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Comportamento abituale: niente non punibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna. La Corte ha stabilito che la presenza di numerosi precedenti penali per reati della stessa indole qualifica un comportamento abituale, escludendo così la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Comportamento Abituale: Quando i Precedenti Escludono la Tenuità del Fatto

La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale del diritto penale: l’impossibilità di invocare la non punibilità per particolare tenuità del fatto quando l’imputato ha un comportamento abituale nel commettere reati. Questa decisione sottolinea come la storia criminale di un individuo possa essere determinante per l’esito di un processo, anche per reati considerati di minore gravità.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna di un individuo alla pena di due mesi di arresto per la violazione di una norma prevista dal Codice delle leggi antimafia (art. 75, comma 1, d.lgs. n. 159/2011). La sentenza, emessa dalla Corte d’Appello, confermava la decisione di primo grado.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la presunta violazione dell’art. 131-bis del codice penale, che disciplina la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe motivato adeguatamente il diniego di tale beneficio.

Il Ricorso e la Questione del Comportamento Abituale

La difesa sosteneva che la Corte territoriale non avesse considerato a fondo la possibilità di applicare la causa di non punibilità. L’obiettivo era ottenere un riesame nel merito della vicenda, sperando in un esito più favorevole. Tuttavia, la Cassazione ha subito chiarito che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti, ma di controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Il punto cruciale, come evidenziato dalla Suprema Corte, risiedeva nella valutazione del comportamento abituale dell’imputato, un presupposto ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello pienamente logica e rispettosa delle norme processuali. I giudici hanno evidenziato che la non punibilità per particolare tenuità del fatto non poteva essere concessa a causa del curriculum criminale dell’imputato.

Nello specifico, l’imputato risultava gravato da ben cinque precedenti penali per evasione e due per violazioni della stessa natura di quella oggetto del giudizio. Questa reiterazione di condotte illecite, secondo la Corte, integra pienamente il presupposto del comportamento abituale.

La Suprema Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (Sez. 1, n. 9858/2024), secondo cui si configura un comportamento abituale quando l’autore ha commesso altri reati ‘della stessa indole’. Questi ultimi sono definiti come reati che, anche se previsti da norme diverse, presentano caratteri fondamentali comuni, sia per le circostanze oggettive in cui sono stati compiuti sia per i motivi che li hanno determinati. Nel caso di specie, i reati di evasione e le violazioni delle misure di prevenzione sono stati considerati della stessa indole, dimostrando una persistente tendenza a violare la legge.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione è netta: il ricorso è inammissibile. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il beneficio della particolare tenuità del fatto è riservato a casi di criminalità veramente occasionale e di minima offensività. La presenza di un comportamento abituale, attestato da una serie di precedenti penali specifici, chiude la porta a qualsiasi clemenza, confermando la necessità di una risposta sanzionatoria da parte dell’ordinamento giuridico.

Quando un comportamento viene considerato ‘abituale’ ai fini dell’esclusione della particolare tenuità del fatto?
Un comportamento è considerato ‘abituale’ quando l’autore ha commesso in precedenza altri reati della stessa indole, ovvero reati che presentano caratteristiche fondamentali comuni, anche se previsti da norme diverse.

Avere precedenti penali impedisce sempre di ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non necessariamente tutti i precedenti penali, ma quelli per reati della ‘stessa indole’ sì. La sentenza chiarisce che una serie di condanne per reati simili (in questo caso, evasione e violazione delle stesse norme) dimostra un comportamento abituale che è ostativo all’applicazione del beneficio.

Cosa significa quando la Cassazione dichiara un ricorso ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso viene respinto senza un esame del merito della questione. Ciò avviene quando il ricorso non rispetta i requisiti di legge o, come in questo caso, quando si limita a chiedere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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