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Comportamento abituale: no tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la presenza di precedenti condanne, anche per reati di diversa tipologia ma della stessa indole, integra il presupposto del ‘comportamento abituale’. Tale condizione impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131 bis c.p. Nel caso specifico, la Corte ha annullato l’assoluzione di un imputato per ricettazione, poiché i suoi precedenti per truffa e indebito utilizzo di carte di credito dimostravano una tendenza a commettere reati con finalità di lucro, rendendo inapplicabile il beneficio.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Comportamento Abituale e Tenuità del Fatto: La Cassazione Fa Chiarezza

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131 bis del codice penale, è spesso oggetto di dibattito nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30680/2024, torna sul tema, specificando i contorni del comportamento abituale come causa ostativa al riconoscimento di tale beneficio. Questa decisione sottolinea come una valutazione complessiva della condotta dell’imputato, inclusi i precedenti penali per reati della stessa indole, sia fondamentale per un corretto inquadramento giuridico.

Il Fatto: Dalla Condanna per Ricettazione all’Assoluzione in Appello

Il caso trae origine da una condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Teramo nei confronti di un individuo per il reato di ricettazione. Successivamente, la Corte d’appello di L’Aquila, pur riconoscendo la colpevolezza dell’imputato, riformava parzialmente la sentenza, assolvendolo ai sensi dell’art. 131 bis c.p. per particolare tenuità del fatto.

Secondo la Corte territoriale, i precedenti dell’imputato, definiti come ‘non specifici e risalenti nel tempo’, non erano sufficienti a configurare un comportamento abituale tale da impedire l’applicazione della causa di non punibilità.

Il Ricorso del Procuratore Generale e il Comportamento Abituale

Contro questa decisione ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore Generale presso la Corte d’appello. Il motivo del ricorso era incentrato sulla violazione di legge, in particolare degli artt. 131 bis e 648 c.p. Il Procuratore ha sostenuto che la Corte d’appello avesse errato nel sottovalutare la storia criminale dell’imputato. Quest’ultimo, infatti, risultava gravato da condanne sia precedenti sia successive al fatto in giudizio, e per reati della stessa indole, circostanza che avrebbe dovuto escludere in radice la possibilità di applicare la non punibilità per tenuità del fatto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. Tushaj, n. 13681/2016), secondo cui il comportamento abituale sussiste quando ‘l’autore, anche successivamente al reato per cui si procede, ha commesso almeno due illeciti, oltre quello preso in esame’.

La Corte ha inoltre precisato la nozione di ‘reati della stessa indole’, definendoli come quelli che, ‘anche se incriminati da norme diverse, presentino caratteri fondamentali comuni per le circostanze oggettive e le condizioni ambientali nelle quali le azioni sono state compiute, o per i motivi che li hanno determinati’.

Nel caso specifico, l’imputato aveva una condanna per truffa continuata, divenuta irrevocabile prima dei fatti di ricettazione, e un’altra condanna irrevocabile per indebito utilizzo di carte di credito, commesso successivamente. Secondo la Cassazione, si tratta di ‘delitti che condividono la finalità di lucro e la messa in pericolo dell’altrui patrimonio’. Questa sequenza di reati, per la loro natura e collocazione temporale, integrava pienamente la nozione di comportamento abituale, rendendo illegittima la decisione della Corte d’appello.

Conclusioni: L’Impatto della Sentenza sull’Art. 131 bis c.p.

La sentenza in commento ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. non può limitarsi al singolo episodio criminoso, ma deve estendersi a un’analisi completa della personalità e della condotta pregressa dell’imputato. La presenza di più precedenti penali per reati che, pur diversi nel nomen iuris, condividono la medesima finalità illecita (in questo caso, l’aggressione al patrimonio altrui per profitto), delinea un quadro di abitualità nel commettere reati. Tale quadro è incompatibile con la ratio della norma sulla particolare tenuità del fatto, pensata per escludere la punibilità di episodi criminosi veramente isolati e di minima offensività. La Cassazione, annullando la sentenza con rinvio alla Corte d’appello di Perugia, ha riaffermato la necessità di un esame rigoroso dei presupposti ostativi, garantendo un’applicazione coerente e non estensiva del beneficio.

Quando un comportamento viene considerato ‘abituale’ ai fini dell’esclusione della particolare tenuità del fatto?
Secondo la Cassazione, il comportamento è abituale quando l’autore, oltre al reato per cui si procede, ha commesso almeno altri due illeciti, anche se giudicati in un momento successivo.

Precedenti penali per reati di diversa natura possono configurare il comportamento abituale?
Sì, se i reati, pur previsti da norme diverse, presentano caratteri fondamentali comuni, come le circostanze, le condizioni ambientali o i motivi che li hanno determinati. Nel caso di specie, truffa e indebito utilizzo di carte di credito sono stati considerati della stessa indole della ricettazione perché condividono la finalità di lucro e il danno al patrimonio altrui.

Qual è la conseguenza del riconoscimento del comportamento abituale?
Il riconoscimento del comportamento abituale costituisce un ostacolo normativo che impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131 bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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