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Comportamento abituale: no a tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la violazione delle prescrizioni della sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che il comportamento abituale dell’imputato, desunto dai suoi precedenti specifici, impedisce l’applicazione sia della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto sia la concessione delle attenuanti generiche, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Comportamento Abituale: Quando Esclude Tenuità del Fatto e Attenuanti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia penale: il comportamento abituale di un imputato, desunto dai precedenti specifici, è un ostacolo insormontabile per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione chiarisce i limiti entro cui un reato può essere considerato “lieve” e le conseguenze della reiterazione di condotte illecite.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado alla pena di quattro mesi di arresto per aver violato le prescrizioni della misura di prevenzione della sorveglianza speciale. La Corte d’Appello di Palermo aveva confermato la sentenza del Tribunale di Trapani, ritenendo provata la responsabilità dell’imputato.
Contro questa decisione, il difensore ha proposto ricorso in Cassazione, articolandolo in cinque motivi, tra cui la presunta prescrizione del reato, la valutazione delle prove, la mancata applicazione della particolare tenuità del fatto e il diniego delle attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente ha tentato di smontare la decisione della Corte d’Appello su più fronti:
1. Prescrizione: Sosteneva che il reato, commesso nel giugno 2019, fosse ormai estinto per il decorso del tempo.
2. Vizio di motivazione: Contestava la logicità delle argomentazioni della sentenza, tentando di proporre una rilettura dei fatti e delle prove.
3. Particolare tenuità del fatto: Chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità, sostenendo la scarsa offensività della sua condotta.
4. Attenuanti generiche: Lamentava il mancato riconoscimento di circostanze che avrebbero potuto mitigare la pena.
5. Trattamento sanzionatorio: Riteneva la pena inflitta eccessiva rispetto al minimo edittale.

Le Motivazioni della Corte: il Comportamento Abituale come Elemento Decisivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, respingendo tutti i motivi. La parte centrale della motivazione riguarda la nozione di comportamento abituale.

Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente escluso la non punibilità per particolare tenuità del fatto richiamando i numerosi precedenti specifici dell’imputato. Secondo un principio consolidato, il presupposto del comportamento abituale si concretizza quando l’autore ha già commesso altri reati della stessa indole. Nel caso di specie, l’imputato era già stato condannato in passato proprio per l’inosservanza delle prescrizioni della sorveglianza speciale. Questa reiterazione qualifica la sua condotta come abituale, impedendo di conseguenza l’applicazione del beneficio.

Diniego delle Attenuanti Generiche

Analogamente, la Corte ha ritenuto adeguata la motivazione sul diniego delle attenuanti generiche. I giudici di merito avevano basato la loro decisione sui numerosi e specifici precedenti dell’imputato e sull’assenza di elementi positivi a suo favore. La Cassazione ha ribadito che, per negare le attenuanti, è sufficiente che il giudice valuti come prevalente anche un solo elemento negativo, come la personalità del colpevole desunta dai suoi precedenti penali.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso

L’ordinanza conferma la linea rigorosa della giurisprudenza nei confronti di chi reitera condotte illecite. La nozione di comportamento abituale assume un ruolo centrale, fungendo da spartiacque per l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e le attenuanti generiche. La decisione ribadisce inoltre che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma deve limitarsi a censure sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, i tentativi di rileggere le prove o di contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito sono destinati a essere dichiarati inammissibili.

Quando il comportamento di un imputato viene considerato abituale?
Secondo la Corte, il comportamento è ritenuto abituale quando l’autore ha già commesso in precedenza altri reati della stessa indole. In questo caso, le precedenti violazioni della misura di prevenzione hanno qualificato la condotta come abituale.

Il comportamento abituale impedisce di ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. La sentenza conferma che il presupposto del comportamento abituale è ostativo, cioè impedisce, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, poiché i motivi proposti erano generici, basati su censure di merito non consentite in Cassazione, o palesemente infondati alla luce dei principi di diritto consolidati, come quello relativo al comportamento abituale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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