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Concordato in appello: annullata confisca per vizio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello limitatamente alla confisca di uno strumento. Nonostante l’imputato avesse stipulato un concordato in appello, la Corte territoriale aveva omesso di pronunciarsi sul motivo specifico relativo alla legittimità di tale confisca. La Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso per vizio di motivazione, rinviando per un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello e Obbligo di Motivazione: il Caso della Confisca Dimenticata

La procedura penale offre diversi strumenti per la definizione del processo. Tra questi, il concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., rappresenta un’opzione strategica per imputato e Pubblico Ministero. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che l’adesione a tale accordo non esonera il giudice dal dovere di pronunciarsi su tutti i motivi di appello non espressamente rinunciati. Il caso in esame riguarda proprio l’omessa valutazione di una doglianza relativa alla confisca di una termosaldatrice.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato in primo grado, con rito abbreviato, per reati legati agli stupefacenti e alla detenzione di armi. La sentenza di primo grado disponeva, tra le altre cose, la confisca di una termosaldatrice. L’imputato proponeva appello e, in quella sede, raggiungeva un accordo con la Procura Generale per una parziale riforma della pena, secondo la procedura del concordato in appello. La Corte di appello di Milano, accogliendo la richiesta, riduceva la pena principale e sostituiva quella accessoria, confermando nel resto la decisione di primo grado.

Il Concordato in Appello e il Motivo Residuo

Il punto cruciale della vicenda risiede in un dettaglio procedurale di fondamentale importanza. Nel formulare la richiesta di concordato in appello, la difesa non aveva rinunciato al motivo di impugnazione con cui si contestava la legittimità della confisca della termosaldatrice. Ciononostante, la Corte d’Appello, nel recepire l’accordo sulla pena, ha omesso di esaminare e decidere su questa specifica doglianza, confermando implicitamente la confisca senza fornire alcuna motivazione al riguardo.

La Decisione della Cassazione: il Vizio di Omessa Pronuncia

L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione di legge e la mancanza di motivazione in relazione alla confisca. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando un principio chiave: l’accordo sulla pena in appello non assorbe né fa decadere i motivi di ricorso che non ne sono oggetto e ai quali la parte non abbia espressamente rinunciato. Il giudice d’appello, pertanto, ha l’obbligo di pronunciarsi su tutti i punti devoluti alla sua attenzione.

Le Conseguenze del Vizio Motivazionale nel Concordato in Appello

L’omessa pronuncia su un motivo d’appello costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della sentenza su quel punto. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente alla questione della confisca. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di appello di Milano, che dovrà ora colmare la lacuna motivazionale e decidere nel merito sulla legittimità o meno della confisca della termosaldatrice.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’esame degli atti, dai quali è emerso chiaramente che la difesa non aveva mai rinunciato al motivo di appello relativo alla confisca. La Corte territoriale, limitandosi a recepire l’accordo sulla pena, è venuta meno al suo dovere di decidere su tutte le questioni sollevate con l’atto di impugnazione. Questo ‘silenzio’ equivale a un’assenza di motivazione, che per legge rende invalida la decisione su quel punto. Il principio è che l’effetto devolutivo dell’appello investe il giudice di secondo grado di tutte le questioni sollevate, e solo un accordo che le ricomprenda tutte o una rinuncia esplicita possono esonerarlo dall’obbligo di decidere.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del rigore procedurale e del dovere di motivazione del giudice, anche in presenza di istituti deflattivi come il concordato in appello. L’accordo sulla pena non può diventare un pretesto per trascurare altre questioni giuridiche sollevate dalle parti. La decisione della Cassazione assicura che il diritto di difesa sia pienamente tutelato, garantendo che ogni doglianza, se non rinunciata, riceva una risposta giurisdizionale motivata. Il nuovo giudizio d’appello dovrà quindi concentrarsi esclusivamente sulla legittimità della confisca, sanando il vizio della precedente pronuncia.

Se si fa un ‘concordato in appello’ si rinuncia automaticamente a tutti i motivi del ricorso?
No, la sentenza chiarisce che la richiesta di concordato non implica una rinuncia automatica ai motivi di impugnazione non ricompresi nell’accordo, come in questo caso la legittimità della confisca, qualora non siano stati espressamente rinunciati.

Cosa succede se il giudice d’appello non si pronuncia su un motivo specifico del ricorso?
La sentenza viene annullata dalla Corte di Cassazione per vizio di motivazione (omessa pronuncia) limitatamente al punto non esaminato, e il caso viene rinviato a un altro giudice per una nuova decisione su quel punto.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza d’appello solo per quanto riguarda la confisca della termosaldatrice e ha ordinato un nuovo giudizio d’appello per decidere specificamente sulla legittimità di tale misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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