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Compro Oro: la licenza non è reato penale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31122/2024, ha stabilito un’importante distinzione per gli operatori del settore Compro Oro. Esercitare l’attività senza la licenza del Questore, prevista dal TULPS, non costituisce più reato ma un semplice illecito amministrativo a seguito della depenalizzazione. Di conseguenza, viene a mancare il presupposto del ‘fumus commissi delicti’ per un sequestro penale su questa base. Tuttavia, la Corte ha confermato che l’omessa iscrizione nell’apposito registro degli operatori (O.A.M.), come richiesto dal D.Lgs. 92/2017, rimane un reato a tutti gli effetti, giustificando il mantenimento delle misure cautelari per questa specifica violazione.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Compro Oro: Quando l’attività diventa reato? La Cassazione fa chiarezza

Il settore del Compro Oro è da sempre sotto i riflettori del legislatore per le sue delicate implicazioni in materia di sicurezza pubblica e antiriciclaggio. Un’operatrice del settore si è vista sottoporre a sequestro preventivo per una duplice presunta violazione: l’esercizio dell’attività senza la licenza del Questore e senza l’iscrizione all’apposito registro degli operatori (O.A.M.). Con la recente sentenza n. 31122/2024, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra ciò che costituisce illecito amministrativo e ciò che, invece, integra un vero e proprio reato.

Il Caso: Sequestro Preventivo a un’Attività di Compro Oro

Il Tribunale del riesame di Varese aveva confermato un decreto di sequestro preventivo su somme di denaro, strumenti e preziosi appartenenti a un’attività di Compro Oro. Le contestazioni erano due:
1. La violazione dell’art. 8 del d.lgs. n. 92/2017, per non aver iscritto l’attività nel registro degli operatori professionali in oro, gestito dall’Organismo Agenti e Mediatori (O.A.M.).
2. La violazione dell’art. 127 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), per aver commercializzato preziosi senza la prescritta licenza del Questore.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la seconda violazione fosse stata erroneamente qualificata come reato, essendo stata oggetto di depenalizzazione.

L’Evoluzione Normativa e la Depenalizzazione della Mancata Licenza

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, concentrandosi sulla natura della violazione dell’art. 127 TULPS. Per comprendere la decisione, è necessario ripercorrere l’evoluzione legislativa.

In passato, la commercializzazione di preziosi senza licenza era punita penalmente dall’art. 705 del codice penale. Tuttavia, il decreto legislativo n. 507 del 1999 ha modificato radicalmente questo scenario. L’art. 56 di tale decreto ha espressamente ‘depenalizzato’ l’art. 705 c.p., trasformando la condotta da reato a illecito amministrativo. Oggi, chi esercita tale attività senza licenza è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da 258 a 1.549 euro.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione della Cassazione si fonda su un’attenta analisi del quadro normativo vigente. I giudici hanno chiarito due punti fondamentali.

Il primo punto riguarda la violazione dell’art. 127 TULPS. Poiché la norma sanzionatoria di riferimento (l’art. 705 c.p.) è stata depenalizzata, la condotta non costituisce più reato. Di conseguenza, manca il cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero la parvenza di reato che è presupposto indispensabile per poter disporre un sequestro preventivo penale. Per questa accusa, quindi, l’ordinanza di sequestro è stata annullata senza rinvio.

Il secondo punto, invece, concerne la mancata iscrizione al registro O.A.M. Su questo fronte, la Corte ha confermato la natura penale della violazione. L’art. 8 del d.lgs. 92/2017 sanziona penalmente lo svolgimento dell’attività di Compro Oro in assenza dell’iscrizione. Si tratta di un reato formale, che si perfeziona con la sola omissione dell’iscrizione, a prescindere dalle concrete modalità di svolgimento dell’attività. Per questa ipotesi di reato, il fumus è stato ritenuto sussistente e il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Distinzioni Cruciali per gli Operatori del Settore Compro Oro

La sentenza offre un insegnamento cruciale per chi opera nel settore del Compro Oro: è fondamentale distinguere i diversi tipi di obblighi e le relative conseguenze. La mancanza della licenza del Questore, pur rimanendo un illecito, comporta ora solo una sanzione amministrativa. Al contrario, l’omessa iscrizione nel registro degli operatori O.A.M. è una violazione ben più grave, che integra una fattispecie di reato e può portare a conseguenze severe come il sequestro dell’attività e dei beni.

Esercitare l’attività di compro oro senza la licenza del Questore è un reato?
No. La sentenza chiarisce che, a seguito della depenalizzazione operata dal d.lgs. 507/1999 che ha modificato l’art. 705 c.p., questa condotta costituisce un illecito amministrativo, punito con una sanzione pecuniaria, ma non più un reato penale.

È obbligatorio essere iscritti nel registro degli operatori ‘compro oro’ (O.A.M.)?
Sì, ed è un obbligo la cui violazione ha rilevanza penale. La Corte ha confermato che l’art. 8 del d.lgs. n. 92/2017 sanziona penalmente lo svolgimento dell’attività di compro oro in assenza di tale iscrizione.

Cosa significa ‘assenza di fumus commissi delicti’ in questo caso?
Significa che mancano gli elementi minimi per sospettare che sia stato commesso un reato. La Corte ha ritenuto assente il ‘fumus’ per la violazione della licenza del Questore (art. 127 TULPS) proprio perché la legge non la considera più un reato, annullando di conseguenza il sequestro per quella specifica ipotesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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