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Concordato in appello: i limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati contro una sentenza di “concordato in appello” per rapina. Il ricorso lamentava un errato calcolo della pena, ma la Corte ha ribadito che i motivi di impugnazione sono limitati e non possono riguardare aspetti ai quali si è rinunciato con l’accordo, come specifiche circostanze attenuanti. L’inammissibilità ha comportato la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando è Possibile Ricorrere in Cassazione?

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che permette alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado, rinunciando a determinati motivi di impugnazione. Tuttavia, quali sono i limiti per contestare tale accordo davanti alla Corte di Cassazione? Una recente ordinanza fa luce sui motivi di ricorso ammessi e su quelli destinati a essere dichiarati inammissibili.

I Fatti del Caso

Due imputati, condannati per il reato di rapina, avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte di Appello. Sulla base di tale intesa, la Corte territoriale aveva rideterminato la pena. Successivamente, i due imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando un errore nel calcolo della pena. Nello specifico, si dolevano della mancata applicazione di una riduzione di un terzo, che a loro dire era stata una delle ragioni che li aveva spinti a scegliere la via del concordato, anche in considerazione di un risarcimento del danno non valutato.

La Decisione della Corte sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché proposti per un motivo non consentito dalla legge. Gli Ermellini hanno richiamato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, secondo cui il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è possibile solo in casi ben definiti.

In particolare, è ammissibile un ricorso che contesti:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Una pronuncia del giudice difforme rispetto a quanto concordato tra le parti.

Al contrario, non sono ammesse doglianze che riguardino motivi ai quali si è espressamente rinunciato, la mancata valutazione delle condizioni per un proscioglimento immediato (art. 129 c.p.p.), o vizi nella determinazione della pena che non si traducano in una sanzione illegale (cioè una pena fuori dai limiti di legge o di tipo diverso da quella prevista).

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, i ricorrenti si lamentavano della mancata applicazione di una circostanza attenuante e del conseguente, a loro avviso, errato calcolo della pena. Tuttavia, tale attenuante non era stata oggetto dell’accordo raggiunto in appello, il quale prevedeva unicamente il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche con rinuncia a tutti gli altri motivi. Di conseguenza, la doglianza sollevata rientrava tra quelle inammissibili, poiché verteva su un motivo rinunciato e su un presunto errore di calcolo che non rendeva la pena illegale.
La Corte ha quindi stabilito che, avendo le parti liberamente pattuito i termini della pena, non è possibile in seguito contestare in Cassazione elementi che non erano stati inclusi in quell’accordo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce la natura pattizia e definitiva del concordato in appello. Le parti che scelgono questa strada devono essere consapevoli che stanno rinunciando a far valere determinate contestazioni in cambio di una definizione più rapida e certa della pena. Il ricorso per Cassazione resta una via percorribile, ma solo per vizi genetici dell’accordo o per una sua palese violazione da parte del giudice. Qualsiasi ripensamento su aspetti specifici del calcolo della pena o su attenuanti non concordate non troverà accoglimento, e il ricorso sarà dichiarato inammissibile con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello”?
No. Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà delle parti di accordarsi, nel consenso del pubblico ministero, o nel caso in cui la sentenza sia difforme dall’accordo raggiunto.

Se l’accordo non include una specifica attenuante, è possibile lamentarne la mancata applicazione in Cassazione?
No. Secondo l’ordinanza, le doglianze relative a motivi ai quali si è rinunciato, come il mancato riconoscimento di un’attenuante non inclusa nell’accordo, rendono il ricorso inammissibile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso di questo tipo?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, la cui entità è commisurata al grado di colpa nell’aver proposto un ricorso per motivi non consentiti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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