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Concordato in appello: il rigetto non rende incompatibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice d’appello che rigetta una richiesta di concordato sulla pena non diventa per questo incompatibile a decidere nel merito. La sentenza analizza un caso di traffico di stupefacenti, in cui il ricorso dell’imputato è stato respinto. La Corte ha ritenuto che la decisione sul concordato in appello sia un atto interno al giudizio di secondo grado e non un’anticipazione di giudizio. Sono stati inoltre giudicati infondati i motivi relativi alla motivazione sul rigetto della proposta e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, data la gravità dei fatti.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Perché il Rigetto Non Rende il Giudice Incompatibile?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 3339/2024, affronta una questione procedurale di grande rilevanza: cosa accade quando un giudice rigetta la richiesta di concordato in appello? Questo diniego compromette la sua imparzialità e lo rende incompatibile a proseguire nel giudizio? La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara, consolidando un orientamento giurisprudenziale fondamentale per la difesa.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un grave reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990. La Corte di Appello di Trieste aveva confermato la sentenza di primo grado. Durante il giudizio di appello, la difesa aveva avanzato due richieste principali: l’applicazione di un concordato in appello (noto anche come patteggiamento in appello) per ottenere una riduzione della pena e, in subordine, il riconoscimento delle attenuanti generiche. Entrambe le istanze erano state respinte.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basato su quattro motivi principali:

1. Illegittimità Costituzionale: Si sosteneva che il giudice d’appello, avendo rigettato la richiesta di concordato, avesse di fatto anticipato il proprio giudizio sulla congruità della pena e sull’assenza di attenuanti, diventando così incompatibile a decidere nel merito.
2. Vizio di Motivazione sul Rigetto del Concordato: La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse fornito una motivazione adeguata per respingere la proposta di accordo sulla pena.
3. Motivazione Apparente sulla Continuazione: Si contestava la genericità della motivazione con cui erano stati calcolati gli aumenti di pena per i reati in continuazione.
4. Mancata Concessione delle Attenuanti Generiche: Si eccepiva che la Corte non avesse considerato la condotta processuale dell’imputato, come l’ammissione degli addebiti e il parziale risarcimento del danno per un reato connesso.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati. La decisione si è concentrata in particolare sulla questione dell’incompatibilità del giudice, ribadendo un principio consolidato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha spiegato che il rigetto del concordato in appello non può essere equiparato a una valutazione anticipata del merito che genera incompatibilità. A differenza di quanto avviene in primo grado, nel giudizio di appello il giudice è già pienamente investito della valutazione del merito. La decisione sulla richiesta di concordato è considerata una pronuncia incidentale, che avviene nella stessa fase processuale e sulla base degli stessi atti che il giudice utilizzerà per la decisione finale.

Non si tratta, quindi, di un’anticipazione di giudizio, ma di una valutazione sulla congruità della pena proposta che rientra pienamente nelle competenze del collegio giudicante. La Corte ha citato la sentenza n. 448 del 2005 della Corte Costituzionale, che aveva già chiarito questo punto, affermando che affidare la decisione al medesimo giudice risponde a esigenze di continuità e globalità del giudizio.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Cassazione ha ritenuto che la Corte di Appello avesse motivato in modo logico e sufficiente. Il rigetto del concordato e delle attenuanti generiche era giustificato dalla particolare gravità dei fatti: l’ingente quantitativo di stupefacente (oltre 500 grammi di cocaina), le modalità della condotta (occultamento e tentata fuga pericolosa) e il fatto che la pena base di partenza fosse già stata fissata al minimo edittale, rendendo qualsiasi ulteriore riduzione inappropriata.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale nella procedura penale: il rigetto del concordato in appello non inficia l’imparzialità del giudice. Tale decisione è parte integrante del giudizio di secondo grado e non costituisce una forma di pregiudizio. Per la difesa, ciò significa che la strategia di proporre un concordato in appello, seppur legittima, deve essere supportata da argomenti solidi che dimostrino la congruità della pena proposta, tenendo conto che il giudice valuterà la richiesta nel contesto complessivo del quadro probatorio e della gravità del reato già accertato in primo grado. La decisione della Corte di Cassazione conferma la coerenza del sistema e la piena legittimità dell’operato dei giudici d’appello in queste circostanze.

Il giudice che rigetta la richiesta di ‘concordato in appello’ diventa incompatibile a decidere sul merito del processo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rigetto del concordato in appello è una decisione incidentale presa dal giudice già investito del merito. Non costituisce un’anticipazione di giudizio che ne compromette l’imparzialità, poiché avviene nella stessa fase processuale e sulla base degli stessi atti della decisione finale.

È possibile impugnare in Cassazione il provvedimento di rigetto della richiesta di concordato sulla pena?
Sì. La Corte conferma l’orientamento secondo cui il provvedimento di rigetto del concordato di pena (ex art. 599-bis c.p.p.) è ricorribile per cassazione unitamente alla sentenza che definisce il giudizio d’appello.

Perché la Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del rigetto delle attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto che la valutazione sulla particolare gravità del fatto (quantitativo di droga, modalità della condotta, pericolosità della fuga) fosse logicamente incompatibile con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Il giudizio negativo sulla gravità complessiva del reato ha assorbito e superato la valutazione degli elementi positivi portati dalla difesa, come l’ammissione parziale e il risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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