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Concordato in appello: annullata sentenza difforme

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva accettato solo parzialmente un ‘concordato in appello’. L’accordo, proposto per due reati, era stato applicato solo a uno. La Cassazione ha stabilito che un accordo processuale non può essere modificato dal giudice e che una decisione difforme rende il patto inefficace, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Annullata la Sentenza se il Giudice non Rispetta l’Accordo

Il concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la definizione concordata del processo di secondo grado. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30118 del 2025, ha ribadito un principio cruciale: il giudice non può modificare i termini dell’accordo raggiunto tra le parti. Se la sentenza si discosta da quanto concordato, essa diventa inefficace. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Accordo Accettato solo a Metà

La vicenda processuale ha origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. In primo grado, l’imputato era stato condannato per due diversi reati, identificati come capo A) e capo B). In sede di appello, la difesa aveva formalizzato, con il consenso del Procuratore Generale, una proposta di concordato in appello che riguardava entrambi i capi di imputazione.

Tuttavia, la Corte d’Appello, pur accogliendo la richiesta per il reato A) e riducendo la pena come pattuito, confermava nel resto la condanna di primo grado, inclusa quella per il reato B), di fatto ignorando la parte dell’accordo relativa a quest’ultimo. La decisione del giudice risultava quindi difforme rispetto al negozio processuale concluso tra le parti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione: Il cuore del concordato in appello

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Violazione dell’art. 599-bis c.p.p.

Il motivo principale, e quello risultato decisivo, riguardava la violazione delle norme sul concordato in appello. La difesa ha sostenuto che la Corte d’Appello, decidendo in modo difforme dall’accordo, ne aveva causato l’inefficacia. L’accordo, infatti, era un pacchetto unico e indivisibile che copriva entrambi i reati contestati. Accettarlo solo in parte equivaleva a una sua inammissibile modifica unilaterale da parte del giudice.

2. Violazione dell’art. 81 c.p.

In subordine, il ricorrente lamentava la mancata applicazione della continuazione tra i reati A) e B), negata dal Tribunale sulla base di un presunto presupposto errato circa l’imprevedibilità di una delle condotte.

Le Motivazioni della Cassazione: l’Intangibilità dell’Accordo

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, considerandolo assorbente rispetto al secondo. Dall’esame degli atti processuali, è emerso chiaramente che le proposte di concordato, sia quella verbale in udienza sia quella scritta depositata, riguardavano l’intero compendio dei reati contestati.

La Suprema Corte ha sottolineato che la sentenza impugnata, disponendo un trattamento sanzionatorio difforme da quello pattuito nel negozio processuale, ha violato la legge. Ai sensi dell’art. 599-bis, comma 3-ter, del codice di procedura penale, un accordo di questo tipo, se la decisione del giudice si discosta da esso, deve considerarsi privo di ogni effetto. Il giudice d’appello ha solo due possibilità: accogliere integralmente l’accordo o rigettarlo, ma non può modificarne il contenuto.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello, disponendo la trasmissione degli atti a un’altra sezione della stessa corte per un nuovo giudizio.

Le Conclusioni: un Principio di Garanzia per le Parti

Questa sentenza riafferma la natura pattizia e l’integrità del concordato in appello. L’istituto si basa su un accordo tra accusa e difesa che, una volta raggiunto, vincola il giudice alla sua integrale accettazione o al suo rigetto. La decisione di modificare i termini dell’accordo, accogliendolo solo parzialmente, snatura la funzione deflattiva e di garanzia dello strumento.

Per le parti processuali, questa pronuncia è una conferma importante: l’accordo raggiunto con la Procura Generale non può essere manipolato dal collegio giudicante. La scelta è secca: o si prende atto del patto così com’è, o lo si respinge, lasciando che il processo d’appello segua il suo corso ordinario. La via di mezzo, come ha chiarito la Cassazione, non è percorribile.

Un giudice d’appello può accettare solo in parte un ‘concordato in appello’ proposto per più reati?
No, la sentenza stabilisce che l’accordo processuale deve essere considerato nella sua interezza. Una decisione del giudice che si discosta dall’accordo, applicandolo solo parzialmente, è inefficace e contraria alla legge.

Cosa succede se la sentenza della Corte d’Appello è difforme dall’accordo raggiunto tra le parti?
Secondo l’art. 599-bis, comma 3-ter, del codice di procedura penale, l’accordo si considera privo di effetto. Di conseguenza, la sentenza emessa può essere annullata dalla Corte di Cassazione, come avvenuto nel caso di specie.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza e rinviato il caso alla Corte d’Appello?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché ha rilevato un errore di procedura. La Corte d’Appello non ha rispettato i termini dell’accordo tra imputato e Pubblico Ministero. Il caso è stato quindi rinviato a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio che dovrà essere celebrato nel rispetto delle norme violate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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