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Concordato in appello: i limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. L’ordinanza ribadisce che tale sentenza può essere impugnata solo per vizi specifici legati alla formazione dell’accordo o per ‘pena illegale’, escludendo questioni relative alla valutazione delle circostanze attenuanti o a precedenti dinieghi di accordo, quando la pena finale rientra nei limiti di legge.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando e Come si Può Impugnare la Sentenza?

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, rinunciando ai motivi di appello. Ma cosa succede se una delle parti non è soddisfatta dell’esito? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 24245/2024) fa chiarezza sui ristrettissimi limiti di impugnabilità di una sentenza emessa a seguito di tale accordo.

I Fatti del Caso

Due soggetti, condannati per reati legati agli stupefacenti, proponevano ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello di Salerno, emessa proprio a seguito di un concordato in appello. Le doglianze erano diverse:

* Un ricorrente lamentava l’illegalità della pena, sostenendo che un suo precedente tentativo di concordato era stato illegittimamente respinto. Il diniego si basava sul divieto di concedere le attenuanti generiche in presenza di recidiva reiterata, una norma poi dichiarata incostituzionale.
* L’altro ricorrente si doleva semplicemente del mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Entrambi i motivi, seppur apparentemente fondati su questioni di diritto, miravano a rimettere in discussione la quantificazione della pena pattuita.

La Decisione: Inammissibilità dei Ricorsi

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. La Suprema Corte ha ribadito che la possibilità di ricorrere contro una sentenza frutto di concordato in appello è eccezionale e limitata a specifiche ipotesi, che non includevano quelle sollevate dai ricorrenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su una chiara interpretazione della natura e della finalità dell’art. 599-bis c.p.p. L’adesione al concordato in appello comporta una rinuncia implicita a far valere tutte le questioni che non rientrano nel perimetro del ricorso straordinario. Vediamo i punti chiave del ragionamento dei giudici:

I Limiti Tassativi all’Impugnazione

La giurisprudenza costante, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che il ricorso in Cassazione contro una sentenza ‘concordata’ è ammissibile solo se vengono dedotti motivi relativi a:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo (es. errore, violenza, dolo).
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
4. Illegalità della sanzione inflitta.

I motivi presentati dai ricorrenti non rientravano in nessuna di queste categorie. La Corte ha sottolineato che questioni relative alla mancata valutazione di condizioni di proscioglimento o vizi nella determinazione della pena, che non si traducano in una vera e propria illegalità, sono coperte dalla rinuncia insita nell’accordo.

Il Concetto di ‘Pena Illegale’

Il punto cruciale è la distinzione tra una pena ritenuta ‘ingiusta’ e una pena ‘illegale’. La Cassazione, citando le Sezioni Unite (sent. Savini, 2022), ha chiarito che una pena è illegale solo quando non è prevista dall’ordinamento giuridico o quando la sua quantificazione esce dai limiti edittali (minimo e massimo) fissati dalla legge per quel reato. Il mancato riconoscimento di un’attenuante, che attiene alla discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena, non rende la pena ‘illegale’, a patto che il risultato finale resti all’interno della cornice edittale. Poiché nel caso di specie la pena era nei limiti di legge, il motivo è stato ritenuto infondato.

Inoltre, la Corte ha specificato che il precedente diniego di un diverso accordo, anche se basato su norme poi ritenute invalide, è una questione procedurale superata dalla stipula del nuovo e definitivo concordato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze significative. Accettando un accordo sulla pena, l’imputato rinuncia alla possibilità di contestare in Cassazione gran parte delle questioni di merito e di diritto, salvo i vizi gravissimi e tassativi indicati dalla giurisprudenza. La ‘convenienza’ dell’accordo deve essere valutata attentamente, poiché chiude quasi definitivamente la porta a ulteriori impugnazioni. La nozione di ‘pena illegale’ rimane l’unica, stretta via d’uscita, ma la sua applicazione è limitata a casi di errore manifesto e non a semplici disaccordi sulla quantificazione della pena.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa dopo un concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
Sì, ma solo per motivi molto specifici e tassativi, quali vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, mancanza del consenso del PM, una decisione del giudice non conforme all’accordo, oppure l’applicazione di una pena ‘illegale’, ovvero non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali.

Il mancato riconoscimento di attenuanti generiche rende la pena ‘illegale’ e quindi appellabile in Cassazione dopo un concordato in appello?
No. Secondo l’ordinanza, la valutazione delle circostanze attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice per la determinazione della pena. Finché la sanzione finale rimane entro i limiti minimi e massimi previsti dalla legge per quel reato, non si configura una ‘pena illegale’ e quindi il motivo non è ammissibile.

Se un precedente tentativo di concordato è stato respinto, si può impugnare la sentenza del successivo concordato che è stato invece accettato?
No. La Corte ha chiarito che le vicende relative a precedenti tentativi di accordo sono superate dalla stipula dell’accordo definitivo. Con l’accettazione del concordato finale, la parte rinuncia a far valere eventuali vizi o doglianze relative alle fasi procedurali precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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