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Concessione in sanatoria: perché è illegittima?

La Cassazione conferma la demolizione di un immobile abusivo, dichiarando illegittima la concessione in sanatoria ottenuta. La Corte ha stabilito che il permesso è nullo per tardiva presentazione della documentazione, difformità tra l’opera sanata e quella realizzata, e assenza del fondamentale nulla osta paesistico in area vincolata.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concessione in Sanatoria: Quando è Illegittima? Il Caso della Cassazione

La concessione in sanatoria rappresenta uno strumento fondamentale per regolarizzare abusi edilizi, ma il suo rilascio è subordinato a regole ferree, specialmente quando sono in gioco vincoli paesaggistici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, la n. 27674 del 2025, ha ribadito con forza questi principi, dichiarando radicalmente illegittimo un permesso di costruire in sanatoria e confermando l’ordine di demolizione di un manufatto. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere i limiti invalicabili della sanatoria edilizia.

I Fatti: Un Abuso Edilizio e una Sanatoria Contesa

La vicenda giudiziaria nasce dal ricorso di due privati cittadini contro un’ordinanza del Tribunale che aveva respinto la loro richiesta di revoca di un ordine di demolizione. L’ordine riguardava un manufatto oggetto di due sentenze penali divenute irrevocabili negli anni ’90. I ricorrenti sostenevano di aver sanato l’abuso grazie a una concessione edilizia in sanatoria rilasciata dal Comune nel 2010.

Tuttavia, l’iter per ottenere tale concessione era stato tortuoso. La domanda originale risaliva al 1986, ma nel frattempo i lavori abusivi erano proseguiti, in particolare con la costruzione di un solaio in cemento armato nel 1994. Il Comune, dopo un iniziale diniego per carenza di documenti nel 2008, aveva sorprendentemente revocato la propria decisione e rilasciato la sanatoria nel 2010, a seguito di un deposito tardivo della documentazione necessaria.

La Decisione della Corte: la validità della Concessione in Sanatoria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendo la concessione in sanatoria “radicalmente illegittima” e, di conseguenza, inidonea a bloccare l’ordine di demolizione. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi che demoliscono la validità del titolo edilizio ottenuto dai ricorrenti.

La Corte ha sottolineato che il giudice dell’esecuzione ha il potere-dovere di verificare la legittimità sostanziale e formale del titolo abilitativo, non potendosi limitare a prenderne atto. In questo caso, l’analisi ha rivelato vizi insanabili che hanno reso il provvedimento del Comune nullo e privo di effetti.

Le Motivazioni della Sentenza: Tre Vizi Capitali

La Suprema Corte ha individuato tre motivi principali di illegittimità che hanno portato alla sua decisione.

Il Vizio Procedurale: La Domanda Improcedibile

Il primo vizio riguarda la procedura. La legge stabilisce un termine perentorio di tre mesi per integrare la documentazione mancante in una domanda di condono, su richiesta del Comune. In questo caso, la documentazione è stata presentata quasi due anni dopo il diniego del Comune, ben oltre ogni limite temporale. Questo ritardo, secondo la legge, rende la domanda improcedibile. La Corte ha chiarito che il Comune non aveva alcun potere di “resuscitare” un’istanza ormai giuridicamente morta, revocando il precedente diniego.

Il Vizio Sostanziale: Difformità tra Richiesta e Realizzazione

Il secondo grave vizio attiene alla discrepanza tra l’immobile per cui era stata chiesta la sanatoria nel 1986 e quello effettivamente esistente al momento del rilascio del permesso. La prosecuzione dei lavori abusivi nel 1994, con la realizzazione di un solaio in cemento armato, aveva modificato sostanzialmente l’opera. La sanatoria non può coprire opere realizzate dopo la presentazione della domanda stessa. Pertanto, il permesso rilasciato per un “lastrico solare con copertura piana” era palesemente difforme dal manufatto originario e non poteva sanare l’abuso successivo.

Il Vizio Paesaggistico: L’Assenza del Nulla Osta

Il vizio più grave e decisivo riguarda la mancanza del nulla osta paesistico. L’immobile si trovava in un’area soggetta a vincolo, rendendo obbligatoria l’autorizzazione della competente Soprintendenza. La concessione in sanatoria era stata rilasciata a condizione che tale nulla osta venisse ottenuto in futuro, ma ciò non è mai avvenuto.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: in area vincolata, l’autorizzazione paesaggistica è un presupposto necessario e preventivo del permesso di costruire. Un permesso rilasciato in sua assenza è inefficace. Inoltre, la legge esclude la possibilità di un’autorizzazione paesaggistica postuma per abusi che abbiano comportato la creazione di nuove superfici o volumi, come nel caso di specie. La concessione condizionata è quindi un atto illegittimo, poiché la sanatoria deve certificare una conformità già esistente e non subordinarla a interventi futuri.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce la rigorosa tutela del territorio e del paesaggio nell’ordinamento italiano. Una concessione in sanatoria non è un atto meramente formale, ma il risultato di una verifica sostanziale di conformità alla legge. La sua validità dipende dal rispetto di termini procedurali perentori, dalla corrispondenza tra l’opera abusiva e quella sanata, e, soprattutto in aree vincolate, dal preventivo e indispensabile nulla osta paesistico. In assenza di questi requisiti, qualsiasi permesso rilasciato è nullo e non può impedire l’esecuzione di un ordine di demolizione, che resta lo strumento principale per ripristinare la legalità violata.

Perché la concessione in sanatoria è stata dichiarata illegittima?
La concessione è stata ritenuta illegittima per tre motivi principali: 1) la documentazione integrativa è stata presentata ben oltre il termine perentorio di tre mesi, rendendo la domanda improcedibile; 2) c’era una difformità sostanziale tra l’opera per cui era stata chiesta la sanatoria nel 1986 e quella effettivamente realizzata, che includeva lavori abusivi successivi (un solaio costruito nel 1994); 3) mancava il nulla osta paesistico, obbligatorio poiché l’immobile si trovava in un’area vincolata.

È possibile sanare un abuso edilizio in un’area con vincolo paesaggistico?
È possibile solo a condizioni molto rigide e limitate. La sentenza chiarisce che il nulla osta paesistico è un presupposto fondamentale e deve essere ottenuto prima del permesso di costruire. Un’autorizzazione paesaggistica postuma è esclusa per legge per gli abusi che hanno creato nuove superfici o volumi. Pertanto, un permesso di costruire in sanatoria rilasciato senza il nulla osta, o condizionato al suo futuro ottenimento, è inefficace e illegittimo.

Cosa accade se la documentazione per una domanda di condono viene presentata in ritardo?
Secondo la legge (art. 39, L. n. 724/1994), la mancata presentazione dei documenti richiesti dal Comune entro il termine di tre mesi dalla notifica della richiesta comporta l’improcedibilità della domanda. Ciò significa che l’istanza non può più essere esaminata nel merito e deve essere respinta. Come affermato dalla Corte, un’istanza divenuta improcedibile non può essere “resuscitata” da un successivo deposito tardivo di documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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