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Competenza territoriale stupefacenti: il principio della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per traffico di stupefacenti, confermando la competenza territoriale del tribunale del luogo in cui è avvenuto il sequestro della droga e non quello di importazione. La sentenza chiarisce che l’estrazione dati da un cellulare non è un accertamento tecnico irripetibile. La decisione si fonda sul principio della competenza territoriale stupefacenti basata sul luogo dell’ultimo frammento dell’azione criminosa, quando il momento iniziale non è noto.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale stupefacenti: decide il luogo dell’ultimo atto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta due temi cruciali nel diritto processuale penale: la determinazione della competenza territoriale stupefacenti e la natura giuridica dell’estrazione dei dati da un telefono cellulare. La Corte ha stabilito che, in assenza di prove sul luogo dell’accordo iniziale, la competenza si radica nel luogo dell’ultimo atto della condotta, come il sequestro della sostanza. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Velletri. L’accusa era di trasporto e detenzione di un ingente quantitativo di hashish (oltre 96 kg), in concorso con un altro individuo e altri soggetti non identificati. Il provvedimento restrittivo veniva confermato dal Tribunale della Libertà di Roma, contro il quale l’indagato proponeva ricorso per cassazione basato su due motivi principali:

1. Incompetenza territoriale: La difesa sosteneva che, trattandosi di un reato di importazione iniziato a Ventimiglia, la competenza avrebbe dovuto essere del Tribunale di Imperia, non di Velletri, dove era avvenuto il sequestro.
2. Inutilizzabilità dei dati del cellulare: Si contestava l’utilizzabilità dei dati estratti dal telefono del co-indagato, sostenendo che tale operazione costituisse un accertamento tecnico irripetibile e dovesse seguire le garanzie procedurali dell’art. 360 cod. proc. pen., cosa che non era avvenuta.

L’eccezione sulla competenza territoriale stupefacenti

Il primo motivo del ricorso si concentrava sulla regola per determinare il giudice competente. Secondo la difesa, la condotta di importazione era la prima ad essersi verificata. Essendo il traffico di stupefacenti un reato permanente, la competenza si sarebbe dovuta radicare nel luogo in cui la permanenza aveva avuto inizio, ovvero al varco del confine di Ventimiglia. Di conseguenza, il Tribunale di Velletri sarebbe stato incompetente.

La questione dell’estrazione dati dal dispositivo mobile

Il secondo motivo di doglianza riguardava la prova principale a carico del ricorrente, emersa dall’analisi del telefono di un co-indagato. La difesa argomentava che l’estrazione di dati da un dispositivo informatico è un’operazione che non può essere ripetuta nelle medesime condizioni e, pertanto, doveva essere classificata come ‘accertamento tecnico irripetibile’. Questa classificazione impone al Pubblico Ministero di avvisare la persona indagata e il suo difensore per consentire loro di partecipare all’operazione, garanzia che in questo caso era mancata, rendendo i risultati probatori inutilizzabili.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati.

Sul tema della competenza territoriale stupefacenti, i giudici hanno confermato la decisione del Tribunale della Libertà. Hanno chiarito che le diverse condotte previste dall’art. 73 d.P.R. 309/90 (acquisto, importazione, trasporto, detenzione) perdono la loro individualità se riferite alla stessa sostanza e indirizzate a un unico fine. In tal caso, si considerano un unico reato. La competenza si determina in base al luogo di consumazione della prima condotta. Tuttavia, nel caso di specie, era impossibile individuare con certezza dove e quando fosse stato perfezionato l’accordo per l’acquisto (presumibilmente all’estero). In una simile situazione di incertezza, si applica la regola suppletiva dell’art. 9, comma 1, cod. proc. pen., che radica la competenza nel luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione. Correttamente, quindi, il Tribunale ha individuato tale luogo nella piazzola autostradale in agro di Colleferro (circondario di Velletri), dove era stata accertata la detenzione e dove era avvenuto il sequestro.

Per quanto riguarda l’estrazione dei dati, la Corte ha ribadito un principio consolidato: l’acquisizione di dati archiviati su un supporto informatico, come la memoria di un cellulare, non costituisce un accertamento tecnico irripetibile. La legge (art. 247, comma 1-bis, cod. proc. pen.) impone solo l’adozione di misure idonee a garantire la conformità dei dati acquisiti a quelli originali, impedendone l’alterazione. La genuinità dei dati è una questione di merito che può essere discussa in dibattimento, ma la sua eventuale contestazione non comporta l’inutilizzabilità della prova a monte. Poiché la difesa non ha lamentato un’alterazione concreta dei dati, ma solo una violazione procedurale inesistente, anche questo motivo è stato respinto.

Conclusioni

La sentenza consolida due importanti principi procedurali. In primo luogo, in materia di competenza territoriale stupefacenti, quando non è possibile determinare il luogo della prima azione criminosa, prevale un criterio pragmatico basato sull’ultimo luogo noto in cui si è manifestata la condotta illecita. In secondo luogo, viene riaffermata la distinzione tra l’acquisizione di prove digitali, che richiede solo garanzie di integrità, e gli accertamenti tecnici irripetibili, soggetti a garanzie difensive più stringenti. Questa decisione offre quindi certezza giuridica e chiarisce le regole applicabili in complesse indagini sul narcotraffico.

Come si determina la competenza territoriale per i reati di droga che coinvolgono più azioni in luoghi diversi?
Se le diverse condotte fanno parte di un unico disegno criminoso, la competenza spetta al giudice del luogo in cui è stata consumata la prima di esse. Tuttavia, se questo luogo è sconosciuto, si applica la regola sussidiaria e la competenza è attribuita al giudice dell’ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione, come il sequestro della sostanza.

L’estrazione di dati da un cellulare sequestrato è un accertamento tecnico irripetibile?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, l’estrazione di dati archiviati su un supporto informatico non è un accertamento tecnico irripetibile e non richiede le garanzie procedurali previste dall’art. 360 del codice di procedura penale. È sufficiente che vengano adottate misure idonee a garantire la conformità della copia ai dati originali.

Cosa succede se il luogo dell’accordo per l’acquisto di droga è ignoto ai fini della competenza?
Se il luogo del perfezionamento dell’accordo è ignoto, la competenza territoriale viene determinata in base all’art. 9 del codice di procedura penale. Pertanto, è competente il giudice del luogo in cui è avvenuto un frammento dell’azione, come la detenzione dello stupefacente accertata al momento del controllo di polizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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