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Concordato in appello: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati avverso una sentenza della Corte di Appello che recepiva un accordo sulla pena (concordato in appello). L’ordinanza chiarisce che, una volta raggiunto tale accordo, il ricorso in Cassazione è consentito solo per vizi relativi alla formazione della volontà, al consenso del PM o a una pronuncia difforme dall’accordo, e non per contestare nel merito le questioni oggetto di rinuncia.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Il concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, è uno strumento processuale che permette alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena, rinunciando ai motivi di impugnazione. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto tale accordo, si decide comunque di presentare ricorso in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa chiarezza sui limiti invalicabili di tale facoltà, ribadendo un principio consolidato: l’accordo chiude la porta a quasi ogni tipo di contestazione successiva.

I Fatti del Caso

Due imputati, condannati in primo grado per gravi reati, avevano presentato appello. Durante il giudizio di secondo grado, le parti raggiungevano un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. La Corte di Appello, recependo il concordato in appello, rideterminava la sanzione e confermava nel resto la sentenza di condanna.
Nonostante l’accordo, gli imputati decidevano di proporre ricorso per cassazione. Il primo imputato contestava vari aspetti della sentenza di merito, tra cui l’affermazione di responsabilità, la sussistenza di un’aggravante e l’applicazione della recidiva. Il secondo, invece, lamentava un vizio di motivazione sulla sua effettiva volontà di aderire al concordato.

I Limiti del Ricorso dopo il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ma per ragioni diverse. La decisione offre l’opportunità di analizzare nel dettaglio la natura e gli effetti del concordato in appello.

Per il primo ricorrente, i motivi erano palesemente inammissibili perché non consentiti. La giurisprudenza è ferma nel ritenere che, una volta perfezionato l’accordo, il ricorso in Cassazione sia possibile solo per motivi strettamente circoscritti, quali:

* Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
* Mancanza del consenso del procuratore generale.
* Una decisione del giudice difforme da quanto concordato.

Qualsiasi altro motivo, specialmente se relativo a questioni di merito a cui si è rinunciato (come la valutazione della responsabilità, la qualificazione giuridica del fatto o la sussistenza di aggravanti), non può essere fatto valere. L’accordo, infatti, implica una rinuncia implicita a contestare tali punti.

Per il secondo ricorrente, il cui motivo era astrattamente ammissibile (contestava la formazione della volontà), la Corte ha ritenuto la doglianza manifestamente infondata. La sentenza d’appello, infatti, aveva dato atto della presenza in udienza degli imputati e dei loro difensori, i quali avevano insistito per l’applicazione del concordato, previa rinuncia agli altri motivi. Questa attestazione è stata ritenuta sufficiente a dimostrare la piena consapevolezza e volontà della parte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito che l’istituto del concordato in appello si fonda su un patto processuale che produce un effetto devolutivo limitato. Con la rinuncia ai motivi di appello, la cognizione del giudice viene circoscritta esclusivamente alla verifica della correttezza dell’accordo e alla sua applicazione. Di conseguenza, le questioni oggetto di rinuncia escono definitivamente dal perimetro del giudizio.

Consentire un ricorso in Cassazione per contestare punti a cui si è volontariamente rinunciato significherebbe vanificare la ratio stessa dell’istituto, che è quella di definire il processo in modo più celere. La Corte ha richiamato numerosi precedenti conformi, sottolineando come la scelta di accedere al concordato cristallizzi la situazione processuale su tutti gli aspetti non legati alla validità dell’accordo stesso. La decisione di inammissibilità comporta, come previsto dall’art. 616 c.p.p., la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva di fondamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sulla portata vincolante del concordato in appello. La decisione di avvalersi di questo strumento deve essere ponderata attentamente, con la piena consapevolezza che essa comporta una rinuncia quasi tombale a far valere ulteriori doglianze nel merito. Il ricorso in Cassazione rimane un’ipotesi eccezionale, limitata a vizi genetici dell’accordo e non a un ripensamento tardivo sulla sua convenienza. La pronuncia rafforza la stabilità delle decisioni basate su accordi processuali, garantendo certezza del diritto e deflazione del contenzioso.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione dopo un concordato in appello?
No. Il ricorso è ammesso solo in casi limitati, come vizi relativi alla formazione della volontà di aderire all’accordo, al consenso del procuratore generale o se la decisione del giudice è difforme da quanto pattuito.

Cosa succede se i motivi del ricorso riguardano questioni a cui l’imputato aveva rinunciato con il concordato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. L’accordo sulla pena implica la rinuncia a contestare tutti gli altri aspetti della sentenza, come l’affermazione di responsabilità, le aggravanti o la qualificazione giuridica del fatto. Tali questioni non possono essere riproposte in Cassazione.

Come viene verificata la volontà dell’imputato di aderire al concordato?
La Corte di Appello deve dare atto della manifestazione di volontà. Nel caso specifico, la presenza in udienza dell’imputato e del suo difensore, e la loro insistenza nella richiesta di concordato previa rinuncia agli altri motivi, è stata considerata prova sufficiente della volontà di aderire all’accordo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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