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Comportamento abituale: quando esclude la non punibilità

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che concedeva la non punibilità per particolare tenuità del fatto a un detenuto che aveva danneggiato un tavolo. La Corte ha stabilito che i giudici di merito avevano erroneamente ignorato i numerosi precedenti dell’imputato, anche se datati, senza valutare se costituissero un ‘comportamento abituale’, condizione che osta all’applicazione del beneficio.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Comportamento abituale: quando i precedenti penali escludono la non punibilità

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per evitare processi e condanne per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra limiti precisi. Uno dei più importanti è il comportamento abituale del reo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7975/2024) ha chiarito i contorni di questa nozione, stabilendo che anche precedenti penali datati non possono essere ignorati con superficialità.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un episodio apparentemente minore: un uomo, detenuto presso una casa circondariale, veniva imputato per aver danneggiato un tavolo di plastica. Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo il fatto, decideva di non procedere alla condanna, applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il giudice, la recidiva contestata non era un ostacolo, poiché il precedente più recente non era specifico e gli altri erano considerati troppo ‘risalenti’, cioè vecchi.

Il Ricorso del Procuratore Generale

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per cassazione. La tesi dell’accusa era chiara: il Tribunale aveva sbagliato a concedere il beneficio. Dall’analisi del casellario giudiziale dell’imputato, infatti, emergevano non solo reati della stessa indole, ma anche reati specifici commessi negli ultimi cinque anni. Questa pluralità di illeciti, secondo il ricorrente, delineava un quadro di comportamento abituale, ostativo per legge all’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

La Valutazione del comportamento abituale secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cogliendo l’occasione per ribadire e precisare i criteri di valutazione del comportamento abituale. I giudici hanno sottolineato una distinzione cruciale:

1. Comportamento Abituale vs Recidiva: La nozione di ‘comportamento abituale’ ai fini dell’art. 131-bis è diversa e più ampia di quella di ‘recidiva’. Ricorre quando l’autore ha commesso almeno altri due illeciti, oltre a quello in esame. In questa valutazione rientrano non solo le condanne definitive, ma anche reati commessi successivamente a quello per cui si procede e persino altri illeciti già dichiarati non punibili per tenuità.

2. Irrilevanza del ‘Tempo Silente’: La Corte ha affermato che il semplice decorso del tempo (il cosiddetto ‘tempo silente’) tra un reato e l’altro non è sufficiente a escludere la valutazione dei precedenti. Anche i reati ‘risalenti’ possono assumere rilevanza per definire la personalità dell’imputato e la sua tendenza a commettere illeciti, indicando una condotta antisociale abituale.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza impugnata perché il Tribunale aveva liquidato i numerosi precedenti penali dell’imputato con una valutazione sommaria sulla loro ‘risalenza’. Questo approccio è stato giudicato errato. I giudici di merito avrebbero dovuto condurre un’analisi accurata e concreta, volta a verificare se quella pluralità di delitti, seppur distribuiti nel tempo, fosse idonea a indicare un comportamento abituale e una propensione a violare la legge. La superficialità di tale valutazione ha viziato la decisione, rendendo necessaria una nuova delibera da parte della Corte d’Appello, che dovrà attenersi ai principi enunciati.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale: la non punibilità per tenuità del fatto è un beneficio riservato a chi commette un illecito in modo del tutto occasionale. Non può essere estesa a soggetti che, attraverso una serie di condotte, dimostrano una familiarità con l’illecito. I giudici hanno il dovere di esaminare in modo approfondito l’intera storia criminale dell’imputato, senza scartare a priori i precedenti solo perché datati. Una valutazione complessiva è necessaria per distinguere l’episodio isolato da una tendenza criminale consolidata, garantendo così che l’istituto dell’art. 131-bis c.p. persegua la sua reale finalità deflattiva senza trasformarsi in uno strumento di impunità per delinquenti seriali.

Cosa si intende per ‘comportamento abituale’ ai fini dell’esclusione della non punibilità?
Per comportamento abituale si intende la condotta di chi ha commesso almeno due altri illeciti, oltre a quello per cui si procede. Ai fini di questa valutazione, il giudice può considerare anche reati commessi successivamente, condanne non ancora definitive e persino altri fatti già giudicati non punibili per tenuità.

Un precedente penale molto vecchio può impedire l’applicazione della causa di non punibilità?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la sola ‘risalenza’ (cioè il fatto che un reato sia datato) non è sufficiente per ignorare un precedente. Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva e accurata per verificare se, nonostante il tempo trascorso, i precedenti indichino una tendenza antisociale abituale dell’imputato.

Il ‘comportamento abituale’ e la ‘recidiva’ sono la stessa cosa?
No. La sentenza chiarisce che si tratta di due nozioni distinte che operano in ambiti diversi. Il comportamento abituale è un presupposto specifico previsto dall’art. 131-bis c.p. per negare la non punibilità e si basa su una valutazione più ampia che include anche illeciti non ancora passati in giudicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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