pronuncia di una sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto, come previsto dall’art. 129 c.p.p. La richiesta era, dunque, quella di annullare la sentenza impugnata nonostante l’accordo precedentemente raggiunto.

La Disciplina del Concordato in Appello e i Suoi Effetti

L’art. 599-bis c.p.p., introdotto dalla riforma Orlando (L. 103/2017), consente alle parti di accordarsi sui motivi d’appello da accogliere e, di conseguenza, sulla rideterminazione della pena. Questa scelta ha un effetto preclusivo: accettando l’accordo, l’imputato rinuncia a tutti gli altri motivi di gravame. Il potere dispositivo riconosciuto alle parti non solo limita la cognizione del giudice di secondo grado, ma preclude anche la possibilità di sollevare le stesse questioni in un successivo giudizio di legittimità.

I Limiti all’Impugnazione dopo il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. Gli Ermellini hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui, avverso una sentenza frutto di concordato in appello, il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per motivi molto specifici. Questi includono:

* Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
* Vizi riguardanti il consenso prestato dal Procuratore Generale alla richiesta.
* Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo pattuito tra le parti.

Qualsiasi altra doglianza, specialmente se relativa a motivi a cui si è rinunciato con l’accordo, è considerata inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha specificato che le questioni rilevabili d’ufficio, come la sussistenza di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., rientrano tra quelle a cui l’interessato rinuncia in funzione dell’accordo sulla pena. Il potere dispositivo riconosciuto dalla norma ha un effetto preclusivo sull’intero svolgimento processuale, compreso il giudizio di legittimità. Di conseguenza, non è possibile ‘ripensarci’ e tentare di ottenere un’assoluzione nel merito dopo aver beneficiato della riduzione di pena derivante dal concordato.

Nel caso specifico, la Corte ha inoltre osservato che la qualificazione del reato (cessione di cocaina) come fatto di lieve entità ai sensi dell’art. 73, comma 5, d.p.r. 309/90 era corretta e che la tesi dell’uso personale era smentita dalla stessa contestazione contenuta nell’imputazione. La pena applicata, infine, era coerente con l’accordo raggiunto e si collocava nel minimo della forchetta edittale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato e il suo difensore devono valutare attentamente i benefici di un accordo sulla pena rispetto alla possibilità di far valere altri motivi di impugnazione. Una volta siglato l’accordo e ottenuta la sentenza, lo spazio per un successivo ricorso in Cassazione si restringe drasticamente, essendo limitato ai soli vizi procedurali dell’accordo stesso. La pronuncia ribadisce il principio di auto-responsabilità delle parti nel processo penale: la rinuncia a determinati motivi di appello è un atto consapevole che preclude future contestazioni sul merito della vicenda.

È possibile ricorrere in Cassazione per chiedere l’assoluzione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia a far valere motivi che avrebbero potuto portare a un proscioglimento, inclusa la richiesta di assoluzione per insussistenza del fatto ai sensi dell’art. 129 c.p.p.

Quali sono gli unici motivi per cui è ammesso un ricorso in Cassazione contro una sentenza di ‘patteggiamento in appello’?
Il ricorso è considerato ammissibile solo se contesta vizi relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al consenso del Procuratore Generale, oppure se il contenuto della sentenza del giudice risulta essere diverso da quello concordato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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