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Concordato in appello: i limiti all’impugnazione

La Corte di Cassazione analizza i ricorsi di cinque imputati condannati per associazione di tipo mafioso e altri reati. La sentenza chiarisce che il concordato in appello sulla pena preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative all’utilizzabilità delle prove o alla qualificazione giuridica del fatto, rendendo i relativi ricorsi inammissibili. Tuttavia, la Corte accoglie il ricorso di un imputato per un errore di calcolo della pena, annullando la sentenza nei suoi confronti per la rideterminazione della sanzione, poiché la riduzione per il rito abbreviato non era stata applicata correttamente a tutti i reati in continuazione.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando la rinuncia ai motivi preclude il ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20300 del 2025, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per Cassazione a seguito di un concordato in appello. La pronuncia analizza la posizione di diversi imputati, distinguendo nettamente tra chi ha raggiunto un accordo sulla pena e chi contesta vizi procedurali specifici, come l’errato calcolo della sanzione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’appello di Lecce, che aveva confermato le condanne per diversi imputati per reati gravi, tra cui associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), detenzione di armi e traffico di stupefacenti. Cinque imputati hanno presentato ricorso in Cassazione.

– Tre di loro, dopo aver rinunciato in appello a tutti i motivi di impugnazione eccetto quelli relativi alla pena, avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale (concordato in appello o patteggiamento in appello).
– Un altro imputato contestava la sua partecipazione all’associazione, lamentando un’errata valutazione delle prove e delle intercettazioni.
– L’ultimo imputato, invece, lamentava un errore puramente matematico nel calcolo della pena, sostenendo che la riduzione di un terzo prevista per il rito abbreviato non era stata applicata correttamente agli aumenti per i reati satellite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha adottato decisioni differenti per i vari ricorrenti, delineando principi procedurali di grande rilevanza.

1. Ricorsi basati sul concordato in appello: I ricorsi dei tre imputati che avevano patteggiato la pena in appello sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’accordo sulla pena implica una rinuncia a sollevare qualsiasi altra questione, incluse quelle relative all’utilizzabilità delle prove o alla qualificazione giuridica dei fatti. L’impugnazione in Cassazione, in questi casi, è permessa solo se viene irrogata una pena illegale, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

2. Ricorso basato sulla valutazione delle prove: Anche il ricorso dell’imputato che contestava nel merito la sua colpevolezza è stato dichiarato inammissibile. I giudici hanno ritenuto che la Corte d’appello avesse motivato in modo logico e coerente la sua decisione, basandosi su una pluralità di elementi probatori (intercettazioni, riconoscimenti, ecc.) e che il ricorso si limitasse a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in secondo grado.

3. Ricorso basato sull’errore di calcolo: L’unico ricorso accolto è stato quello relativo all’errore di calcolo della pena. La Cassazione ha rilevato che la Corte d’appello aveva erroneamente applicato la riduzione di un terzo, prevista dall’art. 442 c.p.p. per il rito abbreviato, solo sulla pena base del reato più grave, omettendo di applicarla anche sugli aumenti disposti per i reati satellite in continuazione. Per questo motivo, la sentenza è stata annullata senza rinvio limitatamente a questo imputato, e gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’appello per la corretta rideterminazione della pena.

Concordato in appello e limiti al ricorso

La parte più significativa della sentenza riguarda il concordato in appello. La Corte sottolinea che tale istituto, disciplinato dall’art. 599-bis c.p.p., ha una funzione deflattiva. L’imputato, accordandosi sulla pena, accetta la valutazione di colpevolezza e rinuncia a contestare nel merito le prove a suo carico. Di conseguenza, non può poi, nel successivo ricorso per Cassazione, rimettere in discussione questioni (come la validità delle intercettazioni) a cui ha implicitamente rinunciato. Questo orientamento mira a garantire la stabilità delle decisioni e l’efficienza del sistema giudiziario.

Errore di calcolo della pena e annullamento

Al contrario, l’errore nel calcolo matematico della pena costituisce un vizio che può sempre essere dedotto in Cassazione, anche dopo un concordato in appello, in quanto attiene alla legalità della sanzione inflitta. La Corte ha chiarito che la riduzione per il rito abbreviato deve essere calcolata sulla pena complessiva, determinata dopo aver applicato gli aumenti per la continuazione tra i vari reati. Operare diversamente si traduce in una pena illegale perché superiore a quella dovuta per legge.

Le motivazioni della Suprema Corte

Nelle motivazioni, la Corte di Cassazione ha evidenziato come l’adesione al concordato in appello rappresenti una scelta processuale che preclude la deduzione di vizi diversi dalla pena illegale. I giudici hanno affermato che, una volta che le parti concordano sull’entità della pena rinunciando agli altri motivi, il giudice d’appello non ha più l’obbligo di motivare su questioni quali la nullità o l’inutilizzabilità delle prove, poiché tali questioni non rientrano più nell’oggetto della sua decisione. Per quanto riguarda l’errore di calcolo, la Corte ha agito in conformità con la sua giurisprudenza costante, che considera i vizi relativi ai passaggi intermedi del calcolo della pena come motivo legittimo di ricorso, anche a seguito delle recenti riforme legislative. La decisione di annullare la sentenza nei confronti di un solo imputato per la rideterminazione della pena dimostra il rigore della Corte nel garantire l’applicazione corretta della legge, anche negli aspetti puramente aritmetici.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza delle scelte processuali difensive. Il concordato in appello è uno strumento vantaggioso per ottenere una pena certa e potenzialmente più mite, ma comporta la rinuncia a contestare nel merito la decisione. D’altra parte, la sentenza conferma che il controllo di legalità della Cassazione rimane pieno e ineludibile per quanto riguarda la corretta applicazione delle norme sanzionatorie, inclusi i meccanismi di calcolo della pena derivanti dalla scelta di riti alternativi come il giudizio abbreviato. La distinzione operata dalla Corte tra le diverse posizioni processuali offre un’utile guida per gli operatori del diritto nella gestione delle strategie difensive nei gradi di impugnazione.

Se si accetta un concordato in appello sulla pena, si può ancora contestare l’utilizzabilità delle prove in Cassazione?
No. Secondo la sentenza, l’accordo sulla determinazione della pena in appello (concordato) implica la rinuncia a tutti gli altri motivi di ricorso, comprese le questioni relative alla nullità o all’inutilizzabilità degli elementi di prova. Tali motivi diventano quindi inammissibili.

La riduzione di un terzo per il rito abbreviato si applica solo al reato più grave o a tutta la pena?
La riduzione di un terzo per il rito abbreviato deve essere applicata sulla pena complessiva, calcolata dopo aver applicato gli aumenti per i reati commessi in continuazione (reati satellite), e non solo sulla pena base del reato più grave.

Cosa succede se la Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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