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Concessione demaniale scaduta: conseguenze penali

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna penale per i gestori di un’azienda di acquacoltura che hanno continuato l’attività dopo la scadenza della concessione demaniale. La sentenza chiarisce che la semplice richiesta di rinnovo non autorizza la prosecuzione dell’occupazione del suolo pubblico, che diventa abusiva e penalmente rilevante. Viene inoltre confermata la natura di scarico industriale per le acque reflue dell’impianto, in assenza di prove contrarie, e si specificano i rigidi requisiti procedurali per richiedere la discussione orale nei processi d’appello.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concessione Demaniale Scaduta: Le Implicazioni Penali di Continuare l’Attività

Continuare a gestire un’attività su un’area pubblica dopo la concessione demaniale scaduta costituisce reato, anche se è stata presentata una domanda di rinnovo. Questo è il principio chiave ribadito dalla Corte di Cassazione, Sezione Penale, con la sentenza n. 20575 del 2024. La decisione offre importanti chiarimenti non solo sui reati di occupazione abusiva di spazio demaniale e scarico illecito, ma anche su aspetti procedurali cruciali riguardanti lo svolgimento dei processi d’appello.

I Fatti del Caso: Un’Attività di Acquacoltura Oltre i Limiti

Il caso riguarda i legali rappresentanti di una società agricola operante nel settore dell’acquacoltura. La società occupava uno spazio del demanio marittimo in forza di una concessione che era però scaduta nel maggio 2018. Nonostante la scadenza del titolo e la presentazione tardiva della domanda di rinnovo, l’attività era proseguita. Oltre all’occupazione, era stato contestato anche lo scarico in mare di acque reflue industriali in assenza di una valida autorizzazione, anch’essa scaduta.

I gestori sono stati condannati in primo e secondo grado per i reati di concorso in occupazione abusiva di spazio demaniale (artt. 54 e 1161 del Codice della Navigazione) e di scarico illecito di acque reflue industriali (art. 137, D.Lgs. 152/2006). Gli imputati hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni sia di procedura che di merito.

L’Appello e i Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su due fronti principali.

Dal punto di vista procedurale, ha lamentato la nullità della sentenza d’appello perché il processo si era svolto con ‘rito cartolare’ (cioè basato solo su atti scritti), nonostante la difesa avesse chiesto la discussione orale. Secondo i ricorrenti, tale richiesta, seppur inserita nell’atto di appello, doveva essere considerata valida.

Nel merito, la difesa ha contestato la responsabilità penale sostenendo:
* La necessità di assumere nuove prove per dimostrare l’esistenza di presunti abusi e soprusi da parte di funzionari pubblici, che avrebbero giustificato la loro condotta.
* L’errata qualificazione dell’elemento soggettivo, che a loro dire era colposo e non doloso.
* L’assimilabilità dello scarico delle acque a quello domestico, escludendo così la fattispecie di reato contestata.
* Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Cassazione sulla concessione demaniale scaduta

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. Le motivazioni della Corte sono nette e affrontano punto per punto le doglianze della difesa.

La Questione Procedurale: Rito Cartolare vs. Discussione Orale

La Corte ha stabilito che la richiesta di discussione orale era stata correttamente ritenuta inammissibile. La normativa emergenziale (art. 23-bis del D.L. 137/2020) prevedeva un’apposita procedura: la richiesta doveva essere presentata per via telematica alla cancelleria della Corte d’appello entro un termine perentorio di quindici giorni prima dell’udienza. Averla inserita nell’atto di impugnazione depositato presso il tribunale di primo grado non rispettava né le modalità né le tempistiche previste dalla legge. Di conseguenza, il rito cartolare è stato legittimamente applicato.

Nel Merito: L’Insussistenza di Giustificazioni

La Cassazione ha smontato le argomentazioni difensive anche nel merito. I giudici hanno chiarito che l’occupazione dell’area demaniale era diventata sine titulo (senza titolo) dal momento della scadenza della concessione. La presentazione di una domanda di rinnovo non costituisce un’autorizzazione implicita a proseguire l’attività. L’occupazione era quindi arbitraria e penalmente rilevante. Allo stesso modo, lo scarico delle acque reflue era privo di autorizzazione valida.

La Corte ha inoltre ritenuto irrilevanti le richieste di nuove prove testimoniali, in quanto l’esistenza di presunti ‘complotto’ o ‘soprusi’ non avrebbe potuto rendere lecita una condotta (l’occupazione e lo scarico senza titolo) che era oggettivamente illegale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati. In primo luogo, la fattispecie di occupazione abusiva punita dall’art. 1161 cod. nav. si realizza quando manca un valido titolo concessorio, e ciò include anche la prosecuzione dell’attività oltre la scadenza del titolo. La consapevolezza di tale situazione integra l’elemento psicologico del reato.

Per quanto riguarda lo scarico delle acque, la Corte ha sottolineato che spetta all’imputato dimostrare che le acque reflue di un impianto di acquacoltura possiedono le caratteristiche per essere assimilate a quelle domestiche. In assenza di tale prova, esse sono correttamente classificate come industriali, e il loro scarico senza autorizzazione integra il reato previsto dal Codice dell’Ambiente.

Infine, il diniego delle attenuanti generiche e della particolare tenuità del fatto è stato ritenuto ben motivato dai giudici di merito, data la gravità e la perduranza delle condotte illecite.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli operatori economici che utilizzano beni del demanio pubblico. La scadenza di una concessione determina l’immediata cessazione del diritto di utilizzo. Continuare l’attività equivale a commettere un reato, e la semplice presentazione di una domanda di rinnovo non sana l’illegalità. La decisione ribadisce inoltre il rigore formale delle norme processuali, evidenziando che il rispetto delle modalità e dei termini per la presentazione delle istanze è fondamentale per la validità degli atti difensivi.

Continuare a usare un’area demaniale dopo la scadenza della concessione è reato, anche se ho chiesto il rinnovo?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che la prosecuzione dell’occupazione dopo la scadenza del titolo è penalmente rilevante come occupazione abusiva. La sola presentazione della domanda di rinnovo non è sufficiente a rendere lecita l’attività in attesa della nuova concessione.

Come si deve richiedere la discussione orale in un processo d’appello penale celebrato con rito cartolare?
La richiesta deve essere formulata per iscritto e trasmessa tramite canali telematici (come la PEC) direttamente alla cancelleria della Corte d’appello, rispettando il termine perentorio di quindici giorni liberi prima della data dell’udienza. Inserirla nel corpo dell’atto di appello non è una modalità valida.

Lo scarico di acque da un impianto di acquacoltura è considerato industriale o domestico?
È considerato industriale, a meno che l’operatore non fornisca la prova rigorosa che lo scarico rispetta i parametri specifici previsti dalla legge per l’assimilazione alle acque domestiche. In assenza di tale prova, lo scarico senza autorizzazione integra il reato di scarico di reflui industriali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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