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Concordato in appello e limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione si pronuncia sui ricorsi di un gruppo di imputati condannati per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La sentenza dichiara inammissibili la maggior parte dei ricorsi, in particolare quelli presentati a seguito di un “concordato in appello” sulla pena. Tuttavia, accoglie parzialmente il ricorso di un imputato, annullando la sentenza con rinvio per totale assenza di motivazione sull’aumento di pena applicato per il reato continuato, ribadendo un principio fondamentale sulla necessità della giustificazione della sanzione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Ammesso?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10921 del 2025, torna a delineare i confini del ricorso per cassazione a seguito di un concordato in appello. La pronuncia offre spunti cruciali sull’obbligo di motivazione della pena da parte del giudice, anche quando gli aumenti sono minimi. Il caso esaminato riguarda una complessa vicenda di associazioni dedite al narcotraffico, ma i principi espressi hanno una portata generale per la procedura penale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la responsabilità penale di numerosi imputati per la loro partecipazione a due distinte associazioni criminali finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti. Oltre al reato associativo, erano contestati vari reati satellite, come spaccio, detenzione di armi ed estorsione.

In sede di appello, la maggior parte degli imputati aveva scelto la via del concordato in appello (previsto dall’art. 599-bis c.p.p.), accordandosi con la Procura sulla pena da applicare e rinunciando ai motivi di appello non relativi al trattamento sanzionatorio. Altri imputati, invece, non avevano aderito a tale procedura, e i loro ricorsi erano stati decisi nel merito.

Il Concordato in Appello e i Suoi Limiti al Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati che avevano definito la loro posizione con il concordato in appello. I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: la sentenza emessa a seguito di accordo sulla pena è ricorribile in Cassazione solo per motivi molto specifici. Questi includono vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, il mancato consenso del pubblico ministero, o una pena illegale (ad esempio, perché diversa da quella prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Non è invece possibile, come tentato dai ricorrenti, contestare l’eccessività della pena concordata o la misura degli aumenti per la continuazione, né sollevare questioni relative a cause di proscioglimento a cui si era implicitamente rinunciato con l’accordo. La scelta del concordato, quindi, preclude una successiva riconsiderazione nel merito della quantificazione della pena.

La Motivazione su Recidiva e Attenuanti Generiche

Per due degli imputati che non avevano fatto ricorso al concordato, la Cassazione ha ritenuto infondate le censure relative all’applicazione della recidiva e al diniego delle attenuanti generiche. La Corte d’Appello, secondo i giudici di legittimità, aveva fornito una motivazione logica e non contraddittoria. Per esempio, la recidiva era stata confermata valorizzando il reinserimento dell’imputato nel medesimo gruppo criminale dopo una precedente condanna per lo stesso tipo di reato. Analogamente, il diniego delle attenuanti era stato giustificato sulla base di elementi concreti come il possesso di armi, il ruolo direttivo nelle estorsioni e la prosecuzione dell’attività illecita anche dopo l’arresto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della decisione, per le sue implicazioni pratiche, risiede nell’analisi del ricorso di un ultimo imputato. A differenza degli altri, la sua impugnazione è stata parzialmente accolta. La Corte territoriale aveva concesso le attenuanti generiche in regime di equivalenza (e non di prevalenza) e aveva applicato un aumento di pena per i reati satellite legati dal vincolo della continuazione. Mentre la prima decisione è stata ritenuta correttamente motivata, la seconda è stata censurata.

La Suprema Corte ha rilevato una totale assenza di motivazione riguardo alla misura dell’aumento di pena per la continuazione, che ammontava complessivamente a nove mesi di reclusione. Richiamando un fondamentale principio espresso dalle Sezioni Unite (sentenza Pizzone, n. 47127/2021), la Corte ha ricordato che il giudice, nel calcolare la pena per il reato continuato, deve non solo individuare il reato più grave e stabilire la pena base, ma anche calcolare e motivare l’aumento per ciascun reato satellite. Sebbene il grado di dettaglio della motivazione possa essere proporzionato all’entità dell’aumento, una motivazione totalmente assente rende la decisione illegittima. Non è possibile, infatti, verificare il rispetto dei limiti legali e la proporzionalità della sanzione.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma tre principi cardine del processo penale. Primo, il concordato in appello è una scelta processuale che limita drasticamente le possibilità di un successivo ricorso in Cassazione, confinandolo a vizi procedurali o all’illegalità della pena. Secondo, le censure sulla valutazione di elementi come la recidiva o le attenuanti generiche sono inammissibili in Cassazione se la motivazione del giudice di merito è logica e non manifestamente contraddittoria. Terzo, e più importante, l’obbligo di motivazione del giudice è un presidio invalicabile: anche per aumenti di pena di modesta entità derivanti dalla continuazione, è necessaria una giustificazione, seppur sintetica, che non può mai mancare del tutto. La sua assenza comporta l’annullamento della sentenza sul punto.

Dopo un concordato in appello, per quali motivi si può ricorrere in Cassazione?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, dissenso del pubblico ministero, o quando la pena applicata è illegale (cioè diversa da quella prevista dalla legge o al di fuori dei limiti edittali). Non si può contestare l’eccessività della pena concordata.

Una motivazione generica è sufficiente per negare le attenuanti?
No, la motivazione non deve essere generica. Come emerge dalla sentenza, il diniego deve essere fondato su elementi concreti e individualizzanti, come il ruolo svolto nel reato, il possesso di armi o la persistenza nel comportamento criminale. Una motivazione basata su fatti specifici è considerata valida.

Il giudice deve sempre motivare l’aumento di pena per ogni reato satellite nel reato continuato?
Sì. La sentenza, richiamando le Sezioni Unite, stabilisce che il giudice deve calcolare e motivare l’aumento di pena per ciascun reato satellite. Sebbene il livello di dettaglio della motivazione possa variare in base all’entità dell’aumento, una sua totale assenza rende la sentenza illegittima e soggetta ad annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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