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Conclusioni tardive: quando si ha nullità nel rito?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, chiarendo che le conclusioni tardive del Pubblico Ministero nel rito cartolare non comportano automaticamente la nullità del procedimento. È necessario che la difesa dimostri un concreto e specifico pregiudizio al diritto di difesa, non essendo sufficiente la mera violazione del termine procedurale. Il ricorso lamentava anche la sproporzione della pena, ma la Corte ha ribadito di non poter sindacare nel merito le decisioni dei giudici inferiori se la motivazione è logica e completa.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conclusioni Tardive del PM: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Nullità

In un’era processuale sempre più orientata alla digitalizzazione e alla trattazione scritta, il rispetto dei termini assume un’importanza cruciale. Tuttavia, cosa accade se una parte, in questo caso il Pubblico Ministero, deposita le proprie conclusioni tardive? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 17673 del 2025, offre un’analisi dettagliata, stabilendo un principio fondamentale: la violazione di un termine non comporta automaticamente la nullità, se non viene dimostrato un danno concreto al diritto di difesa.

Il Contesto del Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato per il reato previsto dall’art. 391 ter, comma 3, del codice penale. La sentenza, confermata in appello, veniva impugnata dinanzi alla Suprema Corte. Tra i motivi di ricorso, la difesa sollevava una questione prettamente procedurale: la violazione delle norme sul rito cartolare, introdotto dalla legge n. 176/2020. Nello specifico, si lamentava che il Procuratore Generale avesse depositato e trasmesso le proprie conclusioni scritte oltre il termine di legge, compromettendo così il diritto di difesa.

Le Conclusioni Tardive e il Principio del Pregiudizio Effettivo

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione dell’art. 23 bis della legge n. 176/2020. Questa norma disciplina lo svolgimento del giudizio d’appello in forma scritta, prevedendo termini precisi per il deposito delle conclusioni del Pubblico Ministero e delle altre parti. La Corte chiarisce che il mancato rispetto di questi termini da parte del PM non è privo di conseguenze, ma la sua sanzione non è la nullità assoluta.

Secondo la giurisprudenza prevalente, citata nella sentenza, tale ‘anomalia’ si traduce in una ‘nullità a regime intermedio’. Questo significa che, per essere dichiarata, la nullità richiede due condizioni:

1. Deve essere eccepita dalla parte interessata.
2. Deve aver causato un concreto pregiudizio al diritto di difesa.

È onere della difesa non solo lamentare il ritardo, ma anche e soprattutto allegare e specificare in che modo tale ritardo abbia effettivamente danneggiato la propria strategia o le proprie facoltà processuali. Nel caso di specie, la Corte ha osservato che le conclusioni del PM, sebbene tardive, erano state comunque trasmesse prima dell’udienza e si limitavano a chiedere il rigetto del ricorso, senza introdurre nuovi elementi. La difesa, dal canto suo, non aveva specificato quale danno avesse subito, rendendo il motivo di ricorso generico e infondato.

La Valutazione della Pena in Sede di Legittimità

Un secondo motivo di ricorso riguardava la presunta sproporzione della pena inflitta, in violazione degli artt. 133 e 62 bis del codice penale. Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto la doglianza. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La valutazione sulla congruità della pena è una prerogativa del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione fornita a supporto di tale valutazione è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Poiché nel caso in esame la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta né illogica né incompleta, il motivo è stato giudicato inammissibile, in quanto mirava a un diverso apprezzamento dei fatti, non consentito in questa sede.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. La motivazione principale si fonda sulla distinzione tra la mera irregolarità procedurale e la violazione sostanziale del diritto di difesa. Il semplice superamento di un termine ordinatorio, come quello per il deposito delle conclusioni tardive, non è sufficiente a invalidare un atto o un intero grado di giudizio. Il sistema processuale penale è governato dal principio di tassatività delle nullità e dal principio per cui non vi è nullità senza un effettivo pregiudizio. Non avendo la difesa argomentato in modo specifico sul danno subito, la Corte ha concluso che la lamentela fosse puramente formale e non sostanziale.

Le conclusioni

La sentenza in commento rafforza un importante baluardo del diritto processuale: la concretezza. Le eccezioni procedurali, per essere accolte, devono essere ancorate a un danno reale e dimostrabile per le garanzie difensive. Questa decisione serve da monito per gli operatori del diritto, sottolineando che l’abuso di strumenti processuali per finalità puramente dilatorie o basate su formalismi fini a se stessi non trova accoglimento. La giustizia, pur nel rigoroso rispetto delle regole, deve mirare alla sostanza dei diritti e non perdersi in un labirinto di formalità prive di un effettivo impatto sulla corretta celebrazione del processo.

La tardiva trasmissione delle conclusioni scritte del Pubblico Ministero in un processo cartolare causa sempre la nullità del procedimento?
No. Secondo la Corte, la tardiva trasmissione delle conclusioni del PM costituisce una nullità a regime intermedio solo a condizione che tale ‘anomalia’ comporti un concreto pregiudizio per il diritto di difesa.

Su chi ricade l’onere di dimostrare il pregiudizio derivante dalle conclusioni tardive?
L’onere ricade sulla difesa, la quale deve quantomeno allegare quale specifico pregiudizio al proprio diritto abbia subito a causa del ritardo. La semplice lamentela della violazione del termine non è sufficiente.

La Corte di Cassazione può riesaminare la proporzionalità della pena decisa dai giudici di merito?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare la proporzionalità della pena se la motivazione del giudice di merito non è illogica o incompleta. Tale valutazione rientra nell’apprezzamento dei fatti, che non è consentito in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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